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2 gennaio 1941 La battaglia di Bardia

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GURKHA

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La battaglia di Bardia 2- 5 gennaio 1941

La battaglia di Bardia fu combattuta per tre giorni tra il 2 e il 5 gennaio 1941, come parte dell'operazione Compass, la prima operazione militare della campagna del Nordafrica nella seconda guerra mondiale.

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Un carro da fanteria britannico Matilda del 7° RTR in movimento nel deserto occidentale

Fu la prima battaglia della guerra alla quale prese parte una formazione dell'Esercito australiano, la prima comandata da un generale australiano e pianificato da staff australiano. La 6ª Divisione australiana del generale Iven Mackay assaltò la fortezza italiana di Bardia, in Libia, assistita da supporto aeronavale e sotto la copertura del fuoco d'artiglieria. La 16ª Brigata australiana attaccò all'alba da ovest, dove le difese erano ritenute deboli. I genieri aprirono dei varchi nel filo spinato con i siluri bangalore, riversandosi nei varchi stessi e smantellando le sponde dei fossati anticarro con picconi e badili. In questo modo permisero alla fanteria e a 23 carri Matilda II, del 7º Reggimento reale carri, di penetrare nella fortezza e catturare tutti i loro obiettivi, inclusi 8 000 prigionieri.

Nella seconda fase dell'operazione, la 17ª Brigata di fanteria australiana sfruttò la breccia fatta nel perimetro difensivo e proseguì a sud fino ad una seconda linea difensiva conosciuta come Switch Line. Il secondo giorno, essa e la 16ª Brigata australiana catturarono la cittadina di Bardia, tagliando le fortificazioni nemiche in due. Migliaia di prigionieri furono presi e la guarnigione italiana ora manteneva il controllo solo della parte più a nord e a sud della fortezza. Il terzo giorno, la 19ª Brigata avanzò verso sud da Bardia, supportata dai carri Matilda, ridotti ad un gruppo di sei elementi. La loro avanzata permise alla 17ª Brigata di ottenere anch'essa dei progressi e alle due brigate di ridurre ulteriormente il settore meridionale della fortezza. Nel frattempo, la guarnigione italiana nel nord si arrese alla 16ª Brigata e al Gruppo di supporto della 7ª Divisione corazzata britannica. In tutto, furono fatti circa 36 000 prigionieri italiani.

La vittoria a Bardia permise alle forze Alleate di continuare l'avanzata in Libia e infine di catturare quasi tutta la Cirenaica. A sua volta, tutto ciò portò all'intervento tedesco in Nordafrica, cambiando la natura del conflitto in quel teatro di battaglia. La battaglia di Bardia crebbe la competenza e la reputazione dell'esercito australiano.

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Area dell'Operazione Compass dal dicembre 1940 al febbraio 1941.

Terreno

Diversamente dal deserto egiziano, le porzioni di costa del deserto libico sono rocciose più che sabbiose ma non meno aride e possiedono una ridotta vegetazione. Vicino alla costa, il terreno è rotto dagli uadi. I veicoli militari potevano attraversare questo territorio senza troppe difficoltà, anche se il calore, la polvere e il vento causavano un rapido deterioramento degli stessi. Dato che il paese era molto poco popolato, le bombe e i proiettili esplosivi potevano essere usati con un rischio minimo per i civili. Le notti invernali potevano essere fresche, nonostante il giorno fosse ancora insopportabilmente caldo. Non vi era quasi cibo né acqua ed erano comunque poco protetti dal freddo, dal caldo e dal vento. Il deserto era, inoltre, libero da malattie.

Battaglia

Operazioni aeronavali

Diversi raid aerei britannici su Bardia, in dicembre, tentarono di convincere la guarnigione a ritirarsi. Quando fu chiaro che gli italiani avevano intenzione di restare e combattere, i bombardieri cambiarono gradualmente i propri obiettivi, colpendo gli aeroporti di Tobruk, Derna e Benina, vicina a Bengasi. I raid su Badia ripresero poco tempo prima dell'assalto, con 100 bombardamenti sulla cittadina tra il 31 dicembre 1940 e il 2 gennaio 1941, culminando, la notte tra il 2 e il 3 gennaio, con un pesante bombardamento dei Vickers Wellington dello Squadrone N.º 70 e dei Bristol Bombay dello Squadrone N.º 216 della RAF. I Lysander dello Squadrone N.º 208 diressero il fuoco d'artiglieria mentre gli aerei da caccia degli Squadrone N.º 33, N.º 73 e N.º 274 pattugliavano i cieli tra Tobruk e Bardia stessa.

La mattina del 3 gennaio, alle HMS Warspite, Valiant, Barham (tutte della Classe Queen Elizabeth) e ai loro cacciatorpediniere di scorta fu dato ordine di iniziare il bombardamento navale. La portaerei HMS Illustrious fornì i suoi aerei come osservatori e come copertura.[54] Le navi da battaglia si ritirarono dopo aver sparato 244 proiettili da 380 mm, 270 da 150 mm e altri 240 da 110 mm, lasciando spazio alla HMS Terror e alle HMS Ladybird, Aphis e Gnat (queste ultime cannoniere Classe Insect), che continuarono a sparare per tutta la durata della battaglia. Ad un certo punto degli scontri, il fuoco della HMS Terror causò il tutt'oggi presente precipizio vicino alla cittadina, per permettere alla fanteria di prendere d'assalto le posizioni italiane.

Sfondamento

Le truppe d'assalto si svegliarono presto il 3 gennaio 1941, fecero colazione e bevvero del rum. Le compagnie in avanguardia cominciarono a muoversi alle ore 04:16. L'artiglieria cominciò il bombardamento alle 05:30. Mentre attraversava la prima linea difensiva, il 1º Battaglione di Fanteria, comandato dal tenente colonnello Kenneth Eather, finì sotto il fuoco dell'artiglieria e dei mortai italiani.

Il plotone leader avanzò accompagnato dai genieri della 1ª Compagnia da Campo equipaggiati con siluri bangalore, carichi di ammonal, mentre l'artiglieria italiana cominciava ad aprire il fuoco, colpendo soprattutto il terreno alle loro spalle. Un proiettile d'artiglieria italiano esplose nei pressi del plotone facendo detonare uno dei bangalore, uccidendo quattro uomini e ferendone altri nove. I bangalore furono fatti scivolare sotto al filo spinato a circa 55 m l'uno dall'altro. Un fischio fu emesso come segnale per far detonare i bangalore ma il fragore delle esplosioni d'artiglieria impedì agli australiani di udire il sibilo del fischietto. Il colonnello Eather cominciò a temere per la missione e ordinò di persona ai genieri vicini di far esplodere i loro bangalore. Queste esplosioni furono sentite e riconosciute dagli altri australiani che seguirono l'esempio del colonnello.

Una volta aperte le brecce nel filo spinato, la fanteria si riversò dietro alle prime difese mentre i genieri si affrettarono a sgomberare la strada dagli ostacoli anticarro con picconi e pale. I soldati avanzarono su una serie di posizioni tenute dal 2º e dal 3º Battaglione del 115º Reggimento di Fanteria italiano. Le postazioni 47 e 49 furono conquistate rapidamente proprio come la postazione 46, poco oltre le prime. In mezz'ora anche la postazione 48 fu catturata mentre un'altra compagnia conquistò la 44 e la 45. Le due compagnie australiane rimanenti avanzarono dietro alle posizioni catturate fino ad allora, oltre un basso muro di pietra, mentre il fuoco d'artiglieria cominciava a cadere lungo il filo spinato aperto dagli australiani stessi. Gli italiani combatterono da dietro il muro mentre gli avversari attaccavano con granate Mills e baionette. Gli australiani avanzarono facendo 400 prigionieri.

Il 2º Battaglione di Fanteria, del tenente colonnello F. O. Chilton, trovò migliore attaccare muovendosi velocemente perché perdere tempo significava restare fermi nel centro del fuoco nemico, che avrebbe causato perdite ulteriori. Le truppe australiane fecero buoni progressi, sei vie d'accesso per i corazzati furono aperte dai genieri tra il filo spinato e la fanteria. Cinque minuti dopo il via libera, i 23 Matilda del 7º Reggimento Reale Carri avanzarono, accompagnati dal 2º Battaglione di Fanteria. Passando lungo le vie, i carri e la fanteria scivolarono alla destra della doppia linee di postazioni.

Alle ore 07:50, il 3º Battaglione di Fanteria del tenente colonnello V. T. England si mosse, accompagnato dai Bren Gun Carrier dello Squadrone A del maggiore Denzil MacArthur-Onslow, 6º Reggimento Cavalleria Commando, giunto appositamente per l'attacco a Bardia. La compagnia del maggiore J. N. Abbot avanzò verso le posizioni italiane e attaccò un gruppo di fortificazioni in pietra, usando bombe a mano. Per le 09:20, tutte le compagnie avevano ottenuto i propri obiettivi ed avevano un collegamento con il 1º Battaglione. Tuttavia, i Bren Gun Carrier trovarono diversi problemi nell'attacco iniziale. Uno fu colpito e distrutto nell'avanzata ed un altro vicino allo uadi Ghereidia.

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Un CV33 italiano catturato. Sullo sfondo la cittadina di Bardia e il suo piccolo porto.

Il 3º Battaglione di Fanteria fu assalito da mezza dozzina di M13/40 che liberarono un gruppo di 500 prigionieri italiani. I carri continuarono l'avanzata verso sud mentre gli equipaggi dei Matilda "si godevano una birra, ignorando i rapporti considerandoli un'esagerazione degli Antipodei". Infine, i carri italiani furono ingaggiati da un plotone anticarro di tre cannoni da 2 libbre montati su dei portee, simili a jeep con cannoni montati sul retro. Il caporale A. A. Pickett distrusse quattro carri prima che il suo portee fosse colpito, provocando la morte di un soldato e il ferimento di Pickett stesso.

I sopravvissuti riportarono il cannone in battaglia colpendo un quinto carro armato. Il portee fu colpito nuovamente dal sesto carro, ferendo a morte un altro uomo; l'ultimo carro fu comunque distrutto da un altro cannone da 2 libbre. Per mezzogiorno, 6 000 prigionieri italiani avevano già raggiunto il punto di raccolta alla Postazione 45, scortati da un gruppo sempre crescente di guardie, di cui le compagnie potevano privarsi. Il perimetro italiano era stato sfondato e il tentativo di fermare l'assalto australiano alle difese più esterne era fallito.

Proseguimento

Il 5º Battaglione di Fanteria, del maggiore H. Wrigley, della 17ª Brigata di Fanteria, del generale Stanley Savige, rinforzato con due compagnie del 7º Battaglione, del tenente colonnello T. G. Walker, ripresero l'avanzata. Il compito del battaglione era liberare il "Triangolo", una zona della mappa creata dall'intersezione di tre binari a nord della postazione 16. La forza di Wringley ebbe un lungo approccio con il nemico e molti dei suoi movimenti furono bersaglio del fuoco d'artiglieria italiana destinato però alla 16ª Brigata.

In attesa del proprio turno, le truppe di Wrigley cercarono riparo nello uadi Scemmas e nei suoi affluenti. Wrigley convocò un incontro finale per il coordinamento per le 10:30 ma alle 10:20 rimase ferito da un proiettile e il suo secondo in comando, il maggiore G. E. Sell conferì al posto suo. All'incontro i ricognitori del 2º Reggimento da Campo riferirono di aver perso contatto con i cannoni e di non poter chiedere il supporto dell'artiglieria. Un comandante di carri britannico riferì inoltre che uno dei suoi carri era stato distrutto e gli altri tre erano a corto di carburante e munizioni. Nessun supporto corazzato poteva quindi essere dato finché questi non avessero ricevuto rifornimenti. Sell decise, in ogni caso, che l'attacco doveva essere portato a termine senza aiuto da altre unità.

Lo sbarramento d'artiglieria cessò alle 11:25 e cinque minuti dopo l'avanzata cominciò. Il sole era alto e la Compagnia D del capitano C. H. Smith finì sotto il fuoco delle mitragliatrici e dell'artiglieria, 650 m più a nord-est. In pochi minuti, tutti gli ufficiali della compagnia tranne uno e tutti i suoi sottufficiali erano stati uccisi o feriti. Il capitano W. B. Griffiths, della Compagnia C, fece arretrare la sua compagnia fino allo uadi e richiese ad un distaccamento di mortai da 3 pollici e ad un plotone di mitragliatrici Vickers, del 1º Battaglione, Fucilieri Northumberland, di aprire il fuoco sulle postazioni italiane. Il fuoco di mitragliatrici e mortai risultò efficace e la compagnia di Griffith, più un plotone della Compagnia A, si mosse lungo lo uadi Scemmas, catturando pure 3 000 prigionieri.

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Nel frattempo, la Compagnia B, del capitano D. I. A. Green, del 7º Battaglione di Fanteria catturò le postazioni 26, 27 e 24. Dopo che quest'ultima postazione fu catturata, giunsero due carri Matilda in aiuto alla cattura della postazione 22. Quando i prigionieri furono raggruppati, uno di essi sparò a Green, ferendolo a morte, il quale lasciò cadere il suo fucile e uscì dalla fossa sorridendo. Il capitano fu immediatamente portato indietro e sul prigioniero fu scaricata una mitragliatrice Bren. Il tenente C. W. Macfarlane, secondo in comando, dovette impedire che le sue truppe uccidessero i prigionieri con le baionette. L'incidente fu visto anche, a 400 m di distanza, dagli italiani della postazione 25 che si arresero tempestivamente. Con l'aiuto dei Matilda, Macfarlane riuscì a catturare rapidamente le postazioni 20 e 23.

A questo punto, un carro finì le munizioni e il fuoco anticarro aveva distrutto i cingoli di un altro carro durante l'attacco alla postazione 20. Nonostante tutto, le postazioni 18 e 21 furono catturate senza il supporto corazzato, usando le tattiche inusuali dell'uso delle granate, del taglio del filo spinato e dell'assalto. Con l'oscurità, Macfarlane tentò di catturare la postazione 16 ma i difensori respinsero i suoi uomini, costringendoli a ritirarsi sulla postazione 18 per la notte.

Dopo aver sentito delle perdite subite dal 5º Battaglione di Fanteria, il maggiore G. H. Brock inviò la Compagnia A, del capitano J. R. Savige, 7º Battaglione di Fanteria, a prendere il Triangolo. Savige chiamò a raccolta i suoi plotoni e con il fuoco di supporto delle mitragliatrici attaccò l'obiettivo, a 2 km e mezzo di distanza. La compagnia catturò otto cannoni da campo, diverse mitragliatrici e circa 200 prigionieri lungo la strada ma le vittime e la necessità di scortare i prigionieri lasciarono la compagnia con appena 45 uomini, alla fine della giornata.

Al 6º Battaglione, del tenente colonnello A. H. L. Godfrey, fu chiesto di "preparare una dimostrazione contro l'angolo sud-ovest del perimetro", tenuto dal 1º Battaglione e dal 3º Battaglione, rispettivamente del 158º e del 157º Reggimento di Fanteria italiani.Invece, in ciò che nella storia militare è considerato uno dei maggiori "esempi di disastro di un ufficiale comandante che voleva lasciare il segno",Godfrey decise di lanciare un attacco, come una defiance alle chiare istruzioni che aveva ricevuto e contro ogni logica militare e buon senso.
Anche se mal pianificato ed eseguito,l'attacco di Godfrey riuscì a conquistare la postazione 7 e parte della postazione 9 mentre la 11 resistette caparbiamente.

A sera, il generale Savige giunse alle posizioni del 5º Battaglione di Fanteria per vedere la situazione, che accuratamente valutò come "estremamente confusa; l'attacco è stato stagnante." Savige adottò il piano di Walker per un attacco notturno, che cominciò alle ore 00:30. Macfarlane avanzò sulla postazione 16. Savige inviò un plotone sul fianco per tagliare il filo spinato in silenzio sulla destra mentre egli guidava un altro plotone contro il fronte a nord. Una mitragliatrice Bren aprì il fuoco troppo presto, allertando i difensori, ma gli uomini di Macfarlane furono in grado di conquistare comunque le postazioni.

La stessa tattica fu adottata per catturare la postazione R11. A Macfarlane fu ordinato poi di catturare la postazione R9 ma non fu in grado di individuarla nell'oscurità. Le sue truppe tentarono di catturare la postazione all'alba ma i difensori furono allertati e respinsero il nemico con il fuoco pesante. Con l'aiuto di mortai da 2 pollici, il secondo tentativo ebbe successo.

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Nel frattempo, la Compagnia D, del capitano G. H. Halliday, avanzò a sud contro la postazione 19. Essa attirò l'attenzione dei difensori con una dimostrazione di un plotone di fronte alla postazione mentre il resto della compagnia aggirava gli italiani e li attaccava alle spalle. La manovra colse i difensori di sorpresa e la Compagnia D catturò la postazione, alle ore 02:30, facendo 73 prigionieri. Halliday ripeté la stessa tattica contro la postazione 14, che fu catturata alle ore 04:00, facendo 64 prigionieri. La cattura delle due postazioni costò agli australiani un morto e sette feriti.

Un terzo tentativo contro la postazione 17 fallì: l'attacco precedente aveva allertato la postazione e la Compagnia D finì sotto il pesante fuoco di mitragliatrici e mortai. Una furiosa battaglia fu combattuta finché la postazione non cadde poco prima dell'alba. Altri 103 italiani furono catturati al costo di due australiani morti e nove feriti. Tra le vittime e gli uomini inviati come scorte dei prigionieri, la forza della Compagnia D finì a 46 uomini, cosicché Halliday decise di fermarsi per la notte.

Nonostante i progressi australiani fossero stati ottenuti più lentamente di quelli raggiunti durante la fase di sfondamento, la 17ª Brigata di Fanteria raggiunse risultati notevoli. Altre dieci postazioni, rappresentanti 3 km di perimetro, erano state catturate, la Switch Line era stata sfondata e migliaia di italiani erano stati catturati. Per gli italiani, fermare l'avanzata australiana sarebbe stato un obiettivo immensamente difficile.

Caduta di Bardia

Il pomeriggio del 3 gennaio, Berryman si incontrò con Jerram, Frowen e Allen, al Quartier Generale di quest'ultimo alla postazione 40, per discutere sui piani per il giorno seguente. Berryman aveva pianificato che Allen si sarebbe diretto su Bardia e avrebbe diviso in due le difese italiane, supportato dai cannoni di Frowen, tutti i corazzati disponibili, i cannoni Bren di MacArthur-Onslow e l'8º Battaglione di Fanteria, che Mackay aveva messo come riserva. Allen si trovò d'accordo.

Nel pomeriggio, il 6º Reggimento di Cavalleria fu spostato indietro come brigata di riserva e il 5º Battaglione sostituì il 2º per permettere a questo di avanzare il giorno seguente. Quella sera, Berryman giunse alla conclusione che se le difese italiane non fossero cadute presto, la 16ª e la 17ª Brigata non sarebbero state in grado di continuare la battaglia e sarebbe stato richiesto anche l'intervento della 19ª Brigata, del generale Horace Robertson. Mackay fu più ottimistico riguardo alla situazione e ricordò a Berryman che i suoi ordini erano di catturare Bardia con solo due brigate. Mentre essi discutevano sul da farsi, O'Connor e Harding giunsero al Quartier Generale della 6ª Divisione e dopo un resoconto O'Connor stesso si trovò d'accordo con il cambiamento dei piani.

Il 1º Battaglione di Fanteria cominciò l'avanzata, come programmato, alle ore 09:00 ma subito il plotone d'avanguardia finì sotto il fuoco delle mitragliatrici pesanti della postazione 54 e l'artiglieria italiana mise fuori gioco il supporto dei mortai australiani. Il 3º Reggimento Reale d'Artiglieria a Cavallo ingaggiò i cannoni italiani e il plotone poté così ritirarsi. Il colonnello Eather allora organizzò un attacco alla postazione 54 per le 13:30, dopo un bombardamento d'artiglieria e mortai.

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Uomini di un cannone da 25 libbre del 1º Reggimento d'Artiglieria da Campo a Bardia.

I cannoni italiani furono fatti tacere quando un proiettile esplosivo australiano detonò nei pressi delle loro munizioni. I 66 italiani rimanenti non poterono che arrendersi. Ciò portò ad un collasso generale delle postazioni italiane a nord. Le postazioni 56 e 61 si arresero senza combattere e le postazioni 58, 60, 63 e 65 alzarono bandiera bianca. Al sopraggiungere dell'oscurità, gli uomini di Eather erano avanzati fino alla postazione 69 e solo le quattordici postazioni più settentrionali erano ancora in mano agli italiani del settore Gerfan.

Il 3º Battaglione di Fanteria, del colonnello England, fu supportato dai cannoni del 104º Reggimento Reale d'Artiglieria a Cavallo e da un gruppo del 7º Reggimento Reale Carri. I corazzati arrivarono in ritardo ed England post-pose il suo attacco alle 10:30. Il battaglione finì sotto il fuoco d'artiglieria, la maggior parte da una batteria a nord di Bardia che fu in seguito colpita dal 104º Reggimento. L'avanzata riprese ma i soldati finirono sotto il fuoco di mitragliatrici e di altra artiglieria presso lo uadi el Gerfan].Una sezione di otto uomini, comandata dal caporal maggiore F. W. Squires, fu inviata in ricognizione allo uadi ma attaccò una batteria d'artiglieria e tornò con 500 prigionieri. Allo uadi erano presenti un buon numero di soldati italiani da unità tecniche che, non addestrate al combattimento, si arresero in massa. Una compagnia catturò più di 2 000 prigionieri, inclusi 60 ufficiali.

Il maggiore I. R. Campbell ordinò a MacArthur-Onslow, i cui Bren gun carrier aprivano la strada all'avanzata di England, di catturare Hebs el Harram, il rilievo sovrastante la strada che conduceva a Bardia. Gli uomini di MacArthur-Onslow scoprirono un ospedale italiano con 500 pazienti, inclusi diversi australiani e 3 000 italiani sani. Lasciando una piccola parte dei suoi uomini all'ospedale, sotto il comando del caporale M. H. Vause che parlava un po' d'italiano, MacArthur-Onslow continuò l'avanzata con due mezzi diretto su Hebs el Harram, dove fece più di 1 000 prigionieri. I rimanenti dello squadrone A e i carri continuarono lungo la strada per Bardia, sotto il fuoco intermittente d'artiglieria, seguiti dalla Compagnia C del 3º Battaglione di Fanteria. La colonna entrò in città alle ore 16:00, con i carri che dovettero aprire il fuoco in qualche occasione.

Il 2º Battaglione di Fanteria, supportato da tre carri Matilda e dai cannoni del 7º Reggimento Medio, avanzò dallo uadi Scemmas verso il fronte italiano a sud della zona della città. Dopo qualche ora di scalata, il 2º Battaglione raggiunse la città e attaccò il forte alle ore 16:45. Dentro al forte vi erano due cannoni da 6 pollici, due cannoni da campo e altri cinque cannoni del forte. Tuttavia, i cannoni da 6 pollici erano parte delle difese costiere e non erano utilizzabili per la difesa terrestre - essendo puntati verso il mare. Uno dei carri armati andò diretto verso l'entrata del forte. Gli italiani aprirono il portone e il corazzato entrò facendo prigionieri i 300 uomini della guarnigione.

La Compagnia D seguì poi una traccia lasciata da una capra, che la condusse nella bassa Bardia dove furono fatti migliaia di prigionieri, la maggior parte di essi appartenenti ad unità combattenti. Due Bren gun carrier del 5º Battaglione di Fanteria, in un pattugliamento vicino alla costa, fecero altri 1 500 prigionieri. Il capitano N. A. Vickery, un osservatore in avanscoperta del 1º Reggimento da Campo, attaccò una batteria italiana e con il suo Bren gun carrier fece 1 000 prigionieri.

Alla fine del secondo giorno, decine di migliaia di difensori italiani erano stati uccisi o fatti prigionieri. La guarnigione rimanente nei settori Gerfan e Ponticelli furono completamente isolati. Le unità logistiche e amministrative furono sopraffatte dagli australiani.Riconoscendo che la situazione era senza speranza, il generale Bergonzoli e il suo staff partirono a piedi per Tobruk nel pomeriggio, assieme a circa altri 120 uomini. Il generale Giuseppe Tellera, comandante della 10ª Armata, considerò la possibilità di inviare una forza per riconquistare la fortezza di Bardia ma concluse che un'operazione del genere non aveva chance di successo.

Manovre finali

La mattina del 5 gennaio, la 19ª Brigata di Fanteria lanciò il suo attacco al settore di Meriega, cominciando dalla strada di Bardia e dopo uno sbarramento d'artiglieria verso sud, con il supporto di sei carri Matilda che erano i soli carri armati rimasti in servizio. Gli altri carri erano stati colpiti da proiettili esplosivi, immobilizzati dalle mine o semplicemente si erano danneggiati. Il comandante di compagnia del battaglione in avanguardia, l'11º Battaglione di Fanteria, non ricevette gli ordini finali fino a 45 minuti prima dell'inizio dell'attacco, al punto che la linea del fronte era a circa 5 km dalla sua unità. Di conseguenza, il battaglione giunse in ritardo e l'attacco programmato per due compagnie dovette essere portato a termine da una soltanto: la Compagnia C del capitano Ralph Honner, sebbene avesse i soli sei Matilda a disposizione. Gli uomini di Honner dovettero letteralmente seguire lo sbarramento d'artiglieria e riuscirono a raggiungerlo appena prima che cessasse.

Quando avanzarono finirono sotto il fuoco dai fianchi e di fronte a loro ma le perdite furono leggere. La maggior parte delle postazioni si arresero quando la fanteria e i carri giunsero vicini alle postazioni ma questo non ridusse il fuoco proveniente dalle altre. Alle 11:15, la Compagnia C aveva raggiunto la Switch Line e catturato le postazioni R5 ed R7. La compagnia B, seguendola sul fianco sinistro, ripulì lo uadi Meriega, catturando il generale Ruggero Tracchia e il generale Alessandro de Guidi, i comandanti rispettivamente della 62ª e della 63ª Divisione di Fanteria. A questo punto, Honner si fermò per consolidare la posizione e concesse al 4º Battaglione di Fanteria, del tenente colonnello Ivan Dougherty, di passare oltre. Tuttavia, Honner fece prigionieri gli italiani delle postazioni 1, 2 e 3, e i suoi uomini non fermarono l'avanzata.

Nel frattempo, le guarnigioni italiane a nord si arresero alla 16ª Brigata australiana e al gruppo di supporto della 7ª Divisione Corazzata britannica, fuori la fortezza; l'8º Battaglione di Fanteria prese l'area nei pressi dello uadi Meriega; l'11º Battaglione di Fanteria attaccò e catturò la postazione 8. Il plotone con il Bren gun carrier del 6º Battaglione di Fanteria attaccò e catturò la postazione 13 mentre l'11º catturava la 6. L'unica postazione ancora tenuta dagli italiani era la 11. Il 6º Battaglione rinnovò l'attacco con la fanteria all'assalto di fronte e i gun carrier da dietro. Essi si unirono ai Matilda nei pressi della postazione 6.

A questo punto il comandante della postazione italiana, ferito nella battaglia, decise di abbassare la sua bandiera e di alzarne una bianca. Circa 350 italiani si arresero alla postazione 11. In essa gli australiani trovarono 2 cannoni da campo, 6 cannoni anticarro, 12 mitragliatrici pesanti, 27 mitragliatrici leggere e 2 mortai da 3 pollici. Godfrey cercò il comandante italiano, il quale aveva ricevuto la Military Cross britannica durante la prima guerra mondiale, e gli strinse la mano. "Su un campo di battaglia dove le truppe italiane ottennero poco onore," scrisse poi Gavin Long, giornalista e militare australiano, "gli ultimi a cedere appartenevano ad una guarnigione la cui lotta risoluta avrebbe fatto onore a qualsiasi esercito."


Vittime

Una stima afferma che circa 36 000 soldati italiani furono catturati a Bardia, mentre 44 ufficiali e 1659 soldati rimasero uccisi mentre 138 ufficiali e 3602 soldati furono feriti. Solo poche migliaia, incluso il generale Bergonzoli e tre dei suoi comandanti di divisione, riuscirono a fuggire a piedi o in nave verso Tobruk. In aggiunta, gli Alleati catturarono 26 cannoni da difesa costiera, 7 cannoni pesanti, 216 cannoni da campo, 146 cannoni anticarro, 12 carri medi, 115 carri leggeri e, forse più importante ancora, 708 veicoli. Le perdite australiane in totale furono di 130 uomini morti e 326 feriti.

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Soldati italiani catturati durante la battaglia di Bardia.

Sviluppi importanti

Bardia non divenne un porto importante e le rotte in mare continuarono a giungere a Salum. Tuttavia, Bardia divenne un'importante fonte d'acqua. Le grandi stazioni di pompaggio che gli italiani avevano installato per servire l'acqua potabile alla città e a Forte Capuzzo furono trovate danneggiate ma furono riparate in breve tempo.

Risultato delle operazioni

La vittoria a Bardia concesse alle forze alleate di continuare l'avanzata in Libia e infine catturare quasi tutta la Cirenaica. Come prima battaglia della guerra per gli australiani e come prima operazione pianificata interamente da staff australiano, gli accadimenti a Bardia trovarono grande interesse nel pubblico australiano.

Dalla madrepatria giunsero messaggi di congratulazionie il reclutamento nelle forze armate australiane si impennò alla notizia della vittoria. Il corrispondente di guerra australiano John Hetherington riportò: "Uomini che fin dall'infanzia avevano letto e sentito del valore in battaglia della First Australian Imperial Force (la forza di spedizione australiana nella prima guerra mondiale, ndr), che furono reclutati ed addestrati all'ombra della reputazione come soldati dei loro padri, giunsero attraverso il calvario del loro fuoco e costruirono una loro reputazione."



Fonti:

https://it.wikipedia.org/wiki/Battaglia_di_Bardia
 
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Grazie GURKHA, post molto interessante e particolareggiato. Ho avuto un parente catturato durante la battaglia di Bardia e proprio facendo alcune ricerche in merito mi sono imbattuto in questa pagina molto interessante. Il mio parente fu catturato il 4 gennaio del 1941 e portato in un campo di prigionia. Tornò in Italia nel 1947. Sto cercando di capire dove fu portato, lui è deceduto da tantissimi anni e non abbiamo ritrovato nulla tra le sue carte; diceva di essere stato detenuto in Australia, con un probabile periodo di detenzione temporanea in India. A qualcuno di voi tornano queste informazioni? O potete consigliarmi dove e come cercare per avere qualche notizia in più? Grazie mille in anticipo a chi vorrà rispondere e buona giornata a tutti. ^_^ ^_^ ^_^
 
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view post Posted on 2/1/2022, 10:16     +1   +1
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GURKHA

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view post Posted on 4/1/2022, 08:53     +1   +1
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