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| Salve, vi segnalo l'ultima fatica editoriale del Museo della Bilancia ( www.museodellabilancia.it/). Si tratta di un interessante volume intitolato Spade e stadere. 100 romani di diverso gusto e provenienza, dedicato al riutilizzo dei pomi delle spade medievali come pesi per le bilance. Un argomento di nicchia forse, ma assolutamente affascinante. Per chi volesse maggiori info consiglio di visitare direttamente il sito del museo e di leggere questa scheda sul nuovo testo: CITAZIONE Il Museo della Bilancia dedica la sua ultima fatica editoriale a Spade e stadere. 100 romani di diverso gusto e provenienza, una pubblicazione che trova un punto di contatto tra due manufatti che nascono per avere utilizzi molto distanti tra loro; c’è però un particolare che li unisce ed è il pomo della spada quando, una volta dismessa, per usura o per esigenze modaiole, l’elsa della spada viene smontata dalla lama e il pomo, privo ormai di una funzione legata all’arma, viene modificato per diventare una parte fondamentale della stadera, il suo romano, cioè il peso che scorre sull’asta graduata di questa tipologia di strumenti per pesare. Una volta sfilato il pomo si presenta già forato e si presta facilmente ad essere dotato di un gancio per poi essere sospeso, anche se a volte deve essere adeguato al peso desiderato per l’uso che deve fare ed è questo il motivo per cui molti di questi pomi riutilizzati presentano tagli di alcune parti o appesantimenti realizzati mediante anelli e strisce di ferro applicati alla base del gancio che veniva aggiunto. In questa pubblicazione vengono analizzate e catalogate 100 tipologie di romani per 152 pezzi (provenienti da quattro raccolte private italiane e solo in minima parte di proprietà del Museo della Bilancia, e databili tra la metà del XII e la metà del XIX secolo), di cui circa la metà derivano dal riuso di pomi di spada e palle di cannone. Tredici di questi romani di riutilizzo sono ancora montati sulle stadere originali di pertinenza, gli altri invece sono sciolti, cioè staccati dalla stadera. Le schede dei romani derivanti da pomi di spada sono state redatte da due illustri studiosi nel campo dell’oplologia, Paolo Pinti e Mario Troso, che per ogni tipologia di pomo hanno rinvenuto e proposto al lettore numerosissimi riscontri (oltre 350) di spade integre montanti lo stesso pomo, conservate in musei, collezioni, cataloghi d’asta o raffigurate in stampe e dipinti d’epoca. Le schede dei circa 60 romani classici, cioè non derivanti dal riuso di un manufatto precedente, sono state redatte dal Museo della Bilancia; anche in queste schede viene dato ampio spazio ai riscontri con altri pezzi e opere pittoriche ma viene affrontato anche l’aspetto della metrologia legale che consentiva il controllo dello stato sugli strumenti per pesare, perché su questi romani (a differenza di quelli di recupero) sono presenti numerosissimi punzoni di verificazione: lettere, simboli, date, stemmi. Un’ultima sezione è dedicata ai romani che derivano dal riutilizzo delle palle di cannone e ai romani che hanno una particolare forma, cubo ottaedrica, in uso già in epoca classica e molto presente anche nella cultura islamica. Una nutrita bibliografia di 285 titoli conclude questa parte di catalogo che è preceduta da quattro saggi dedicati all’etimologia del termine romano, all’evoluzione delle forme dei romani da stadera, alla simbologia che si è rinvenuta sui reperti oggetto di studio (tra i tanti citiamo il serpente, la rosa con otto petali, l’albero della vita, la croce…) e l’ultimo al riuso delle palle da cannone per diventare romani di stadera. Il volume si chiude con due corpose appendici di 146 pagine in totale dedicate ai mortaretti (uno dei romani presentati è infatti un mortaretto trasformato) e ai fusetti da bombardiere, noti anche come centoventi. Entrambe queste appendici sono una sorta di opera omnia sugli argomenti, diventando un punto di partenza per coloro che vorranno fare ulteriori riflessioni su questi oggetti così intriganti. Spade e stadere si presenta dunque come uno studio del tutto originale, ampio ma anche approfondito, di interesse per gli appassionati di metrologia storica ma anche per gli oplologi, con una visione ampia ma anche puntuale e approfondita, destinata non solo ai lettori di lingua italiana grazie alla traduzione integrale in inglese dei testi dei saggi e ad abstract – sempre in lingua – dei contenuti delle schede e delle appendici. A presto!
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