Nella speranza che non sia l'unico!
Il sole è una costante delle ultime settimane e la neve (quanto meno nei versanti sud) si è ritirata oltre i 1500 metri o su per giù. Decidiamo quindi di approfittarne e di fare un'uscita non troppo lunga e senza troppe pretese.
Arriviamo sulle trincee austriache a picco sulla valle. posti d'osservazione, feritoie in cemento, mulattiere e qualche ripiano di baracca ci fanno ben sperare, fino a quando non incappiamo nelle caverne (il nostro obiettivo!). Qui scopriamo che qualcun altro ci ha preceduti: legni segati di fresco ricostruiscono infedelmente gli ingressi. Attrezzi, olio per la motosega e cherosene occupano quegli antri che una volta fungevano da riparo per soldati. Bottiglie, scatole di latta, la terra tremendamente rimodellata per soddisfare una voglia di ricreare che non trova giustificazioni e che anzi mi appare grottesca e di cattivo gusto.
Inutile dire che non esce fuori nulla.
Ma la giornata è lunga e non molliamo. Un suono acuto, ben diffuso. Un bossolo, no due. Un bottone, no due, no aspetta eccone un altro. Un caricatore sbriciolato fa impazzire il pin-pointer, che non sa quale minuscolo frammento vuol farmi trovare. Riordiniamo bene ed accumuliamo tutto su un sasso li vicino, il pin-pointer a questo punto, ci fa sapere che non è finita li, perché quella buca non ha terminato di confessare tutti i suoi segreti. L'inequivocabile bottoncino del kappe è sufficiente per farci sognare...uno scudo, incoronato dalle stelle alpine, appare tra il ghiaino argilloso...
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