Due righe per ricordare Antony Bourdain, rinvenuto cadavere stamattina in una stanza d'albergo a Parigi, pare suicidio...
Non ho mai amato gli chef televisivi, ma per lui ho fatto un'eccezione. Non ho imparato da lui nemmeno una ricetta, non ne dava... ma ho condiviso il suo modo di porsi di fronte al piatto cucinato senza pregiudizi, dal cibo di strada a quello degli chef stellati. Ricordo che lessi del miglior vino che avesse assaggiato mai, prodotto qui in Italia, in Sardegna per la precisione, da un vecchietto che fumava le Nazionali e leggeva il Tuttosport... me ne innamorai subito.
Dopo una gioventù all’insegna di droghe e ribellione, Bourdain, che ha iniziato facendo la gavetta nei costosi ristoranti newyorchesi, è diventato uno dei cuochi più famosi d’America. Un suo articolo apparso sul New Yorker nel 1999,
Don’t eat before reading this, resoconto segreto di ciò che può accadere nelle cucine, l’ha reso famoso. L’anno dopo il libro
Kitchen Confidential era al top delle classifiche. Con i suoi lavori ha conquistato un premio dopo l’altro, tra cui un Emmy, nel 2006, con un documentario sulla gastronomia libanese registrato in una Beirut assediata dalle bombe.
Credo di aver letto tutti i suoi libri, non sempre dei capolavori, ma onesti e chiari. E l'ho ammirato anche negli episodi televisivi di
No reservation, sempre curioso, competente, stralunato e cordiale.
Mi spiace veramente, tanto gli dovevo per le ore passate in piacevole compagnia delle sue letture,
Addio Antony, deve essere proprio un posto di merda questo, se anche tu hai voluto andartene.