METAL DETECTOR HOBBY

kobilek, giornale di battaglia 1919

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view post Posted on 22/8/2017, 23:30     +3   +1   +1
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general

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Buona sera, oggi ho recuperato ad un mercatino questo volumetto purtroppo malmesso

kobilek

kobilek2

Autore Soffici (Ardengo), terza edizione 1919, da una scorsa veloce dovrebbe narrare degli scontri sulla Bainsizza, non l'ho ancora letto, qualcuno degli appassionati WW1 lo conosce? Vedremo se merita un restauro ... :)

Un commento trovato on line

http://signoradeifiltri.overblog.com/2014/...go-soffici.html

Ardengo Soffici (1879 – 1964), scrittore, poeta e pittore, fu uno dei protagonisti del vivace ambiente culturale italiano d’inizio secolo. Soggiornò a Parigi dove conobbe tra gli altri Picasso e Apollinaire (anch’egli scrittore e poi soldato nella Grande Guerra); fu uno dei fondatori della rivista Lacerba e convinto interventista. Nel dopoguerra si legò al Fascismo. Sul primo conflitto mondiale ci ha lasciato due diari: Kobilek e La Ritirata del Friuli.

Kobilek racconta la presa del Monte omonimo, nell’ambito di quell’ampia offensiva che nel 1917 permise all’Italia di occupare l’altopiano della Bainsizza. Come tenente partecipò da vicino a quelle operazioni. Si tratta di un diario pieno di verve guerresca, a tratti di ispirazione classica per i rimandi a una grandezza antica e per la ricerca di profili “plutarchiani”; in particolare il maggiore Casati, amico con cui l’autore prima della guerra aveva condiviso molte giornate fiorentine e parigine, risente di questa idealizzazione per la calma e la misura che caratterizzano il suo fermo contegno anche nelle circostanze più delicate. La prosa è potente, legata come stile ad alcune avanguardie artistiche del primo Novecento (Soffici ebbe un tormentato legame col Futurismo); in generale c’è un impatto descrittivo adatto a presentare un campo di battaglia fatto da rocce, sterpaglie bruciate dal sole, fossati, boschi annichiliti dalle artiglierie dove l’afa e la sete tormentavano i fanti. Non mancano le descrizioni liriche: “E oggi ho visto un rosignolo che saltellava ingenuamente sul reticolato, di filo in filo”.

Qualche aspetto può apparire inquietante, come quando si reclama una sorta di diritto dei combattenti a mettere in riga quella parte del Paese (il “putridume”) che non asseconda abbastanza lo sforzo bellico: “Chi ride, scherza, sopporta tanti disagi (…) in faccia alla morte imminente, ha il diritto di essere padrone della vita futura italiana, e se dovesse essere defraudato del suo diritto avrà ragione di divenir terribile”.

Le sofferenze della guerra sono presenti nel testo, ma l’entusiasmo per la lotta e per gli obiettivi da conseguire prevalgono sulla paura e sui disagi. Il diario ci presenta da vicino le manovre dei reparti e tutti i problemi di una complessa offensiva di cui ogni reparto era solo una piccola parte; accade così che gli uomini guidati da Soffici e da Casati (di cui poi lo scrittore diventa aiutante maggiore) sono costretti a fermarsi a lungo perché tre mitragliatrici nemiche bloccano il passaggio, mancano ripari sufficienti per difendersi dai colpi, si rischia di perdere il collegamento con gli altri reparti e ciò determina incertezza e alcuni momenti di panico tra i soldati. Soffici si trova varie volte senza informazioni esatte; nascono equivoci e si crea angoscia. Eppure gli ufficiali e i subalterni rispondono bene alla tensione e alla fine, grazie anche all’artiglieria, le truppe prendono il Kobilek. Soffici, fino a poco prima incerto sulla sorte della sua compagnia, raggiunge pur ferito i compagni sulle alture finalmente occupate e qui c’è il momento più emozionante del diario, in cui i soldati vittoriosi sono su “una specie di anfiteatro favoloso”, appollaiati alla meglio, simili a “uno stormo di avvoltoi che si riposassero da qualche fantastico volo”.

Lo scrittore, colpito seriamente a un occhio, viene portato nelle retrovie. In ospedale riceverà la visita del generale Capello (già incontrato prima e di cui lascia un vivace ritratto) e della Duchessa D’Aosta. Le memorie dell’artista terminano con le parole inviate dall’amico Casati, anch’egli ferito ma felice per il successo dell’avanzata. Si tratta di un diario che racconta una vittoria, con enfasi e qualche momento di retorica, ma non senza umanità e partecipazione come quando in un bosco, accanto al corpo di un austriaco, Soffici trova un libro di Schopenhauer. L’ironia che fa riferimento alla fine del “lettore pessimista” diventa subito rispetto per la vittima: “Ma no, non era il momento di ridere. La morte in battaglia, è così vicina a tutti, che ci si sente portati a rispettarla anche nel nemico”. Poco prima, a proposito di un altro nemico caduto aveva scritto: “ (…) finché dura la battaglia, tutti siamo morti nell’animo”.

Un breve cenno sui fatti storici che sconvolsero l'altipiano sarebbe poi gradito per inquadrare il tutto ;)
 
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view post Posted on 22/8/2017, 23:35     +1   +1
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GURKHA

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Bel colpaccio
 
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view post Posted on 22/8/2017, 23:39     +1   +1   +1
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general

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Da http://www.artegrandeguerra.it/2012/06/kob...ttaglia-di.html scopro invece come fu accolto all'epoca della pubblicazione 1918

I libri del giorno del maggio 1918:

Sempre più si spera che la gente preferisca alle questioni inutili le buone notizie. Alla domanda, in questi tempi riudita più volte: credi tu che la guerra cambierà il gusto della gente e anche nell’arte apporterà grandi rivoluzioni? Si risponde intanto che Soffici è riuscito a scrivere un bellissimo libro di guerra; Soffici, spirito in tutto e per tutto modernissimo, ma saggio e vecchio dell’arte da quanto è vecchia la letteratura toscana. La vena di questo scrittore non fu mai altrettanto limpida e armonica. Prima della guerra questa sua vena aveva intoppato un ingorgo difficoltoso, forse per indulgenza a teorie d’arte troppo forzate e anguste, nel libro intitolato Simultaneità: chimismi lirici. Opera strana nella quale l’immota allucinazione di Stefano Mallarmé si sconnetteva in una minutaglia di riflessi e d’orchestrine che fuggivano ognuna per contro proprio. […] Venne la guerra, che sbalestrò gli uomini qua e là, e fece loro vedere più mondo. […] La vita riapparve intera, virente e precipitosa com’è, popolosa e tragica com’è. Soffici, da quel vero artista che è, non poteva trovare nessun irresolubile sul suo cammino che l’arte felicemente e subito non gli risolvesse. Gli oggetti e le persone nuove che gli capitarono sotto mano, gli aspetti della vita militare per lui nuova, i costumi, il gergo, la malizia dei soldati, l’accese subito di curiosità. E i lettori fedeli di lontano trassero un respiro di soddisfazione. L’acqua correva finalmente libera la sua china.
Antonio Baldini, I libri del giorno (maggio 1918)

e lo stesso autore nel 1920

Lo stesso Soffici, in un’intervista del 1920, dice qualcosa di analogo, esplicitando inoltre il suo desiderio di contattare un pubblico vasto, anche al di fuori della ristretta casta degli intellettuali:

«La guerra mi ha insegnato tante cose. E, prima tra tutte, che noi artisti eravamo su una falsa strada quando ci racchiudevamo nell’élites intellettuale senza guardare altro che alla nostra arte, senza pensare che al nostro io. […] Ho ritrovato un me stesso lontano, sono ritornato ad amare le cose semplici, i gesti parchi, le parole sostanziose. Il Kobilek segna il principio di questa mia rinascita; sentivo, scrivendolo, che non m’era possibile far delle frasi nel momento in cui, intorno a me, si moriva con tanta sublime rassegnazione. E appunto per questo Kobilek è un libro che tutti possono leggere.»
I libri del giorno (giugno 1920)

CITAZIONE (ONIDINO @ 23/8/2017, 00:35) 
Bel colpaccio

grazie ;)
 
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view post Posted on 23/8/2017, 06:03     +1   +1
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cristiano

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Letto grazie Cesira :thumb_yello:
 
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view post Posted on 23/8/2017, 06:11     +1   +1
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vedere gobbe comprare cammello

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Bellissimo l ultimo passo riportato!
 
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