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LA SPLENDIDA VILLA ROMANA DEI QUINTILI

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view post Posted on 15/6/2017, 17:35     +2   +1   +1
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GURKHA

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LA SPLENDIDA VILLA ROMANA DEI QUINTILI



Ultimamente abbiamo saputo che la Villa dei Quintili dell’Appia Antica era di nuovo in primo piano, grazie alla direttrice Rita Paris, che ha ripreso un nuovo progetto di scavo per rivelare i nuovi tesori della Villa, tra cui il luogo dove in passato era custodita la statua di Zeus tonante, oggi conservata nell’antiquarium adiacente. La direttrice Rita Paris ha approfittato della festa dell’Appia Day del 14 Maggio per presentare il nuovo progetto dello scavo, dal costo di 900 mila euro che avrebbe completato il quadro conoscitivo della villa. Due aree erano interessate, il circo ed il giardino in parte proprietà privata, dove dovrebbe trovarsi una grande area sacra. Dopo 8 mesi di lavoro seguiranno gli interventi di restauro. L’inaugurazione e‘ prevista per la fine del 2018.

Ora si cerca di informare la gente dello stato attuale della villa dopo i primi restauri.

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La villa si trova dopo il V°miglio della via Appia, si stende su una superficie di 1000 mq ed arriva fino all’Appia Nuova e si tratta di una delle più importanti ville romane. Edificata da due fratelli Quintili, Sesto Condiano Massimo e Sesto Valeriano Massimo, appartenenti ad una importante famiglia senatoriale degli Antonini, mandati a morte da Commodo con l’ingiusta accusa di una congiura nell’anno 182.

La villa fu sequestrata dal fisco imperiale per destinarla come abitazione dello stesso Commodo. Durante i numerosi scavi svolti dal settecento ad oggi sono state scoperte delle strutture superstiti che denunciano due fasi costruttive: la prima caratterizzata da un’opera laterizia, è databile intorno all’anno 150 d.C. e si riferisce al tempo dei primi proprietari, la seconda invece, è caratterizzata da un’opera listata, da attribuirsi alle modifiche portate da Commodo.

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Tutto il complesso si divide in cinque nuclei diversi, siti su un terreno mosso: Il primo è composto da una cisterna circolare di 29 m. di diametro a due piani e costruita in laterizio con contrafforti in opera reticolata e una serie di ambienti absidali attorno ad una sala quadrata.
La villa s’apriva sulla via Appia, dopo alcune strutture semplici appartenenti probabilmente a tabernae,con un ninfeo monumentale a due piani, formato da un’esedra semicircolare, con nicchie e una fontana centrale. All’inizio il ninfeo era separato dalla strada con un muro e più tardi fu dotato di un ingresso messo in evidenza da due colonne e pilastri laterizi ai lati.

Nel Medioevo i resti furono inglobati in un castello dei Conti del Tuscolo, del quale si possono ancora ammirare molti ruderi ed una bella loggia costruita dagli Astaldi tra XII° e il XIII° secolo. Sulla parte posteriore del ninfeo si trova un “peristilio” o giardino porticato, (ridotto ai nostri giorni ad un semplice prato), della lunghezza di 300m. e dopo la demolizione del muro di cinta di circa 100m. di larghezza.

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Lo specchio d’acqua dell’acquedotto derivato dall’Anio Novus che riforniva la villa appoggiava sul muro di cinta del lato sud- orientale.

Probabilmente i due padiglioni circolari degli angoli meridionali e occidentali furono aggiunti in un secondo tempo.

Il quartiere termale si trovava verso nord e aldilà del giardino, era composto da un sala rettangolare di m. 13.50x 11.60, con delle pareti aperte da finestroni su due piani (attualmente le pareti sono conservate per un’altezza di 14 m.). Al centro una vasca
originariamente rivestita di marmo, era seguita da una grandissima sala rotonda, del diametro di 36m., che era probabilmente scoperta e adibita a piscina.

Il nucleo residenziale della villa era situato nella zona ad oriente, purtroppo i ruderi rimasti sono molto scarsi ed a livello delle fondazioni, si può notare un ampio cortile ed i resti di una sala ottagonale. Sul versante sud-orientale s’estendeva un ampio giardino di una lunghezza di 400 m. per una larghezza variabile tra 90 e 115 m.

Un altro giardino a forma di circo è probabilmente da identificarsi con un ippodromo, aggiunto alla villa in tempi più avanzati.

Dobbiamo segnalare che sulla cisterna circolare del primo nucleo fu edificato durante il Medioevo il Casale di Santa Maria Nuova.

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L’ACQUEDOTTO DEI QUINTILI di Marcello Zalonis

La villa era cosi importante che l’acqua di cui aveva bisogno era fornita da un acquedotto che si sviluppava con circa 120 arcate a tutto sesto sulla destra della via Appia nuova, all’altezza del Casale di Tor di Mezza Via, snodandosi per circa 700 metri a circa VII miglio dell’Appia Antica dove si trovava il condotto sotterraneo di alimentazione.

Probabilmente una diramazione dell’acquedotto dell’Anio Novus o forse poteva essere alimentato direttamente dalla grande piscina al VII miglio della Via Latina, nella zona dell’Ippodromo della Capannelle. L’acquedotto è una struttura in conglomerato cementizio ad arcate su piloni e ghiere di scarico in mattoni e piloni di forma quadrangolare, e poggiata su uno fondazione di tipo rettilineo.

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La demolizione dello specchio d’acqua, l’abbattimento di alcune arcate e la richiusura di alcune luci degli archi, potrebbero ricondurci al campo fortificato realizzato durante l’ultima guerra gotica delle milizie di Vitige (537 d,C) che assediando Roma, chiusero con terra e pietre anche le arcate di certi tratti degli acquedotti Claudio e Marcio per realizzare un fortilizio con non meno di settemila combattenti, alfine di bloccare l’afflusso di rifornimenti dell’acqua all’Urbe della via Appia e anche della via Latina tranciando gli acquedotti che non furono più ripristinati, interrompendo definitivamente il flusso idrico della città di Roma. (Guerra Gotica). Proprio per effetto dei crolli di piloni e arcate, il monumento oggi è diviso in varie parti. L’intervento di consolidamento che era stato iniziato nel 2015 è tutt’ora in corso compreso anche il suo restauro.

La direttrice del nuovo parco archeologico dell’Appia Antica Rita Paris, che aveva già curata la stessa zona, ci ha informati che il prezzo del restauro dell’acquedotto sarebbe costato 700.000 euro. Purtroppo la maggiore parte dei terreni che si trovano nella zona dell’Acquedotto appartengono ai privati e cosi si cercherà di ricucire i vecchi accordi con i vari proprietari per migliorare il percorso dell’Appia Antica.

Autore Marcello Zalonis

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APPROFONDIMENTI:

Da https://it.wikipedia.org/wiki/Villa_dei_Quintili

La Villa dei Quintili è un sito archeologico situato a Roma, tra il V miglio di via Appia Antica e il settimo chilometro di via Appia Nuova.

La villa sorse lungo l'Appia Antica, dove affacciava l'ingresso monumentale, estendendosi verso nord sul poggio creato da una lingua di lava proveniente da antiche eruzioni del Vulcano Laziale, fino al corso d'acqua torrentizio (detto - ancor oggi - Fosso dello Statuario) che l'erosione aveva scavato ai suoi piedi.

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Dai bolli laterizi rinvenuti, il nucleo della villa è databile alla tarda età adrianea, cioè alla prima metà del II secolo. I nomi dei proprietari sono stati rilevati dalle condutture in piombo (fistulae aquariae) su cui erano incisi. Si trattava dei due fratelli Sesto Quintilio Condiano e Sesto Quintilio Valerio Massimo, nobili, colti, consoli entrambi nel 151, e grandi proprietari fondiari. Tenuti in grande onore da Antonino Pio e Marco Aurelio, la loro ricchezza e fortuna suscitò l'avidità di Commodo, che li accusò di aver congiurato contro di lui e nel 182-183 li fece uccidere, appropriandosi dei loro beni.

La grande proprietà divenne così una villa imperiale. Funzione che sembra aver mantenuto, stando alla datazione dei restauri e ad iscrizioni, citazioni e ritratti, fino all'imperatore Tacito, cioè fino a tutto il III secolo.

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Il complesso rimase poi parzialmente in uso fino al VI secolo (sono stati ritrovati bolli laterizi dell'epoca di Teodorico). Al periodo alto-medioevale sono attribuibili ulteriori tracce di utilizzo consistenti in ceramiche e sepolture individuate in alcuni ambienti della villa.

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Come accadde per tutte le antiche proprietà imperiali, il fundus dei Quintili passò nei secoli in proprietà di varie istituzioni ecclesiastiche: nel X secolo lo troviamo citato nel patrimonio del monastero di Sant'Erasmo al Celio, poi, dal XII, in quello di Santa Maria Nova (oggi Santa Francesca romana). La tenuta - che veniva detta anche Roma Vecchia, forse per l'imponenza dei ruderi - passò poi (alla fine del Settecento) in proprietà dell'Ospedale del Santissimo Salvatore ad Sancta Santorum (oggi Ospedale di San Giovanni in Laterano), e nel 1797 fu venduta dal Monte di Pietà, che gestiva i beni dell'Ospedale, a Giovanni Raimondo Torlonia, al quale Pio VI fornì qualche anno dopo anche l'omonimo marchesato, appositamente creato.

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Lungo le vie consolari, come è noto, i Romani costruivano le loro tombe. La villa dei Quintili sorse in un luogo storicamente prestigioso, all'altezza delle due antiche tombe a tumulo attribuite dalla tradizione agli Orazi e ai Curiazi. Accanto al fundus da loro acquistato - confinante con quello di Erode Attico - era situata tra le altre la sepoltura di Tito Pomponio Attico, l'amico di Cicerone. Fu forse per questa ragione che il primo reperto di cui si ha notizia, il sarcofago contenente le spoglie di una fanciulla in ottimo stato di conservazione trovato nel 1485 presso il casale tenuto dai frati di Santa Maria Nova, fu ritenuto essere quello di Tulliola, la figlia di Cicerone, ed esposto al Palazzo dei Conservatori finché non si dovette seppellirlo nuovamente.

Fino alla fine del Settecento questi terreni fecero parte, come si è visto, del patrimonio immobiliare ecclesiastico. Erano i monasteri insediati nel luogo o, più tardi, direttamente la Camera Apostolica, ad autorizzare a proprio insindacabile giudizio l'uso dei materiali disponibili o ritrovati in loco e gli eventuali scavi.

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Di scavi finalizzati al ritrovamento di opere d'arte, autorizzati dalla Camera Apostolica, si ha notizia a partire da papa Clemente XIII (cioè da metà del Settecento): attorno al Grand Tour fiorì infatti anche una fitta attività di appropriazione o commercializzazione di reperti archeologici, e l'interesse principale dell'amministrazione pontificia per questi reperti era ancora di natura prevalentemente commerciale. Su questi primi reperti, sulla loro destinazione e perfino sull'esatto sito dei ritrovamenti si hanno informazioni scarse e vaghe, anche perché all'epoca nel toponimo Roma Vecchia erano compresi vasti territori fino alla via Prenestina (Tor de' Schiavi - Villa Gordiani).

Diverse campagne di scavo furono intraprese tra il 1783 e il 1792 per volontà di Pio VI, allo scopo di arricchire il Museo Pio-Clementino, fondato dal suo predecessore Clemente XIV. Tra le sculture più note rinvenute in questo periodo, attualmente conservate tra i Musei Vaticani, la Gliptoteca di Monaco, il Louvre e collezioni private, si collocano la cosiddetta Afrodite Braschi e due esecuzioni del Fanciullo con l'oca. Di questo gruppo, al moderno Antiquarium della Villa è stato conferito un alabastro cristiano recante l'ἰχϑύς, proveniente dagli scavi del 1792 e già al Museo Kircheriano.

Con il passaggio ai Torlonia della tenuta, nel 1797, furono ripresi scavi sistematici e tutti i ritrovamenti andarono ad arricchire la collezione privata della famiglia .

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Tra il 1828 e il 1829 gli scavi furono condotti da Antonio Nibby (che fece anche un rilievo topografico delle emergenze archeologiche della tenuta a quel momento), concentrandoli attorno ai ruderi più evidenti, tra le aule termali e il cosiddetto Teatro marittimo. Emersero da queste ricerche, fra l'altro, due colonne in marmo cipollino che il Valadier utilizzò per la nuova facciata del Teatro Tordinona, anch'esso di proprietà dei Torlonia. Altri scavi furono effettuati tra il 1834 e il 1840, dei cui ritrovamenti si hanno però pochissime notizie.

Alessandro Torlonia promosse un nuovo ciclo di ricerche tra il 1850 e il 1856, affidandole a Giovanni Battista Guidi. Siccome il governo pontificio stava facendo eseguire scavi e sistemazioni sull'Appia Antica da Luigi Canina , questa compresenza creò alcuni conflitti. Il contenzioso si risolse con la chiusura del cantiere del Canina e la concessione di alcuni reperti al governo da parte del Guidi "come ornamento e arredo della via Appia".

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L'unità d'Italia diede nuovo impulso alla valorizzazione degli aspetti storico-archeologici di Roma antica. In questo contesto si procedette fra l'altro al ripristino del Ninfeo della Villa prospiciente l'Appia Antica, nell'aspetto che oggi presenta. Il sito fu inoltre analiticamente rilevato, topografato e anche fotografato da Thomas Ashby tra il 1899 e il 1906.

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Durante gli anni venti del Novecento furono fatte nuove scoperte, del tutto casuali: le grandi statue acefale di Apollo citaredo e di Artemide, oggi al Museo nazionale romano a Palazzo Massimo, e - nel 1929 - i resti di una villa rustica al km 7 della via Appia. La qualità delle sculture ritrovate nei pressi ha fatto considerare questo impianto come pertinente anch'esso alla Villa dei Quintili. I reperti sono esposti nell'Antiquarium della villa.

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Nel 1998-2000 è stata condotta una campagna di interventi sistematici (promossa dalla Soprintendenza ai Beni Archeologici di Roma, dott.ssa Rita Paris-arch. Piero Meogrossi, e condotta dagli archeologi Riccardo Frontoni e Giuliana Galli), tesa ad esplorare ulteriormente e a rendere visitabili le emergenze principali della villa. Con l'occasione, sono emersi nuovi ambienti dell'area di residenza privata e parte dell'area di rappresentanza, e si è resa più evidente l'interconnessione tra i vari spazi.

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La Soprintendenza ha successivamente promosso altre due campagne di scavo, una tra il 2002 ed il 2004, l'altra tra il 2007 ed il 2009 (archeologi dott. Riccardo Frontoni, Giuliana Galli, Carmela Lalli, Barbara Pettinau) che hanno riportato alla luce una grande porzione dei giardini porticati, di un'altra grande parte dell'area di rappresentanza e delle stanze del tepidarium tra le due aule termali del calidario e del frigidario. Tra l'Appia e l'area centrale sono state scavate le estremità dello xystus, lungo quasi 300 metri. Dal grande ninfeo sull'Appia Antica proviene la statua della Niobe, oggi esposta nell'antiquarium.

Nel 2011 è stata utilizzata dal regista Woody Allen per le riprese del film "To Rome with love", quale esempio di architettura termale dell'Antica Roma.

Come già indicato, la villa sorge in un sito assai particolare, su una sorta di promontorio di rocce vulcaniche molto ventilato, aperto verso la pianura romana. Oggi, dall'alto dei ruderi degli ambienti di rappresentanza si scorge il dilagare della periferia metropolitana; è ancora riconoscibile, tuttavia, il paesaggio storico della campagna romana, di pianura leggermente ondulata, disboscata da millenni, fisiologicamente destinata a latifondo, pascolo e allevamento brado.

In antico l'accesso avveniva dall'Appia (antica), all'altezza dei tumuli degli Orazi e Curiazi, attraverso il ninfeo monumentale; un ingresso moderno dall'Appia antica è in corso di ripristino (2015). L'ingresso principale moderno, invece, più agevole sia dal punto di vista stradale che del trasporto pubblico, avviene dal lato destro della Via Appia Nuova, poco prima dell'Ippodromo delle Capannelle. È da questa parte che i grandi ruderi si presentano più imponenti, ben visibili anche per chi passa velocemente lungo la statale - impostati sul leggero rialzo che guarda verso il Fosso dello Statuario. Nella descrizione delle strutture architettoniche partiremo quindi da questo ingresso.

Fonti:

https://it.wikipedia.org/wiki/Villa_dei_Quintili

http://roma.repubblica.it/cronaca/2010/11/...intili-9324897/

www.viaappiaantica.com/2014/04/09/villa-dei-quintili/

www.romasegreta.it/rubriche/via-app...i-quintili.html

Edited by ONIDINO - 28/9/2022, 00:05
 
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Bellissimo articolo Dino, assolutamente consigliata la visita al complesso e all'Antiquarium attiguo.
 
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CITAZIONE (76Dan @ 16/6/2017, 17:15) 
Bellissimo articolo Dino, assolutamente consigliata la visita al complesso e all'Antiquarium attiguo.

Anche questa stupenda area.....e' a me sconosciuto---e pensare che non e' neanche lontanissima da casa mia :o:
 
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