METAL DETECTOR HOBBY

UN CACCIATORE......... D'AFRICA.

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view post Posted on 24/5/2019, 08:35     +8   +1   +1
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sergent

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Per collezionare militaria oltre a possedere gli oggetti è molto importante conoscere anche la storia.
La storia letta sui libri è di estrema utilità sia per catalogare gli oggetti recuperati in ricerca sul campo sia per l'aiuto concesso nella ricostruzione di attrezzature e vestigia donate, acquistate o ereditate. Ed è leggendo delle epiche lotte, degli gli atti di valore, dei sacrifici scritti da uomini, loro malgrado partecipi di quella immane tragedia che fu la seconda guerra mondiale, che viene la voglia, a noi appassionati, di ricreare se pur in modo inanimato detti profili e figure. Ricostruire in maniera veritiera ed autentica, avvalendosi di materiale rigorosamente originale, divise ed affardellamenti non è cosa facile ed in taluni casi anche molto dispendiosa, ma se abbiamo la fortuna di poter usufruire di alcuni lasciti e poter contare sull'agevolazione compiacente di amici collezionisti, allora la cosa può divenire, con modico costo, piacevolmente possibile. Il campo d'interesse uniformologico della nostra collezione spazia dall'americano, al tedesco e all'inglese ma l'occhio di riguardo è proiettato verso l'italiano. Affascinati dalla fermezza, dal coraggio e soprattutto dall'estremo sacrificio di alcuni componenti di quello che "fu" il Regio Esercito Italiano ci siamo posti l'obbiettivo, per rendere omaggio agli olocausti tributi, di realizzare dei manichini comprensivi di ciò che fu la dotazione dei componenti dei reparti italiani durante il turbolento periodo della seconda guerra mondiale. Teatri di guerra con climi ostili, affrontati in precarie condizioni di equipaggiamento e vettovagliamento, contro nemici numericamente superiori e meglio equipaggiati fecero scrivere al soldato italiano in Russia ed in Africa delle vere e disperate imprese, di alto e fiero spirito combattivo, di spiccato senso del dovere e di grande schietta umanità cameratesca. In una nostra antecedente discussione abbiamo avuto modo di parlare ed analizzare un manichino di un sergente del 3° Battaglione del 5° Reggimento Edolo della 2^ Divisione alpina Tridentina impegnato nello scacchiere Russo durante la disastrosa ritirata del Gennaio 1943, in questa parleremo invece del fronte opposto, situato nel torrido scacchiere Africano e di un manichino di un sottotenente inquadrato in uno dei Battaglioni del Reggimento di fanteria Cacciatori d'Africa. Data la scarsità di recezione sul mercato di questo genere di oggettistica raggiungere la completezza del manichino non è stata cosa facile e per alcuni pezzi quasi introvabili dobbiamo un sincero ringraziamento all'amico collezionista, riproduttore uniformologico e rievocatore storico Stefano Spazzini che ci ha dato modo di entrarvi in possesso. Altri pezzi provengono da aste su Ebay, alcuni da donazione e nel collettivo riuniti, ci hanno permesso di raggiungere in maniera positiva questo nuovo impegnativo intento.

IL MANICHINO.

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ANALISI DEI COMPONENTI DEL MANICHINO.

LA DIVISA.

LA GIUBBA SAHARIANA MODELLO 1942.

Con circolare n° 81014 del gennaio 1934 il Ministero Italiano della guerra apportò delle variazioni al vestiario degli ufficiali che era previsto dalla circolare n° 91091 del 6 dicembre 1931. Tali modifiche apportate alle giacche, alle camicie ed ai copricapo, furono adottate anche per le divise degli ufficiali in servizio nelle colonie. Fu realizzata così una nuova giubba Sahariana denominata modello 1934 che andò a sostituire la vetusta giacca dell'uniforme modello 1928. La nuova giacca realizzata in tela di cotone colore khaki (oppure bianca) era di modello molto ampio, munita di quattro tasche (superiori a toppa con cannello centrale, inferiori molto più grandi senza cannello e a soffietto tipo inglese) con alette dritte di chiusura e bottoni in frutto colore khaki. Il colletto era rovesciato, faceva corpo con il bavero aperto ed era tenuto posteriormente solidale alla giubba con un bottone. La chiusura della giacca avveniva tramite quattro bottoni di frutto colore khaki (o bianchi) ed era del tipo scoperto. I polsini delle maniche erano tenuti chiusi da un cinturino della medesima tela abbottonato al polsino stesso. Nella parte posteriore per tutta la lunghezza della giubba era presente uno sparato unito in vita da una cucitura che teneva anche una cintura di uguale tela munita di due bottoni di chiusura. Sulla giubba erano applicate delle controspalline amovibili con insegna di reparto e grado. Con questa tipo di giubba gli ufficiali affrontarono il conflitto del 1935 contro l'Etiopia e le prime fasi del successivo secondo conflitto mondiale 1940-45. Nel 1942 furono apportate alla giacca delle nuove modifiche ed il nuovo tipo fu designato come giubba sahariana modello 1942. Il colletto fu privato del bavero, la chiusura delle tasche divenne a punta, i polsini furono dotati di due bottoni di chiusura e la cintola di fibbia metallica. Lo sparato della parte posteriore fu cucito fino alla vita e la cintola non fu più solidale alla giacca. Il colore regolamentare della tela divenne il khaki.
La sahariana della discussione fa parte di questa ultima tipologia con chiusura anteriore formata da cinque bottoni.

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Le tasche ed i polsini.

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I bottoni.

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Le controspalline.
Sulla parte superiore della spalla erano presenti dei passanti dentro i quali scorrevano i cinturini delle controspalline. Le controspalline erano fermate alla giacca tramite un bottoncino a vite di ottone dorato. Sulle controspalline era applicato il fregio del reggimento di appartenenza e l'insegna di grado (stellette) ricamati in filo di canuttiglia dorato. Nel caso della discussione grado da
sottotenente (una stelletta ricamata su panno nero) inquadrato nel reggimento di fanteria Cacciatori d'Africa.

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I nastrini delle campagne e le relative medaglie.
Sopra il taschino sinistro sono cuciti i nastrini delle campagne affrontate dal ex possessore della giacca. In successione sono presenti il nastrino a strisce blu e bianche corrispondente al merito della croce di guerra, il nastrino a strisce blu e nere con gladio (un anno) relativo alla partecipazione al conflitto contro l'Etiopia del 1935-36, il nastrino a strisce verdi e rosse con tre stellette di partecipazione a tre anni del secondo conflitto mondiale 1940-45.

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La croce al merito di guerra.

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La medaglia del conflitto Etiopico (A.O.I) 1935-36.

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La medaglia commemorativa della guerra 1940-45.

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Da Wikipedia:
La medaglia è un'evoluzione del distintivo del periodo bellico 1940-43, di cui alla circolare n. 97100 emanata dal Ministero della Guerra–Gabinetto il 4 novembre 1941 e poi istituito, a carattere esclusivamente onorifico, con decreto del Presidente della Repubblica n. 1590 del 17 novembre 1948.

LA BUSTINA.

A seguito della circolare n° 81014 del gennaio 1934 anche i copricapo previsti per le uniformi degli ufficiali subirono delle modifiche. Nelle colonie la bustina di servizio in tela khaki modello 1928 fu sostituita dal nuovo modello e riconosciuta come bustina coloniale modello 1934. La bustina è realizzata in tela di cotone colore khaki ed è comprensiva di visiera rigida rovescia all'indietro sulla quale è cucito il fregio di distinzione dell'arma ricamato in filo di canuttiglia dorato e di una losanga para orecchie ribaltata e cucita sulla parte superiore della busta. L'insegna di grado è collocata (cucita o applicata) nella parte sinistra anteriore fra la visiera e la losanga para orecchie.
Nel nostro caso l'insegna di grado è rappresentata da una stelletta (sottotenente) ricamata in canuttiglia e applicata tramite cucitura. Anche il fregio del reggimento Cacciatori d'Africa (di scarsa recezione sul mercato) è riccamente ricamato in canuttiglia dorata ed applicato tramite cucitura.

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LA CAMICIA.

A chiarimento di quanto comunicato con la circolare n° 97097 del 6 dicembre 1933, nella circolare n° 81014 del gennaio 1934 fu specificata la direttiva di utilizzo e di adozione delle camicie per gli ufficiali nelle colonie. Per il servizio furono previste una camicia estiva in tela khaki ed una camicia invernale in lana khaki. La camicia estiva era provvista di colletto floscio rivoltato e a becche lunghe della stessa stoffa della camicia. L'abbottonatura di chiusura, dal colletto al petto, era comprensiva di quattro bottoncini di frutto a quattro fori e di colore khaki. Il taschino anteriore era del tipo a toppa con costurino a punta. Nella parte posteriore, per tutta la lunghezza della camicia, era presente un canone che permetteva un più ampio e comodo movimento. Durante i mesi più caldi, nelle località di massima temperatura, era permesso l'utilizzo di camicie con maniche corte tagliate all'altezza del gomito. La camicia poteva essere usata anche senza indossare la giacca, ma l'ufficiale in quel caso per la distinzione del grado, aveva l'obbligo di cingersi la vita con una fascia di lana di colore khaki.
La camicia della discussione appartiene alla tipologia estiva con maniche corte.

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I PANTALONI.

I pantaloni previsti per la divisa coloniale modello 1934 degli ufficiali erano del tipo corto chiusi al polpaccio come quelli di modello 1928. Per la divisa invernale di servizio erano realizzati in cordellina di lana colore khaki, per la divisa estiva in tela di cotone khaki. I pantaloni erano di foggia uguale al modello 1935 continentale ma erano per regolamento sprovvisti delle bande laterali. I gambali dei pantaloni erano del tipo a stantuffo stretti ed aderenti dal ginocchio in giù e provvisti ognuno di due legaccioli di tela di cotone intrecciata per essere stabilmente fermati al di sotto del polpaccio. Nella parte esterna dell'interno dei gambali era presente un rinforzo romboidale come nei pantaloni da cavalleria. La chiusura anteriore avveniva tramite una bottoniera coperta comprensiva di quattro bottoncini di colore khaki a quattro fori. I pantaloni erano dotati di quattro tasche, due anteriori a taglio obliquo incassate e due posteriori a toppa con costurino a punta rovesciata. Anche per quest'ultime erano previsti i bottoncini della tipologia della chiusura anteriore. Per una migliore freschezza i pantaloni della divisa estiva erano sfoderati ma al fine di garantire una più idonea robustezza il giro vita e la patta di chiusura dell'abbottonatura anteriore erano foderati in rayon.
I pantaloni della discussione sono di questa ultima tipologia.

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GLI STIVALI.

A seguito della circolare del gennaio 1934 anche per le calzature degli ufficiali operativi nelle colonie furono previsti dei chiarimenti. Gli stivali simili al modello 34 continentale dovevano essere in colorazione marrone, realizzati in pelle di maiale ed essere dotati di allacciatura con stringhe sulla fiocca. Inoltre dovevano essere presenti sulla parte alta del gambale due regolazioni, una per per stivale, formate da stringhe di cuoio atte a far aderire nel miglior modo il gambale al polpaccio.
Questa anche se pur rustica calzatura fu molto apprezzata, ma con tolleranza fu continuata ad usare anche la versione in colore nero, in cuoio fiore, del modello 34 tradizionale.
Forse la versione tradizionale, sia per l'eleganza della forma che per il prestigio e soprattutto per il fuori ordinanza doveva essere meta ambita nel rango degli ufficiali.
Gli stivali della discussione appartengono a questa ultima tipologia.

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L'EQUIPAGGIAMENTO.

IL CINTURONE SAM BROWNE.

L'equipaggiamento degli ufficiali in colonia seguiva quello relativo agli ufficiali sul suolo continentale. Molto scarno rispetto agli uomini di truppa, si componeva di pochissimi elementi di buffetteria personale dei quali il principale era rappresentato dal cinturone di combattimento modello Sam Browne. Il cinturone serviva per tenere al fianco, in maniera solidale, la fondina dell'arma corta di offesa/difesa che dopo il 1934 fu rappresentata dalla regolamentare pistola marca Beretta modello 34. La regolazione in vita del cinturone avveniva tramite una particolare fibbia a due ardiglioni e la stabilità della regolazione era garantita da un pernietto di ottone posto nella parte fissa del cinturone. La pistola era portata al fianco sinistro dentro una fondina provvista di passante dove era inserito il cinturone. Il tutto era tenuto in vita tramite un lungo cinturino con fibbia di regolazione che passava sotto la controspallina destra della giacca. Il lungo cinturino era unito al cinturone attraverso dei laccetti di cuoio sagomati chiusi da un rivetto di ottone. Dal gennaio 1934 anche per gli ufficiali in colonia, la fondina di dotazione regolamentare fu la modello 34, ma non fu infrequente l'incontro con altre più vetuste tipologie dovute all'esaurimento delle scorte di magazzino.
Quella della discussione fa parte di queste ultime in particolare del vetusto modello in uso dalla prima guerra mondiale fino ed oltre il 1930.

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L'ARMA E LE MUNIZIONI.

Come già specificato l'arma era portata al fianco sinistro dentro la relativa fondina di cuoio marrone. La pistola è la classica Beretta modello 34 che per esigenze espositive in conformità della legge, nella discussione è rappresentata da una replica in vetroresina con caratteristiche e marchi uguali all'originale.

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La pistola Beretta modello 34 calibro 9 mm sparava cartucce 9x17 mm riconosciute come 9 mm corto (la denominazione di corto proviene dalla comparazione delle suddette cartucce con quelle 9x19 mm riconosciute come 9 mm parabellum). La cartuccia 9x17mm ordinaria aveva una carica di 3,5 grami di polvere balistite e montava una palla di 5,75 grammi con il nucleo in piombo che poteva essere rivestitro di ottone, di ottone nichelato o di acciaio. Considerata ottima per la sua potenza d'urto e di arresto soprattutto nella difesa, fu molto apprezzata anche per la sua affidabilità in qualsiasi tipo di condizioni ambientali.
Le cartucce della discussione sono state da noi recuperate in ricerca con il metal detector e rese inerti a norma di legge.

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LA BORRACCIA.

La borraccia, oggetto indispensabile nella dotazione personale del soldato, diviene dotazione prioritaria in presenza di particolari climi ostili. Nel caso dell'impiego in colonia, dove il reperimento idrico diviene scarso, per garantire un sufficiente approvvigionamento idrico giornaliero fu previsto l'utilizzo di borracce con capienza di 2 litri. La borraccia modello Raveri foderata in panno khaki fu prerogativa della dotazione del personale di truppa in colonia nel conflitto Etiope del 1935-36. A quel periodo comunque era già in uso anche la borraccia modello 1933 che differiva dalla Raveri per delle costolature di rinforzo nella sua parte anteriore. Entrambe costruite in alluminio prevedevano una copertura termica in panno che per il continente era della classica colorazione grigio verde, mentre per le colonie in panno khaki. Nel secondo conflitto mondiale (1940-45) la borraccia di dotazione fu il modello 1933 che era in capacità due litri per le truppe speciali e in capacità di un litro per le truppe ordinarie (la borraccia tipo Raveri passò in dotazione alle truppe indigene regolarmente inquadrate nei reparti coloniali). Il panno di copertura termica previsto per le colonie rimase il colore khaki nelle due tonalità chiaro o scuro. Quest'ultima tipologia data la scarsità numerica è molto più rara da recuperare sul mercato.
Quella della discussione ci è pervenuta tramite gentile ed apprezzatissima donazione.

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GLI OCCHIALONI.

Accessorio indispensabile in guerra nel deserto, gli occhialoni anti polvere furono di dotazione standard nell'equipaggiamento coloniale. La polvere sollevata dal transito degli automezzi e ancora di più dalle frequenti e violente bufere di vento (il Ghibli) rappresentarono delle vere e fastidiose piaghe per il soldato impegnato nel torrido deserto africano. Le fotografie d'epoca ci mostrano questo genere di attrezzatura abbinata ai caschi coloniali, ma il loro utilizzo fu generalizzato ed utilizzato con qualsiasi altro copricapo. Anche gli ufficiali predilirono tale utilissimo accessorio sia in azione con il relativo casco modello Eden che adoperando la normale uniforme di servizio con la regolamentare bustina modello 34.
Questo tipo di attrezzatura faceva capo a diversi modelli, quello più usato dal conflitto Etiope in poi furono gli occhiali di primo modello con il ponticello sopra naso realizzato in alluminio con piegatura ad U e fissato al corpo dell'occhiale mediante pernietti ribaditi. La gomma di aderenza al viso era di colore rosso e lungo la dorsale delle lenti erano previsti dei forellini di areazione.
Se non portati sul casco gli occhiali erano riposti in custodi metalliche, ma per praticità d'uso venivano spesso portati direttamente attaccati al collo.

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Nell'attesa di poter completare il manichino con l'aggiunta del relativo casco coloniale in versione da ufficiale ed i regolamentari stivali colore marrone in cuoio di maiale, per adessso possiamo ritenerci soddisfatti anche del fin qui risultato raggiunto.

UN PO' DI STORIA.

Il corpo Cacciatori d'Africa fu formalmente costituito con il regio decreto n° 5783 del 14 luglio 1887. Si trattava di unita composte da volontari nazionali, da personale già inquadrato in vari reparti dell'esercito e da arruolati residenti in colonia. Lo scopo della loro formazione era subordinato al potenziamento militare presente in Eritrea volto alla riconquista dei territori perduti nei fatti di Dogali e garantirne allo stesso tempo dominio e sicurezza. Le unità erano formate da reparti di fanteria con truppe a piedi e truppe montate (a cavallo o su dromedari) che in combattimento si comportavano come fanti ma avevano una più celere velocità di spostamento. Con questo personale vennero costituiti il 1° Reggimento speciale d'Africa composto da due battaglioni di Cacciatori e uno di Bersaglieri e il 2° Reggimento formato da tre battaglioni di Cacciatori. In totale i battaglioni di Cacciatori assommarono a cinque che si ridussero ad uno dopo la costituzione del Regio Corpo delle Truppe Coloniali sancita con regio decreto n° 68 del 18 febbraio del 1894. Con questo inquadramento si arrivò alla sconfitta italiana di Adua del 1° marzo 1896 (il battaglione Cacciatori d'Africa non partecipò alla disastrosa battaglia di Adua in quanto era di guarnigione al forte di Adigrad) e al definitivo trattato di pace stipulato ad Addis Abeba il 10 di ottobre dello stesso anno che mise fine alla guerra con l'Etiopia.
La presenza dei Cacciatori d'Africa in Eritra termina nel 1919 con lo scioglimento del battaglione a seguito del riordino del Regio Corpo Truppe Coloniali. In terra Libica, dopo la sconfitta della Turchia nella guerra italo-turca del 1911-1912, i Cacciatori d'Africa furono presenti come fanteria motorizzata equipaggiata con autoblindo Terni tipo Tripoli e Lancia 1Z. Il raggruppamento motorizzato era conposto dai battaglioni IV° e V° Cacciatori di Derna che dal 1919 poterono disporre anche di autocarri tipo Fiat 15 ter armati con tre mitragliatrici, delle quali una nella parte anteriore e due laterali posizionate sul cassone posteriore. Nel 1924 tutti i reparti furono trasferiti in Cirenaica. Nel 1926 i battaglioni furono convertiti in due squadriglie corazzate (1^ e 2^) con la denominazione di Squadriglie Autoblindomitragliatrici e Autocarri Armati. Nel 1934 a seguito dell'assegnazione dei più moderni carri veloci L33 le squadriglie furono di nuovo convertite in battaglioni e rinominati Cacciatori Carristi della Tripolitania. Nel 1935 in previsione della guerra contro l'etiopia i due corpi furono fusi nel Regio Corpo Truppe Coloniali della Libia e i battaglioni confluirono nel 1° e nel 2° Reggimento Fanteria d'Africa. I due reggimenti erano costituiti da una Compagnia Comando, da un battaglione Cacciatori Carristi, da un battaglione Milizia Libica e da un Deposito. Dopo la vittoria finale e la conquista dell'Etiopia, nel 1937 i due Reggimenti vennero sciolti.

Etiopia 1935-36. Cacciatori Carristi su carro veloce L33 pronti per l'attacco (Interessante sulla fiancata del carro il distintivo d'insegna dei Cacciatori d'Africa con al centro il dischetto rosso della Fanteria Africana).

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Etiopia 1935-36. Carri veloci L33 in azione su terreno montuoso impervio. (Data la loro relativa leggerezza (3,5 ton) ela buona manovrabilità, durante il conflitto Etiopico gli L33 vennero spesso adoperati negli scoscesi e dissestati pendii di montagna)

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A seguito della dichiarazione di guerra all'Inghilterra del 1940, l'Italia si trovò nell'esigenza di incrementare la presenza di truppe in suolo coloniale. L'increnmento avvenne con la costituzione di una nuova Divisione di Fanteria ordinaria attingendo il personale direttamente in A.O.I o richiamandolo dal congedo. L'equipaggiamento ed il materiale necessario erano già stazionati in Etiopia. La nuova Divisione fu costituita nel mese di luglio del 1940 e prese i nome di 40^ Divisione di Fanteria "Cacciatori d'Africa". Il suo organico era composto da due Reggimenti di Fanteria, il 210° "Bisagno" e il 211° "Pescara", dalla 10^ Legione Camice nere, da un Battaglione di cannoni da 65/17, dall'XVIII Battaglione Misto Genio e dai servizi (medico, logistico e di approvvigionamento) alle dirette dipendenze del Vicere d'Etiopia Sua Altezza Reale il Principe Amedeo di Savoia Duca di Aosta. Dalla costituzione al marzo 1941 la Divisione con tutto l'organico rimase a difesa di Addis Abeba, in seguito con l'evolversi degli eventi i reparti furono divisi e schierati a difesa di più punti. Il Comando di Divisione fu inviato a difendere il ridotto di Dessiè, il 211° "Pescara" fu assegnato alla difesa del massiccio dell'Amba Alagi, il 210° Reggimento "Bisagno" fu schierato lungo il fiume Auasc a copertura di eventuali attacchi provenienti dalla Somalia. Tutti i reparti schierati opposero una fiera resistenza alla strapotenza delle truppe Inglesi fino alla metà di maggio del 1941, i superstiti del Comando di Divisione il 15 di maggio abbandonarono le posizioni e si ritirarono ad Assab, il 211° Reggimento "Pescara" dopo aspri combattimenti sostenuti il 6, 7 e 14 maggio sul monte Korasi, si arrese il 19 maggio, il Comando ed il II° Battaglione (il I° Battaglione fu catturato in spostamento il 7 aprile) del 210° Reggimento "Bisagno" furono trasferiti nella zona dei Galla Sidama e posti alle dipendenze della 25^ Divisione Coloniale. Con essa continuarono a combattere per la difesa della stretta di Sella Herà, della Stretta di Coffolè e fino al 22 maggio per la copertura del ripiegamento su Soddu.
Alla fine di maggio del 1941 la 40^ Divisione di fanteria Cacciatori d' Africa fu considerata definitivamente sciolta.

Foto d'epoca del massiccio dell'Amba Alagi.

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Il fiume Auasc in una cartolina d'epoca.

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1941. Foto di un'ufficiale dei Cacciatori d'Africa in accampamento provvisorio.

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<i>OSSERVAZIONI ED IPOTESI.


Avendo avuto modo, attraverso una mirata e minuziosa ricerca, di tracciare un profilo storico delle vicissitudini belliche dei reggimenti dei Cacciatori d'Africa, adesso possiamo tentare di dare una parvenza umana al nostro manichino. Dopo la positiva classificazione del modello di pertinenza del periodo storico sopra esaminato, osservando la giacca la nostra attenzione è caduta sui nastrini delle campagne. Dai nastrini possiamo collocare le vicissitudini militari del suo ex possessore a due distinti periodi storici. Il primo periodo riguarda la partecipazione alle operazioni militari in Etiopia durante la guerra del 1935-36 ed è rappresentato dal nastrino a strisce blu e nere specifico della campagna in A.O.I. Il nostro uomo era sicuramente un arruolato di leva in qualità di allievo ufficiale di un corso di scuola di fanteria, passato poi sottotenente al momento della sua destinazione al reparto. Si può ipotizzare a questo punto che la sua data di nascita possa essere collocata tra il 1911 ed il 1915 e la classe di arruolamento fra il 1931 ed il 1935 anno di inizio della guerra. Nel primo caso, visto l'imminenza del conflitto Etiopico, si potrebbe trattare di un prolungamento della leva volto al completamento dei quadri, nei casi successivi di regolari ingaggi di arruolati soggetti a giurisdizione di guerra. La partecipazione fino al completamento delle operazioni in Etiopia è confermato dal gladio sul nastrino della campagna che è sinonimo di un anno di presenza attiva in zona di guerra. Nel 1937 con la cessazione dello stato di guerra tutti i partecipanti usufruirono del congedo. Non è dato di sapere se il nostro uomo dopo il congedo è rimasto in colonia o se è stato rimpatriato, quello che invece è certo è che nel 1940 a seguito della dichiarazione di guerra dell'Italia all'Inghilterra sia stato richiamato ed assegnato alla nuova costituenda 40^ Divisione di fanteria Cacciatori d'Africa. Il nastrino a strisce verdi e rosse sinonimo della guerra 1940-45 presente sulla giacca ne è la imprescindibile conferma. L'appartenenza ai cacciatori d'Africa è altre sì confermata dal bellissimo fregio in filo di canuttiglia dorato posto sulle controspalline che sono anche comprensive dell'insegna di grado. La 40^ Divisione fu creata specificatamente per il servizio in Africa e li rimase fino al suo scioglimento avvenuto dopo le disastrose sconfitte subite in Etiopia nel 1941. Comunque la campagna in Africa Settentrionale, con la cobelligeranza Italo-Tedesca del 1942, perdurò ancora fino alla completa disfatta delle forze dell'asse del maggio 1943. Sul nastrino della giacca sono presenti tre stellette indicative di tre anni di guerra, se analizziamo il percorso del nostro uomo possiamo stabilire che dopo due anni (1940 e 1941) passati inquadrato nella 40^ Divisione al momento del suo scioglimento quale superstite sia stato assegnato a qualche altro reparto ed abbia continuato a combattere fino alla resa finale. Se così fosse, quello che giunge strano è come abbia fatto a conservare così integra la sua divisa dopo anni di dura prigionia. Forse a questo punto potrebbe essere più plausibile un rimpatrio avvenuto per causa imprecisata prima della fase conclusiva della resa. Con il rimpatrio anche la divisa sarebbe stata conservata nella sua integra originalità. Comunque tutto questo non potendo essere verificato resta soltanto come l'analisi di una possibile congettura. Resta comunque la soddisfazione di essere risaliti apprendendo la storia a dare anche se ipoteticamente un anonimo volto ed una umana storia al nostro inanimato manichino.

Sperando di non essere stato troppo tedioso e di aver fatto cosa gradita

Un cordiale saluto a tutti

Luciano&Enrico

Edited by Talpaman - 28/5/2019, 23:58
 
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Ricerca e foto bellissime. :clap: :clap: complimenti
 
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Come al solito post molto interessante,molto bello e ricco di bellissime foto
 
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Grazie Luciano :clap:
 
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:jawdrop.gif: :clap: :clap: siamo ben oltre il collezionismo.. una pagina da salvare e mettere in bibliografia ;)
 
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Lavoro magnifico !! Grazie
 
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Mi unisco ai complimenti dei ragazzi,gran bel lavoro...
 
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view post Posted on 28/5/2019, 21:32     +1   +1
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sergent

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Grazie a tutti per l'apprezzamento e la condivisione. Voglio dare un po più di lustro al corpo dei Cacciatori d'Africa con una bella foto di un personaggio illustre che nel 1936 era arruolato volontario nel XX° Battaglione Eritreo Servizi Presidiari. Nella foto, sulle spalline della giacca modello 1934, son ben visibili il grado da sottotenente e il bel distintivo dei Cacciatori. Il personaggio è il carismatico Indro Montanelli un toscanaccio "DOC" nato a Fucecchio nel 1909 e scomparso nel 2001 a Milano. Nel 1969 durante una intervista televisiva fece scalpore la sua dichiarazione di aver intrapreso durante la campagna d'Etiopia la prassi del "madamato". Per 500 lire acquistò una dodicenne abissina e ne fece la sua madama. Non piacque soprattutto la definizione con la quale parlò di questa adolescente come di un "bell'animalino".

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La ragazzina si chiamava Destà e nel 1937 dopo il rimpatrio del Montanelli, rimase in Etiopia e sposò Hishial Gabel lo sciumbasci (maresciallo) al servizio di Montanelli nel 1936.

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Edited by Talpaman - 29/5/2019, 00:16
 
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view post Posted on 12/6/2019, 14:06     +2   +1   +1
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sergent

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Riapro questa discussione per condividere la botta di fattore "C" che domenica pomeriggio mi ha baciato. In un mercatino locale, da un venditore amico , sono riuscito a strappare a prezzo stralciato (50 euro) una delle due lacune mancanti nel completamento dell'originalità del manichino. Gli stivali coloniali modello 34. A detta dell'amico erano appartenuti ad un ex Federale, e per tali mi sono stati ceduti. Non essendo erudito su tale oggettistica non ha li ha potuti realmente classificare dandogli un valore di gran lunga inferiore alla loro rarità. Al mondo d'oggi, dove la cultura degli appassionati rasenta il massimo e le valutazioni degli oggetti rari raggiungono elevate quotazioni, riuscire a contenere il costo con risultati eccellenti è davvero questione di fortuna.

Gli stivali modello 34 coloniale.

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Particolare della pelle di maiale.

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Particolare dell'allacciatura e delle stringhe in cuoio sulla fiocca.

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particolare delle cinghiette amovibili di regolazione superiore degli stivali.

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La chiodatura regolamentare.

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Prossimo obbiettivo il casco coloniale modello Aden.

Di nuovo grazie a tutti per l'apprezzamento e la partecipazione

Edited by Talpaman - 6/2/2020, 16:00
 
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view post Posted on 12/6/2019, 17:00     +1   +1
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cristiano
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Un colpaccio :clap:
 
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Ottimo acquisto!!> :thumb_yello:
 
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view post Posted on 13/9/2019, 08:06     +1   +1
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Riapro questa discussione per presentare i nuovi entry a completamento del manichino.

Il casco coloniale per ufficiali. Da notare gli aeratori del modello da cappello alpino dipinti di colore Africa.

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La fondina modello 1934 in cuoio naturale.

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La pistola ed il caricatore supplementare.
Per esigenze espositive conformi alla vigenti leggi, anche il caricatore come la pistola è una riproduzione in resina.

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Il correggiolo di tenuta di sicurezza della pistola.

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Il porta mappe in dotazione agli ufficiali completo della cartina dell'Etiopia del 1938.
La cartina è relativa al territorio dell'Amba Alagi dove nel maggio1941 dopo aspri combattimenti il 211° Reggimento "Pescara" della 40^ Divisione di Fanteria Cacciatori D'africa si arrese alle preoponderanti forze nemiche.

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Il manichino originalmente rimontato e completato.

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Adesso finalmente dopo tanta costanza e pazienza, possiamo considerare esaustivamente conclusa questa ricostruzione storica e sententendoci veramente appagati esporre in collezione, con soddisfazione, il nuovo risultato ottenuto.

Grazie di nuovo a tutti e alla prossima.

Luciano&Enrico
 
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view post Posted on 14/9/2019, 03:42     +1   +1

caporàl

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view post Posted on 15/9/2019, 00:31     +1   +1
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general

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:thumb_yello: si arricchisce la vostra collezione e la nostalgia conoscenza di pezzi non comuni, grazie! ;)
 
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