| Storia della piastrina identificativa regio esercito italiano
Nelle forze armate italiane già alla fine dell'800 era in uso la piastrina identificativa che consisteva in una targhetta 37x54 mm in zinco forata agli angoli per essere cucita all'interno della giubba durante la ferma. All'atto del congedo veniva cucita all'interno della copertina del libretto personale e questo veniva consegnato al militare intestatario cui era affidata la custodia. Queste piastrine portavano inciso elettricamente o dipinto con vernice indelebile il nome, la matricola, l'anno di nascita, il distretto militare e a volte anche la categoria di arruolamento. Durante la prima guerra mondiale fu introdotto, oltre alla piastrina precedente, un astuccio di latta 52x34x5 mm composto da due guancette unite da una cerniera a un'estremità mentre a quella opposta, a forma di appiccagnolo forato, era infilato uno spago per essere appesa al collo. All'interno era custodito un cartiglio con i dati anagrafici, la matricola, il grado, il reparto, il distretto militare, il nome dei genitori e l'indirizzo di residenza. Sul retro erano annotate le vaccinazioni cui era stato sottoposto il soldato. Negli anni '30,essendo i dati scritti su carta facilmente deteriorabili, venne introdotto un nuovo modello: una medaglia in ottone rettangolare formata da due lamierini sovrapposti 52x37x2 mm con catenella metallica di forma simile al modello "astuccio", con stampigliati nome e cognome, anno e località di nascita, nome dei genitori, matricola, numero identificativo del distretto militare e religione, p.es. "(C)" sta per religione cattolica, per gli ufficiali era specificato UFFICIALE. La marina militare nello stesso periodo adottò la doppia piastrina: due medagliette circolari in metallo bianco di diametro 28 mm unite a un anellino con catenella.
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