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Museo della Marineria “Gianni Alberto” di Viareggio

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view post Posted on 26/5/2018, 08:01     +4   +1   +1
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Dal dicembre 2006 ha aperto a Viareggio nella sede storica del mercato del pesce, in un edificio opportunamente restaurato, il Museo della Marineria “Gianni Alberto”, intitolato al caposcuola dei palombari versiliesi. L’idea di istituire un museo a Viareggio era già nata nel 1920 in occasione del centenario dell’elevazione al rango di Città, ma purtroppo per problemi di varia natura ciò non avvenne. Il patrimonio museale si avvale di più di mille unità in costante aumento con il trascorrere del tempo grazie alle donazioni dei cittadini. E’ suddiviso in varie sezioni: cantieri navali e artigianato dei maestri d’ascia e calafati (1), attrezzature di bordo e strumenti nautici, i palombari dell’Artiglio, documenti storici e testimonianze artistiche, la gente di mare e modellismo navale. Appena entrati nel museo sentirete nell’aria quella “sensazione” di mare inconfondibile per chi ha navigato anche solo per poco tempo, e potrete immergervi nella visita tranquillamente da soli o con l’ausilio del personale che gestisce il museo su incarico del Comune di Viareggio, l’Unione Medaglie d’Oro Lunga Navigazione Marina Mercantile Gruppo Com.te Leopoldo Orlandi che a turno si dedica al regolare svolgimento dell’attività museale. (Permettetemi di menzionarli per il lavoro che espletano con profondo senso di dedizione e di passione per il mare e la marineria in genere: Sig. Zeffiro Rossi, Sig. Giuseppe Dosolini, Sig. Sirio Orselli, Sig. Oreste Bertolucci, Sig. Luciano Calascioni, Sig. Adalberto Domenici e Sig. Carlo Ragghianti).

Vista 1 della sala principale:
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Vista 2 della sala principale:
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Considerata di particolare pregio e d’interesse la sezione dedicata all’artigianato dei cantieri navali al tempo della vela, dove possiamo ammirare la moltitudine di attrezzi da lavoro dei maestri d’ascia, dei segantini, dei calafati e dei fabbri, a prima vista strumenti semplici con i quali però gli artigiani viareggini realizzavano meravigliosi velieri amati e ammirati in tutto il mondo per la loro eleganza e la capacità di “tenere bene” il mare . La marineria a vela di Viareggio risale alla prima metà dell’Ottocento, nel 1841 la flotta mercantile del porto era già composta da 136 velieri e i marinai viareggini erano oltre 500 (molti per l’epoca, se pensiamo che la popolazione era solo di 6.000 abitanti in quegli anni! Adesso sfiora i 65.000). Dopo l’Unità d’Italia i cantieri fiorirono in gran numero e addirittura arrivarono a ideare un tipo di veliero particolare per la forma dello scafo sia per la superficie velica i cosiddetti “barcobestia” .

Goletta in fase di allestimento
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Attrezzi dei Maestri d’Ascia e calafati
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Questi velieri erano talmente apprezzati che un aneddoto basta per capire quanto: una goletta (2) viareggina entrò in un porto inglese per scaricare della merce commissionata in quella nazione, una volta attraccata, il capitano vide salire a bordo due signori distinti che domandarono a chi appartenesse il bastimento e chiesero senza pensarci due volte di acquistarlo. Il capitano rispose che la goletta era di un armatore di Viareggio e volle conoscere il motivo della proposta d’acquisto. I due signori inglesi risposero che avrebbero voluto tenere il bastimento in Inghilterra quale esempio di perfezione cantieristica, di eleganza nelle linee e di efficienza marinaresca. Il capitano fu così costretto a contattare l’armatore in Italia che autorizzò immediatamente la vendita, e la goletta rimase a prestare “servizio” al di là della Manica e probabilmente fu anche copiata.
Gli oggetti più affascinanti esposti secondo me sono i cimeli dei mitici palombari dell’Artiglio, che diventarono celebri in tutto il mondo negli anni ’30 per il ritrovamento del relitto del piroscafo transatlantico Egypt , su incarico dei Lloyd’s di Londra, nell’Oceano Atlantico al largo di Brest recuperandone il carico di oro e d’argento contenuto nella stiva. Il relitto fu individuato il 29 agosto del 1930 ad una profondità di circa 130 mt. ma le brutte condizioni meteo costrinsero nave Artiglio a rimandare le operazioni recupero, nel frattempo quindi la nave recuperi fu inviata ad effettuare un’altra operazione sempre in Francia su nave Florence, contenente un ingente quantitivo di esplosivo. Durante le fasi di recupero fu commesso un grosso errore: pensare che tutto quell‘esplosivo fosse ormai inattivo a causa dei 13 anni passati in fondo al mare (la nave Florence affondò nel 1917 all’imboccatura del porto dell’isola Belle Ile) quindi, in seguito alla posa di una carica demolitrice per far saltare un portellone anche l’esplosivo della Florence detonò, la distanza della nave Artiglio era irrisoria (un centinaio di metri) e colò a picco rapidamente adagiandosi a pochi metri dalla Florence (ambedue le navi ormai distrutte completamente). In quella tragedia morì gran parte dei membri dell’equipaggio tra i quali Alberto Gianni (a cui è dedicato il museo e inventore della camera di decompressione e della torretta batoscopica) e gli altri palombari viareggini Aristide Franceschi e Alberto Bargellini. In seguito l’armatore, il commendatore Giovanni Quaglia, non si rassegnò e armò una seconda nave che fu ribattezzata Artiglio II (originariamente il nome del bastimento era Maurétanie); grazie al lavoro svolto e all’organizzazione lasciata da Alberto Gianni il nuovo equipaggio fu pronto in tempi rapidi per il recupero del carico dell’Egypt, e già nel 1933 erano state recuperate 6 tonnellate e mezzo d’oro e 44 di argento, addirittura qualche tonnellata in più di quanto fu dichiarato dall’assicurazione dell’Egypt all’affondamento! Tale avvenimento aumentò il prestigio dell’Italia, della marineria italiana e dei palombari viareggini in tutto il mondo.

Tenuta da palombaro appartenuta ai palombari dell’Artiglio
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Coltello e scarponi da palombaro anni ’30
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riviste dell’epoca
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Altre sezioni, non meno importanti, sono quelle dedicate al modellismo navale, con un gran numero di modellini ben fatti, una notevole quantità di documentazione appartenuta a marinai sia della Regia Marina che della Marina Mercantile. Tra i reperti conservati tra gli strumenti di navigazione potrete ammirare il cannocchiale appartenuto al poeta inglese Percy Bysshe Shelley che l’8 luglio 1822 naufragò davanti Viareggio con lo schooner (3) Ariel, il cui corpo fu ritrovato sulla spiaggia di Viareggio dieci giorni dopo davanti alla villa di Paolina Bonaparte sorella di Napoleone, dove fu immediatamente sepolto e coperto di calce, per poi essere arso un mese dopo sopra un rogo di pino davanti gli occhi di Mary Shelley sua compagna (divenuta poi famosa per il romanzo Frankestein) e di Lord Byron. Il 10 settembre dello stesso anno fu recuperato l’Ariel e tra gli oggetti fu ritrovato lo splendido cannocchiale che troviamo esposto.

Medaglie e gradi del Com.Te Anchise Bertacca
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Anfore di epoca romana
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Ancora romana
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Il Museo è improntato alle visite e a percorsi didattici ottimi per le scuole di ogni ordine e grado, infatti durante l’anno scolastico sono numerose le scolaresche che visitano il Museo della Marineria, che non tralascia di ospitare anche eventi come appuntamenti culturali, mostre tematiche, presentazioni di libri e convegni. E’ dotato di un “book office” dove sono in vendita pubblicazioni realizzate dal Museo stesso per la valorizzazione della storia e della cultura della marineria viareggina e dispone di una fornitissima biblioteca e di una raccolta di mappe e carte nautiche storiche consultabili su richiesta. L’ingresso è gratuito ed è visitabile il venerdì, il sabato e la domenica dalle 16 alle 19, in orario estivo dalle 18 alle 23. Per quanto riguarda invece i gruppi, comitive e/o scolaresche previo appuntamento si può visitare al mattino dal lunedì al giovedì. Il Museo è sito in via Pescheria al numero civico 9 Lungo canale Est zona antico mercato del pesce a Viareggio (Lucca), per informazioni e/o visite guidate telefonare ai seguenti numeri di telefono: 0584.391004 - 0584.961076.

Nicola P.


Note:
(1) Il calafato o maestro calafato era un operaio specializzato che si occupava periodicamente o qualora si rendesse necessario di calafatare (impermeabilizzare gli scafi con canapa o stoppa impregnata di pece) le navi o più genericamente le imbarcazioni in legno. Il lavoro del calafato era difficile e di precisione, tanto che anticamente ci volevano 8 anni di apprendistato per diventare maestro calafato mentre ne bastavano 5 per diventare maestro d’ascia.
(2) La goletta è un’imbarcazione a vela, fornita di due alberi leggermente inclinati verso poppa, ne esistono vari modelli, molto utilizzata storicamente nell’area del Mediterraneo e presente nella cultura storica del mare Adriatico e Tirreno. Esistono tipi di goletta a tre alberi chiamate goletta a palo e l’albero più piccolo è quello di mezzana a poppa.
(3) Lo schooner, è un tipo d’imbarcazione a vela, spesso erroneamente confusa con la goletta, in quanto molto simili, lo schooner può presentare anche tre alberi, e l’elemento caratterizzante è dato dall’avere l’albero di prua più basso degli altri alberi.
 
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view post Posted on 26/5/2018, 13:41     +1   +1
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Interessante Nicola grazie quanta roba :o: :woot_jump:
 
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view post Posted on 26/5/2018, 15:44     +1   +1
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GURKHA
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Grazie Nicola....molto...MOLTO interessante
 
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view post Posted on 26/5/2018, 16:53     +1   +1
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Deus 2
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che spettacolo, grazie Nico!!!
 
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