Calando l'imbarbarito Rabdomantico dalla sua grigia residenza Lotaringia, lo accompagno nei suoi meridionali possedimenti pedemontani dell'Alpe Marittima. Colà giunti, nonostante un sole tiepido indugi tra vicoli e piazze del borgo natio, l'arcigno monte ci sovrasta con un biancheggiar precoce, severo monito di rigidi crepuscoli e ancor più severe notti.
Ebbene adunque, non al vile metallo, ma ai frutti della terra la ricerca ci spinge in maniera impellente: affatto incerti del risultato, non al bosco, ma al mercante diretti ci si appella per una libbra abbondante di odorosi boleti.
La scarsella piange, ma l'essenza silvestre ci pervade le nari, presaga di un gusto che risveglia prepotente i morsi di un appetito sempre in agguato. Sull'atavico poutagè alimentato dai secolari faggi della selva circostante, i porcini trifolano allegri, con olio, aglio ed erba persilla, volgarmente detta prezzemolo.
Quale miglior contorno per una simile prelibatezza che una buona libbra di costata di bove, debitamente disossata e scottata appena nel grasso con gli odori.
Due polpettine ben drogate, così per tornagusto e sopra tutto un assai robusto Nebbiolo, vendemmia 2015, elegante e pastoso nei suoi severi 14 gradi, di casa Pio Cesare.
A suggello di cotanta principesca refezione, l'ormai scontato caffè et poscia, innumerevoli cicchetti della nota acqua di vita che si produce nella furlana Ronchi di Percoto.
Il seguito è fantasia...