Fra collezionisti di militaria l'aiuto e la collaborazione sono doti indisensabili per il corretto raggiungimento della tramandazione storica. Ed è così che alla richiesta del mio carissimo amico Paolo Farina, ottimo ricercatore e descrittore storico degli eventi inerenti aerei e fatti del nostro territorio durante la seconda guerra mondiale ed oltre, mi sono sentito in dovere di provvedere a riportare al vecchio splendore due pezzi di storia riguardanti un mitico aereo.
L'aereo è il C119 Fairchild Flying Boxcar (il famoso vagone volante), i due pezzi sono la scaletta amovibile di salita a bordo dell'equipaggio ed il cuneo di stazionamento in pista dell'aereo. Entrambi i pezzi provengono da donazioni di scorte di magazzino della 46^ Brigata Aerea "Silvio Angelucci" dislocata sull'aereoperto Pisa-San giusto, che ormai di nessuna importanza militare sarebbero stati deleterialmente rottamati. Entrambi i pezzi sono di costruzione americana e sono stati in dotazione ai velivoli C119 Fairchild, anch'essi di concessione americana, dell'aereonautica militare italiana dal 1953 fino quasi agli anni 80.
Le loro condizioni di conservazione dovute all'incuria e all'abbandono in cui sono rimasti per quasi 50 anni, hanno decretato, per il buon proseguo e la salvaguardia della loro storia, un'indispensabile lavoro di restauro.
Il lavoro di restauro si è basato soprattutto sulla cura del ripristino della verniciatura in quanto il logorio del tempo e le successive mani di vernice non consona ne avevano compromesso l'integrità originale. Per quanto riguarda la funzionalità e la mobilità delle parti, data la buona conservazione del materiale, è stata sufficiente una regolare pulizia con prodotti lubrificanti e nettatori.
La vernice è stata ottenuta attraverso la ricomposizione della mescola eseguita da un colorificio specializzato utilizzando come campione le scaglie defogliate della vernice originale.
La scaletta.La scaletta è realizzata in lamiera di alluminio assemblata con rivetti ribaditi nella classica tipologia delle costruzioni aereonautiche. L'alluminio molto apprezzato per la sua leggerezza è un materiale che difficilmente mantiene nel tempo, se non sottoposto a manutenzione, l'integrità della verniciatura andando incontro a deleterie sfogliature della stessa. Nel nostro caso, dove la vernice originale non è stata coperta da altra pittura, si è verificata la situazione sopra descritta mettendo a nudo il materiale. Laddove la verniciatura era ancora maggiormente presente, è risultata essere di un mimetismo verde scuro, effettuato a suo tempo utilizzando vernici non consone alla pitturazione originale. Recuperata bloccata nella posizione di chiusura la scaletta è stata sbloccata tramite appropriata lubrificazione.
Durante il suo longevo servizio la scaletta è stata soggetta ad una rottura, o quantomeno ad una vistosa lesione dello scalino più alto che è stata a suo tempo riparata utilizzando due squadrette sagomate di lamiera di ferro invece delle due più appropriate in alluminio. Tale pastrocchio a determinato nel tempo l'immancabile e deleteria ossidazione delle squadrette stesse che in fase di restauro, tramite carteggiatura, sono state completamente disossidate.
Stessa sorte è toccata anche ai ganci in ferro posizionati sulla parte superiore della scaletta che permettevano il suo aggancio alla carlinga dell'aereo, sotto il portellone di ingresso e di uscita dell'equipaggio.
Per una buona aderenza alla carlinga erano previsti dei rivestimenti in gomma che fasciavano le sagome della parte superiore della scaletta. La prolungata utilizzazione e l'incuria hanno causato in essi delle vistose rotture che sono state colmate in fase di restauro.
Ottime invece le condizioni di conservazione della tela vetrata antiscivolo applicata sugli scalini.
La scaletta a fine restauro dopo il procedimento di verniciatura, le riparazioni e lo sbloccaggio degli snodi.
L'origine americana e l'anno di fabbrica della scaletta sono riportate sulla targhetta, anch'essa in alluminio, posta sulla costolatura esterna della parte sinistra della scala stessa. La targhetta riporta la data del 16 dicembre 1953 ed è rappresentativa dei primi lotti di fornitura degli aerei C-119 Fairchild all'aereonautica militare italiana.
La scaletta faceva parte della dotazione di bordo dell'aereo e ne seguiva gli spostamenti.
Il cuneo di stazionamento in pista. Nel 1953 con l'acquisto degli aerei furono previste anche le forniture delle attrezzature necessarie al loro utilizzo in pista. I cunei di stazionamento e di rullaggio facevano parte di queste. Benché militare questo tipo di attrezzatura era di colore sgargiante in modo da essere ben visibile dagli operatori a terra (avieri) per essere velocemente individuata e tolta, anche con scarsa luminosità, al momento del decollo dell'aereo. L'originale verniciatura prevista dall'U.S.Air Force fu il rosso.
Le prime forniture verso l'Italia erano comprensive di questa colorazione, colorazione che però a partire dagli anni 70 fu sostituita dall'ereonautica militare italiana, con un ancor più sgargiante e vistoso giallo canarino. Il cuneo di stazionamento è costruito con lamiere di ferro di buon spessore e si compone di tre parti delle quali due mobili su se stesse.
Le due parti mobili azionate da corti leveraggi permettono, con una modica pressione, la completa aderenza del cuneo al pneumatico del carrello. Il peso dell'aereo fa si che la parte mobile inferiore, munita di cinque denti, faccia presa sull'asfalto della pista stazionando l'aereo in sicurezza. La parte superiore è realizzata a rastrelliera ed è di fattezza concava per adattarsi perfettamente alla cuvatura dei peneumatici.
Il ritorno della parte comprensiva dei denti nella posizione di riposo è garantito da un mollone interno imbulonato fra questa e la parte fissa della struttura. Con il peso dell'ereo la molla si comprime, a scarico si decomprime e solleva i denti da terra.
Nella parte anteriore sulla staffa del leveraggio centrale è imbulonata una particolare leva che serve a riportare il cuneo nella posizione di riposo. Quando il cuneo si trova in posizione di massima estensione, detta leva terminante a forcella va ad incunearsi a misura in una staffa di lamiera sagomata, saldata sulla parte fissa del cuneo. Alla leva è applicata una catena che tirandola, a destra o a sinistra, fa ruotare i cornetti della forcella sulla staffa sagomata sbloccando i leveraggi e riportando il cuneo in posizione di riposo. Trascinando il cuneo con la catena l'aviere addetto al servizio libera la pista permettendo all'aereo di effettuare l'allineamento per il suo successivo decollo.
Il cuneo a fine lavoro di restauro.
La sua ancora perfetta funzionalità è stata verificata inserendolo sotto il peneumatico di una delle ruote della mia auto.
Aereoporto di Pisa 1974. Paracadutisti italiani si stanno imbarcando per un lancio di addestramento su di un C-119G Flying Boxcard. Nella foto sono ben visibili la scaletta ed un cuneo di stazionamento ancora verniciato di rosso..
L'aereo C119 Fairchild Flying Boxcar.Il C-119B Fairchild Boxcar nasce nel 1949 come evoluzione del Fairchild C-82 Packed.
Il C-82 Packed fu un aereo da trasporto tattico costruito dalla Fairchild Aircraft che entrò in servizio nell'USAF a partire dal 1944.
Anche se apprezzato per la notevole possibiltà e la versatilità di carico, a causa della poca potenza dei motori e della goffa aereodinamicità, fu ben presto sostituito dalla nuova tipologia C-119 Flying Boxcar nei vari modelli B,C, F, G, J.
Foto d'epoca dello spiegamento di una squadriglia di C-82 Packed con le varie combinazioni di carico.1950. Foto d'epoca di un C-119B Flying Boxcar del 314° Gruppo Trasporto Truppe dell'USAF.Il C-119 Flying Boxcar era un aereo bimotore da trasporto tattico ad ala alta e a doppia deriva di coda. Equipaggiato con due motori radiali Wright E-3350-85 da 3500 hp ciascuno aveva una capacità di carico di 67 soldati (compresi 4-5 uomini di equipaggio) e portata massima al decollo di 13.608 kg. Aveva una lunghezza di 26,39 mt, un'apertura alare di 33.32 mt e un'altezza di 8,08 mt con un peso a vuoto di 18.136 kg. Raggiungeva una velocità massima di 467 km/h e un'autonomia di 3684 km alla velocità di crociera di 322 km/h. Dal 1949 al 1975, data di cessazione della produzione, furono costruiti 1185 esemplari commissionati in massima parte alla ditta Fairchild Aircraft, ma tra il 1952 e il 1953 vi fu anche una fornitura supplementare di 71 aerei commissionati alla ditta Kaiser-Frazer Automotive del Michigan che furono riconosciuti come modello C-119F. (gli aerei di questo modello furono in seguito ceduti all'aereonautica militare del Vietnam del Sud).
Il C-119 fu un aereo molto apprezzato dall'USAF quale cargo di trasporto merci ma soprattutto come piattaforma di lancio di truppe aviotrasportate. Apprezzamento che gli derivava dalla doppia deriva di coda la quale garantiva aviolanci in assoluta sicurezza non permettendo il possibile impiglio dei paracadute come negli aerei del tipo Douglas Dakota. L'impiego massiccio di tale funzione fu adoperato durante la guerra di Corea (1950-1953) dal Troop Carrier Group.
Foto d'epoca di una scquadriglia di C-119 del 403rd TCW mentre aviloancia in Corea nel 1952, paracadutisti appartenenti al 187th RCT.Durante questo periodo, nel 1953 al termine della guerra di Corea, i C-119 rimasero operativi in guerra quale prestito di supporto segreto della CIA alle forze armate francesi impegnate nella guerra di Indocina. Gli aerei volavano con coccarde francesi ma erano guidati da piloti americani supportati da personale ed ufficiali francesi. Il ruolo di questi aerei come piattaforme di lancio di truppe aviotrasportate fu notevole ma determinante fu il loro contributo durante la Battaglia di Dien Bien Phu con aviolancio di rifornimenti alle truppe francesi assediate.
Foto d'epoca di aviolancio di truppe francesi in Indocina del 1953. I C-119 sono contrassegnati con coccarde francesi.L'ultimo impiego belligerante dei C-119 risale alla guera Sino-Indiana del 1962 quale supporto di rifornimenti per le truppe indiane.
In Europa il C-119 fa la sua comparsa dal 1951 al 1962 come aereo-cargo al servizio dei gruppi 60th, 317th e 465th Troop Carrier Wing con sede in Germania Ovest ed in Francia. Nel 1958 dopo l'integrazione del 465th nel 317th i C-119 furono progressivamente sostituiti dai più versatili Loackhed C-130 Hercules e solo il 60th continuò ad operare con i C-119 fino al 1962.
Il loackhed C-130 Hercules.I C-119 Fairchild terminarono definitivamente il loro sevizio nell'USAF nel 1974.
Il C-119 Farchild Flying Boxcar in Italia.Con l'ingresso dell'Italia nella Nato, fu previsto un ammodernamento del trasporto aereo ed il 19 maggio 1953 iniziò la consegna di 40 esemplari di C-119 Farchild destinati al 2° Gruppo "Lyra" e al 98° Gruppo "Lupo". I due gruppi già appartenenti al 46° Stormo di stazza all'aereoporto di Roma- Centocelle nel 1954, dopo il loro trasferimento nell'aereoporto di Pisa-San Giusto, daranno origine alla 46^ Aereobrigata Trasporti Medi che è ancora operante a tutt'oggi.
Unica Aereobrigata militare esistente in Italia dal 1956 verrà chiamata ad operare in tutti i contesti nazionali ed internazionali, quale unità di soccorso umanitario sia in supporto di popolazioni civili che di rifornimenti militari. Questo periodo fu molto impegnativo per l'estenuante iter logistico e particolarmente doloroso perchè cosparso da gravi tragedie, tragedie che vedranno la perdita di 21 uomini e tre velivoli. Una di queste, la più grave sia sotto il profilo umano che quantitativo, fu l'efferato eccidio di Kindu avvenuto nell'ex Congo belga fra11 e il 12 novembre 1961. In quel tragico frangente persero la vita, trucidati da soldataglie congolesi fedeli al lumumbista Antoine Gizenga, 13 aviatori italiani componenti gli equipaggi di due C-119, il Lyra 5 e il Lupo 33. I tredici aviatori operavano in Congo al servizio dell'ONU da più di un'anno e sarebbero dovuti rientrare in Italia alla fine dello stesso mese al termine del loro ciclo operativo. L'ultima loro missione, quella dell'eccidio, era dedicata al trasporto di rifornimenti alla piccola guarnigione Malese che controllava l'aereporto poco lontano da Kindu. Scambiati per aviatori mercenari Belgi al soldo dei katanghesi trasportanti truppe paracadutiste furono trucidati e sepolti in due fosse comuni nel cimitero del picciolo villaggio di Tokolote sulle rive del Lualaba, il corso iniziale del fiume Congo. Riesumati e riconosciuti i corpi, nel febbraio 1962 furono trasferiti con un C-119 all'aereoporto di Leopolville e traslati in Italia con un C-130 Hercules dell' USAF.
In Italia riposano nel sacrario a loro dedicato situato vicino all'ingresso dell'aereoperto Pisa-San giusto tutt'ora sede della 46^Aereobrigata. A fare loro da guardia e per rendere omaggio al loro sacrificio è stato posto l'ultimo C-119G esistente a Pisa contrassegnato dal n° 38 Lyra.
Foto d'epoca dei due aerei parcheggiati nell'aereoporto di Kindu dopo l'eccidio.I membri dell'equipaggio del Lupo 33.I membri dell'equipaggio del Lyra 5.Le 13 bare allineate sulla pista dell'aereoporto di Leopolville in attesa del rimpatrio in Italia.Il sacrario nei pressi dell'aereoporto Pisa-San giusto.Il C-119G Lyra 38 parcheggiato dinanzi al Sacrario.L'utilizzo ininterrotto di questi 40 aerei per 23 mesi consecutivi, dal luglio 1960 al giugno 1962, costrinse l'Aereonatica Militare a commissionare l'acquisto di altri 25 esemplari del tipo C-119J, che per la tipica forma del portellone posteriore sono conosciuti come "cacciaviti".
I nuovi 25 aerei furono assegnati al ricostituito 50° Gruppo "Vega" e furono garanti di un intenso periodo d'impiego caratterizzato da aviolanci e aviosbarchi di massa eseguiti contemporaneamente da più velivoli e da missioni umanitarie in Africa e nel Medio Oriente.
La fine del ciclo operativo dei C-119 arrivò verso la fine degli anni 70 quando a causa di persistenti avarie ai motori fu decisa una progressiva sostituzione con il Lockeed C-130 Hercules e dal 1978 con i G-222 Alenia di produzione nazionale.
Il C-130 Hercules
Il G-222 Alenia.
Tutti i C-119 furono rottamati con gare di appalto aperte al pubblico e soltanto pochi esemplari furono tenuti ancora per un pò in vita. Uno di questi denominato "Lupo95" eseguirà l'ultimo volo di saluto nel dicembre del 1979 con a bordo i veterani della 46^ Aereobrigata. Dopodichè per un guasto al carrello in fase di atteraggio fu anch'esso rottamato. A memoria e a ricordo di questa mitica macchina aerea resta l'unico esemplare esposto davanti al sacrario dei caduti di Kindu che in balia delle intemperie, senza manutenzione alcuna comincia a risentire dello stres del degrado compromettendo inesorabilmente il proseguo della sua affascinante memoria. Speriamo che quanto prima accortezza e volontà provvedano ad ottemperare alle dovute prestazioni del caso.
Sperando di non avere annoiato troppo ed aver suscitato interesse.........
Un cordiale saluto a tutti
Luciano