Questo è il commento alla sigla di Detectorists che metterò nel mio ipotetico libro che vi avevo anticipato.
Detectorists di Johnny Flynn può considerarsi, a mani basse, l'
anthem di tutti gli appassionati che si sentono parte di una categoria, quella del "metal detecting", che possiede un' estetica, un lessico e un folklore caratteristici; un hobby che negli anni, dalla sua invenzione e diffusione, è riuscito a ritagliarsi uno spazio proprio.
La serie TV "Detectorists", di cui la canzone fa da principale colonna sonora, è un omaggio comico e commovente al tempo stesso, alla figura archetipica del cercatore di metalli. Con una decisa impronta "British" ( l' Inghilterra è la culla del metal detecting responsabile, tanto che la regolamentazione legislativa risale al 1996) sia nelle freddure che nell'impostazione fotografica e stilistica dell'intera narrazione, la serie di Mackenzie Crook è così geniale che è difficile non immedesimarsi nelle quiete peripezie di Andy e Lance, i due amici protagonisti. Ma non è questo il momento per una recensione cinematografica e concludo con il mio invito, diretto anche ai profani, a goderne della visione: vi aprirà il cuore e la mente. Torniamo al brano che fa da onnipresente sottofondo alle scene naturalistiche che aprono ogni episodio ( degne dei migliori documentari di National Geographic aggiungerei). La poesia cantata e musicata da Flynn, perché pur sempre di musica folk si parla, ci avverte velatamente che il contatto tra Uomo e Natura e tra Uomo e Uomo si è perduto ma che possiamo con volontà e speranza ricercarlo e ritrovarlo. In un'epoca in cui troppo spesso la tecnologia ci divide, proprio il metal detector, un diabolico marchingegno per ogni luddista che si rispetti, è in grado di creare, tra le stringhe dello spazio-tempo, dei legami superconduttori tra naturalismo e umanesimo, tra Scienza e Storia. Come un moderno menestrello, Flynn impernia il dolce suono delle parole su accordi limpidi e cristallini. Una metafora aleggia eterea tra i versi, un filo sottile tra una storia d'amore, la ricerca di sé stessi e del senso della vita che si svolgono in un romantico botta e risposta tra un tesoro sepolto e il suo cercatore. Con le stesse atmosfere che sa donare un dipinto di Turner o di Friedrich, Flynn ci narra di scalate tra suoli argillosi,eriche e pruni, sotto il vento carico di salsedine, per raggiungere un Eden, dove i due immaginari interlocutori di possono finalmente incontrare. È l'epopea, dal sapore medievaleggiante, del viandante toccato dai re (un'evocazione alla taumaturgia) e circondato dai fantasmi del passato che non possono più parlarci e quindi raccontarsi e dei richiami degli uccelli che riconosciamo ma che non soddisfano più il nostro desiderio di scoperta. È l'attesa che diventa anelito, per la promessa di una ricompensa che sa quasi di rivelazione.
Se qualcuno ha qualche suggerimento è ben accetto.
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www.youtube.com/watch?v=-ViJp1Y95fIEdited by Bowie - 9/4/2024, 10:54