Una domenica notte di un freddo inverno di qualche anno fa, poco dopo essere andato a letto, nel dormiveglia mi persi come al solito negli abissi della mente. Il pomeriggio precedente ero stato in un campo con il metal e, per associazione di idee, mi venne in mente la vanga. Immediatamente una strana scossa allo stomaco mi avvisò che l’atroce dubbio aveva appena iniziato a scavarmi dentro la testa: cazzo (che poi non è “cazzo” ma una o più bestemmie), la vangaaa..l’avrò buttata nel portabagagli oppure lasciata piantata in terra lì ai bordi del campo??
Saranno state più o meno le 1 quando, con la compagna accanto che russava beatamente e un magone allo stomaco altamente disturbante, issai una clamorosa bandiera bianca e scesi dal letto rendendomi conto che mai e poi mai avrei potuto convivere con quel dubbio per tutta la notte.
Non si sta infatti parlando di un semplice arnese di acciaio ma di una fedele amica.
Messo il giubbotto e il cappellino, un profondo sconforto mi pervase quando aprii il portabagagli della macchina: la vanga non c’era, che stronzo! Mi offesi per svariati minuti, mentre guidavo per arrivare al campo.
Dopo un po’, imboccato lo stradello di campagna che porta al campo, con gli abbaglianti che sparavano lungo iniziai ad aguzzare la vista; arrivato in fondo riuscivo a vedere dove avevo parcheggiato...proseguendo praticamente a passo d’uomo, ad un certo punto urlai: siiiii!!! Un trionfo! Godevo come una bestia preistorica! Era lì, blu, sola soletta.
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Scesi di macchina col sorriso, la sfilai dal terreno (scarsamente mineralizzato
), la baciai, la adagiai nel portabagagli e ritornai verso casa tutto contento.
La mia compagna continuava a russare e non si accorse di niente, era andata bene! Anche se, entrato sotto le coperte, un altro disagio si affacciò dentro di me: l’ufficio e le colleghe (acide come la soda caustica, false e permalose) il lunedì mattina alle 8:00, poche ore dopo...
...ma questa è un’altra storia!