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SAN DOMENICO proviamo a far chiarezza

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view post Posted on 8/6/2017, 08:20     +5   +1   +1
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sergent

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Come promesso, dopo il post sulla votiva di Pisistrato :
https://metaldetectorhobby.forumfree.it/?t=74497658
in cui si è accennato all’esistenza dei due S. Domenico, e sull’errore che spesso si riscontra di accoppiare l’effige del Guzman con l’epigrafe del Sora, cerco di far chiarezza sull’argomento.

In questo post oltre a trascrivere la vita dei S. Domenico di Guzman e S. Domenico di Sora,riporto anche la storia dell’immagine di S. Domenico di Guzman a Soriano.
Tre diverse epigrafi per tre diverse devozionali coniate nei secoli: quelle del Guzman per la maggior parte delle volte raffigurato di profilo con il giglio e il Vangelo nelle mani;
quelle del Sora raffigurati il Santo in piedi con i serpenti;
le devozionali dell’immagine di S. Domenico a Soriano che raffigurano il Santo di fronte con giglio e Vangelo nelle mani.
Ma a ben guardare,se ne può inserire un quarto tipo, le medagliette dove all’icona del Guzman e alla Madonna del Rosario si accosta l’epigrafe del Sora.

Testi tratti da www.santiebeati.it e www.it.wikipedia.org

SAN DOMENICO DI SORA

San Domenico abate, meglio conosciuto come San Domenico da Foligno oppure San Domenico di Sora, in latino Dominicus de Sora e Dominicus Confessoris (Foligno, 951 – Sora, 22 gennaio 1031), è stato un abate italiano, riformatore della vita monastica a cavallo tra il X e l'XI secolo.
Biografia
La terra d'origine di Domenico ed il periodo storico incisero profondamente nell'attività religiosa del monaco benedettino; vissuto a cavallo dell'anno 1000, quando in Italia, proprio nell'Umbria spoletina, iniziavano a delinearsi i due diversi tipi di incastellamento che avrebbero poi reso effettive le cause della lotta cittadina fra guelfi e ghibellini, mosse la sua attività di predicatore, fondatore di cenobi e di riformatore dei costumi nell'area geografica dell'ex Ducato di Spoleto e del romano Comitatus Campaniae (Umbria, Lazio, Abruzzo, Molise), operando prevalentemente nell'Appennino Abruzzese e in Ciociaria, da nord verso sud, fino alla Campania e alla Terra di San Benedetto. Le esperienze che i suoi biografi riportano, per cui è venerato come santo dalla Chiesa cattolica, sono ricordate come esempio di virtù monastiche, obbedienza e devozione religiosa, impegno civile, nonché per la vocazione mistica e taumaturgica della sua predicazione; gli si attribuiscono infatti anche vari miracoli. Nacque a Foligno nel 951, da Giovanni ed Apa.

Formazione culturale e religiosa
Fu affidato sin da fanciullo ai monaci benedettini di San Silvestro Curasero, dove seguì regolarmente gli studi di retorica, musica ed aritmetica, entro i dettami della Regola di San Benedetto. Quando giunse a maturità, iniziò il suo percorso spirituale in Sabina, dove l'abate Donnoso stava realizzando un monastero dedicato alla Madre di Dio nel luogo dove un tempo esisteva un simulacro del dio Ammone, perciò chiamato dopo l'evangelizzazione dei pagani Petra Demone, e là per la prima volta sperimentò l'isolamento di un romitorio. Nel 974 prese i voti e divenne effettivamente monaco benedettino ed infine sacerdote, quando forse venne inviato da Donnoso in Campania, a Montecassino (nel monastero che rinasceva sotto la gestione di Aligerno), o più probabilmente maturò la vocazione all'ascesi degli eremi nella sola Sabina.

Predicazione e attività monastica
Luigi Tosti e con lui Atanasio Taglienti, nelle loro ricostruzioni della vita di Domenico, ipotizzano che il santo coltivò a Montecassino quegli studi che la regola benedettina prescriveva per la formazione spirituale dei monaci, fra cui, oltre ad un più profondo incontro con i classici, gli esercizi della solitudine e la predicazione volgare. La sua attività monastica riscosse così subito fama presso le popolazioni e il clero cittadino, e quindi al soggiorno cassinate sarebbe seguito, per volontà stessa del monaco, un lungo periodo di ritiro ai confini del territorio farfense, là dove aveva trascorso il suo noviziato, attirando anche questa volta l'interesse del popolo, dei contadini, dei pastori e dei signori locali. Di nuovo a Petra Demone, ebbe l'autorizzazione da papa Giovanni XV per costruire il suo primo monastero, con l'appoggio del feudatario Uberto, che amministrava il latifondo dei Crescenzi in Sabina, allora in lotta contro i monaci di Farfa. In un'epoca in cui le attività monastiche erano fortemente influenzate dalle numerose ricostruzioni rurali, l'opera di Domenico fu sostenuta dal potere laico che beneficiava della produzione economica dei nuovi cenobi per sostenere l'insediamento di nuova popolazione nelle valli appenniniche e il cosiddetto «incastellamento». Il monastero fu dedicato a San Salvatore, oggi conosciuto come San Salvatore minore, e ne fu abate fino alla nomina del suo successore, un tale Costanzo.
Dopo questa prima esperienza, in Sabina incontrò Giovanni, monaco che fu suo fedele seguace e suo biografo, con cui riprese la vita solitaria, fondando diversi eremi e, con il sostegno economico dei potenti locali (magnatibus terrae) Credenderio e Zatterio, un monastero dedicato alla Santissima Trinità, sul monte detto Pizzi. Qui poi, presso un indeterminato fiume «Aventino» (iuxta flumen Auentinum), che probabilmente è il Velino o un suo affluente, o un affluente del Farfa, i due feudatari gli commissionarono la costruzione di un altro monastero, intitolato alla Madre di Dio.

Domenico in Abruzzo e Molise
La vicinanza ai Crescenzi di Roma lo portò a conoscere i conti dei Marsi, Teodino, Berardo e Oderisio. Costoro erano i diretti discendenti di Rainaldo dei Marsi, figlio di Doda e Berardo Francesco, il quale era stato nominato conte dei Marsi da Ugo di Provenza, che, tramite la moglie Marozia, era indirettamente imparentato con i Crescenzi e con gli ultimi duchi di Spoleto. In quest'epoca le famiglie romane acquisivano ampi poteri nella Marsica, vista anche la crisi in cui precipitò Montecassino ai tempi della seconda distruzione e la successiva lenta ricostruzione del 949. Domenico si trovò in un contesto molto delicato quindi, dove da una parte l'ordine cassinese che cercava di ricostruire il suo ampio patrimonio fondiario in Abruzzo veniva osteggiato dai feudatari locali e dall'aristocrazia senatoria romana, dall'altra invece le politiche religiose dei feudatari sembravano più indirizzate verso il sostegno di strutture monastiche giuridicamente assoggettate alle signorie locali, non in grado di costituire entità feudali autonome né di disporre di proprie strutture militari, come era stato fino ad allora per i centri della Terra di San Benedetto.
L'area scannense fu quindi sede della nuova attività religiosa di Domenico, a seguito di una concessione territoriale di Oderisio nell'attuale territorio di Villalago, località Prato Cardoso, dove il santo, con il suo discepolo Giovanni, si ritirò in preghiera e per diffondere la regola di San Benedetto. Attorno al 1000 la missione di Domenico si concretizzò nella realizzazione del monastero noto come San Pietro de Lacu, da cui poi si sviluppò con l'afflusso di coloni e laici, il primo nucleo di Villalago, oggi in località Villavecchia, e nella fondazione di un eremitaggio stabile in località Plataneta dedicato alla Trinità (oggi Lago di San Domenico). I conti concessero ai monaci ampi possedimenti, cosicché presso il lago di Scanno si fronteggiavano all'epoca da una parte i cenobi benedettini originari delle Acquevive e di Collangelo (tutti a dedicazione micaelica), dall'altra le nuove fondazioni di Domenico a Villalago.

Una situazione simile a quella scannense si verificò anche nell'attuale Molise, per le stesse ragioni politico-religiose, presso l'attuale San Pietro Avellana, dove l'eremita fu richiamato da Borrello, conte di Sangro, e quindi impegnato dal 981 nella costruzione di un monastero, contribuendo al ripristino della presenza stabile del clero e alla nuova evangelizzazione del Sannio volturnense, dove le strutture religiose erano ampiamente decadute a seguito delle invasioni saracene e della distruzione di San Vincenzo al Volturno del IX secolo. In quest'area in particolare la fondazione di Domenico ebbe carattere molto più localistico e feudale e si affiancò alle ricostruzioni volturnensi sostenute dal potere imperiale. Fu primo abate tale Pietro.

Domenico in Campania
Le fonti tradizionali non dicono nulla sulle cause del viaggio di Domenico in Campania ed adducono come motivo della nuova missione l'ispirazione divina, arrivata per mezzo di una guida angelica. Il Comitatus Campaniae (così si chiava l'amministrazione feudale della Campagna di Roma) però, prima dell'arrivo del predicatore, era stato teatro della lotta, come lo era stata la Sabina, tra i Crescenzi e i nobili locali, che detenevano il titolo di comes Campaniae. Il contrasto nel 969 arrivò al punto che il conte di Campania, Roffredo I di Veroli si schierò con il praefectus Urbis ribelle Pietro, contro Giovanni XIII, che favoriva i Crescenzi romani, riuscendo però sconfitto. Così, benché le agiografie dimentichino completamente il contesto politico in cui operò il santo, risulta evidente la connessione tra la sua attività e la nobiltà romana: Domenico si insediò infatti proprio in quel tratto dei monti Ernici al confine tra il territorio di Veroli e la Contea dei Marsi, località che erano state teatro della capitolazione dei campanini ribelli a Giovanni XIII.

Per tre anni visse qui in una grotta del Monte Porca, un'appendice del Monte Rotonaria, finché non divenne celebre per il suo carisma e per la sua predicazione anche tra i pastori campani e i nobili locali.Poi, con l'aiuto di alcuni monaci cassinesi, edificò un monastero beneficiando di una donazione del comune di Vico, attorno al 987, dedicato a San Bartolomeo, dove insediò una comunità monastica sotto la direzione di tale Alberto.L'area è oggi nota come Trisulti, e a poche centinaia di metri dal monastero fondato dal Santo è poi sorta l'omonima Certosa di Trisulti. Iniziò da qui poi una nuova campagna missionaria, incentivata dalla maggiore vicinanza a Roma e dalla maggiore disponibilità di appoggi politici entro i confini dello Stato Pontificio, che ancora non aveva un'identità giuridica uniforme. Ancora una volta il legame con i Crescenzi, allora l'unica forza politica in grado di intervenire incisivamente nel Comitatus Campaniae, permise a Domenico di continuare l'opera monastica: Amato, comes Signae, vicino, per via del nipote Gregorio, sposo di Maria di Rogasia dei Crescenzi, alla nobile famiglia romana,, richiamò il santo sui monti Lepini, presso la cima del «Cacume», dove gli commissionò la costruzione di un monastero dedicato all'Arcangelo Michele. Domenico affidò il luogo sacro a tale Cofredoo Pietro.
Secondo Alberico il monaco tornò poi in rapporti con i conti dei Marsi, di cui erano parenti i signori di Sora, e qui si spostò per fondare diversi monasteri. La Vita prima o «Vita di Giovanni», prima di descrivere l'incontro con i nobili sorani, ricorda l'episodio della fondazione di un altro romitorio dedicato alla Vergine Maria, dove il santo avrebbe dimorato per due anni, ad flumen qui Flaternus vocatur.

Abbazia di San Domenico a Sora
Grazie a una donazione del conte Pietro Rainerio, signore di Sora, fondò sui resti della villa natale di Marco Tullio Cicerone l'abbazia di Maria SS. Assunta oggi co-intitolata a S. Domenico abate dove morì nel 1031 e vi è sepolto.

Culto
Venerato a Sora e nel frusinate, è considerato guaritore dai morsi dei serpenti. A Cocullo (L'Aquila), il primo di maggio, la statua del Santo è portata in processione coperta di serpenti.

Il santo viene ricordato il 22 gennaio.

Tradizioni popolari
Tradizioni popolari si svolgono a Sora (Pascarella), a Cocullo e nella Valle del Sagittario. La prima domenica del mese di Maggio, inoltre, a Pretoro (CH) c'è la festa in suo onore in cui si ricorda il Miracolo di San Domenico e il lupo, avvenuto proprio in paese. La festa è caratteristica anche per la premiazione dei serpenti di varie specie portati da tutti i pretoresi come fossero preziosi gioielli in onore del loro santo protettore.

Protettore contro il morso dei serpenti e quello dei cani idrofobi, contro tempesta e grandine e contro il mal di denti e la febbre

Medaglie di San Domenico di Sora:



SAN DOMENICO DI GUZMAN

Domenico di Guzmán, Domingo o Domínico in spagnolo (Caleruega, 1170 – Bologna, 6 agosto 1221), è stato un presbitero spagnolo, fondatore dell'Ordine dei frati predicatori, proclamato santo nel 1234.

Biografia
Era figlio di Felice di Guzmán e di Giovanna d'Aza, di famiglia agiata, anche se non esistono testimonianze certe che discenda dalla nobile famiglia dei Guzmán. Alla nascita venne battezzato con il nome del santo patrono dell'abbazia benedettina di Santo Domingo de Silos situata a pochi chilometri a nord del suo paese natale.

Inizialmente fu educato in famiglia, dallo zio materno l'arciprete Gumiel de Izan; fu poi inviato, all'età di quattordici anni, a Palencia, dove frequentò corsi regolari di arti liberali e teologia per dieci anni. Qui venne a contatto con le miserie causate dalle continue guerre e dalla carestia. Domenico, che nella pietà popolare cattolica è conosciuto per aver avuto sentimenti di compassione fin dall'età giovanile per la sofferenza altrui, durante una di tali carestie, forse intorno al 1191, vendette quanto in suo possesso, incluse le sue preziose pergamene (un grande sacrificio in un'epoca in cui non era stata ancora inventata la stampa), per dare da mangiare ai poveri, affermando: "Come posso studiare su pelli morte, mentre tanti miei fratelli muoiono di fame?".

Terminati gli studi, all'età di 24 anni seguì la sua vocazione ed entrò tra i canonici regolari della cattedrale di Osma. Qui venne consacrato sacerdote dal vescovo Martino di Bazan, che stava riformando il capitolo secondo la regola agostiniana, con l'aiuto di Diego d'Acebo (o Acevedo). Diego fu eletto vescovo nel 1201, e nominò Domenico sottopriore; e quando il vescovo Diego, nel 1203, fu inviato in missione diplomatica in Danimarca dal re Alfonso VIII di Castiglia per prelevare e accompagnare una principessa promessa sposa di un principe di Spagna, il sottopriore Domenico fu invitato ad accompagnare il vescovo Diego.

Il contatto vivo coi fedeli della Francia meridionale (dove era diffusa l'eresia dei càtari) e l'entusiasmo delle cristianità nordiche per le imprese missionarie verso l'Est, costituirono per Diego e Domenico una rivelazione. Di ritorno da un secondo viaggio in Danimarca, scesero a Roma (1206) e chiesero a papa Innocenzo III di potersi dedicare all'evangelizzazione dei pagani. Ma Innocenzo III orientò il loro zelo missionario verso quella predicazione nella Francia meridionale, la regione dove erano più attivi i càtari, missione dal pontefice ardentemente e autorevolmente promossa fin dal 1203. I due accettarono e, nel 1206, furono inviati missionari in Linguadoca, e Domenico continuò anche quando si dissolse la legazione pontificia e pure dopo l'improvvisa morte di Diego (30 dicembre 1207).

La permanenza in Linguadoca
San Domenico rimase in Linguadoca a Prouille, nel paese dei Catari, come missionario, per oltre dieci anni (1205-1216), collaborando col vescovo di Tolosa, Folchetto di Marsiglia, e come legato papale cercò sempre di convertire gli eretici con semplici riconciliazioni. Solo una volta Domenico è citato tra coloro che assistevano al rogo degli eretici. La sua attività di apostolato era imperniata su dibattiti pubblici, colloqui personali, trattative, predicazione, opera di persuasione, preghiera e penitenza, appoggiato in questa sua opera da Folchetto, che lo nominò predicatore della sua diocesi.

San Domenico inoltre si convinse immediatamente che bisognava anche dare l'esempio e vivere in umiltà e povertà come gli albigesi, e pian piano maturò anche l'idea di un ordine religioso. Iniziò con l'istituzione di una comunità femminile che accoglieva donne che avevano abbandonato il catarismo, e questa comunità di religiose domenicane esiste ancora oggi. A Domenico si avvicinavano anche uomini, ma questi resistevano poco al rigoroso stile di vita da lui preteso per testimoniare con l'esempio la fede cattolica tra i càtari. Alla fine però riuscì a riunire un certo numero di uomini idonei e motivati che condividevano i suoi stessi ideali, istituendo un primo nucleo stabile e organizzato di predicatori.

Nel 1209, in occasione dei massacri compiuti dai Crociati (particolarmente feroce fu quello compiuto dopo la conquista di Béziers), che non badarono all'età e al sesso e, nella loro furia, arrivarono a colpire perfino i cattolici, Domenico si distinse nel biasimare severamente tali azioni scellerate.

L'apparizione della Madonna e la consegna del rosario
Nel 1212 San Domenico, durante la sua permanenza a Tolosa, dal racconto del beato Alano della Rupe, ebbe una visione della Vergine Maria e la consegna del rosario, come richiesta a una sua preghiera per combattere l'eresia albigese senza violenza. Da allora il rosario divenne la preghiera più diffusa per combattere le eresie e nel tempo una delle più tradizionali preghiere cattoliche.

Secondo il racconto del Beato Alano della Rupe, nel 1213-1214 san Domenico, mentre predicava in Spagna con il suo confratello fra Bernardo, venne rapito dai pirati. La notte dell'Annunciazione di Maria (25 marzo) una tempesta stava facendo naufragare la nave su cui si trovavano coi pirati, quando la Madonna disse a Domenico che l'unica salvezza dalla morte certa per l'equipaggio era dire sì alla sua Confraternita del Rosario. Essi accettarono e il mare si calmò: secondo questo racconto furono dunque i pirati i primi membri della Casa di Maria che è la Confraternita.

In occasione di un viaggio a Roma, nell'ottobre 1215, per accompagnare il vescovo Folchetto, che doveva partecipare al Concilio Laterano IV, Domenico avanzò la proposta a Innocenzo III di un nuovo ordine monastico dedicato alla predicazione. Egli trovò grande disponibilità nel Papa che l'approvò verbalmente. Ma seguendo i canoni conciliari, da lui stesso promulgati (Conc. Laterano IV can. 13), propose di non fare una nuova regola, bensì prenderne una già approvata (S. Benedetto, S. Basilio, S. Agostino).

Nel 1215 Domenico, per i suoi seguaci, prima ricevette in dono la casa in Tolosa di Pietro Cellani, divenuto anche lui predicatore, poi ricevette da Simone IV di Montfort il castello di Cassanel. Domenico non prendeva parte alla Crociata, ma metteva nei suoi compiti la conversione degli eretici. Seguendo il consiglio di papa Innocenzo, coi suoi sedici seguaci scelse la regola di Sant'Agostino, ma con delle "Costituzioni" adatte al suo particolare apostolato della parola e dell'esempio.


Fondazione dell'ordine dei Frati Predicatori
Il 22 dicembre 1216 papa Onorio III conferì l'approvazione ufficiale e definitiva all'ordine fondato da Domenico. Ottenuto il riconoscimento ufficiale, l'ordine crebbe e già l'anno dopo, nel 1217, fu in condizione di inviare monaci in molte parti d'Europa, in particolare nella penisola iberica e nei principali centri universitari del tempo; a Parigi[6] e a Bologna, dove si recò egli stesso. Subito incontrarono opposizioni da parte dei vescovi locali, che furono superate dalla bolla papale dell'11 febbraio del 1218, che ordinava a tutti i prelati di dare assistenza ai domenicani.

A Bologna, l'eloquenza di Reginaldo d'Orléans a favore del nuovo ordine stimolò un notevole e vasto sostegno ai seguaci di Domenico Guzmàn, i quali ricevettero notevoli donazioni; Reginaldo avrebbe voluto accettare, ma Domenico le rifiutò, perché desiderava che i suoi confratelli non avessero proprietà e vivessero di elemosina.

Nel 1220 e nel 1221 Domenico presiedette personalmente a Bologna ai primi due Capitoli Generali destinati a redigere la magna carta e a precisare gli elementi fondamentali dell'Ordine:

predicazione,
studio,
povertà mendicante,
vita comune,
legislazione,
distribuzione geografica,
spedizioni missionarie.
Sfinito dal lavoro apostolico (stava preparando una missione in Cumania e per questo studiava la lingua di quel popolo) ed estenuato dalle grandi penitenze, Domenico morì il 6 agosto 1221, nel suo amatissimo convento di Bologna (Basilica di San Domenico), in una cella non sua, perché lui, il fondatore, non l'aveva, circondato dai suoi frati, cui rivolgeva l'esortazione «ad avere carità, a custodire l'umiltà e a possedere una volontaria povertà».

Culto
Domenico fu canonizzato da papa Gregorio IX il 13 luglio 1234 nella Cattedrale di Santa Maria Assunta a Rieti. Attualmente è celebrato il giorno 8 agosto.

Il suo corpo, dal 5 giugno 1267, è custodito in una preziosa arca marmorea, presso l'omonima basilica di Bologna.


L'Arca di San Domenico
A Roma, nel chiostro del convento della Basilica di Santa Sabina all'Aventino, è presente una pianta di arancio dolce che secondo la tradizione domenicana, san Domenico portò dalla Spagna. La notorietà delle numerose leggende miracolistiche legate alle sue intercessioni fecero accorrere al suo sepolcro fedeli da ogni parte d'Italia e d'Europa, mentre i fedeli bolognesi lo proclamarono «Patrono e Difensore perpetuo della città».

In occasione del VII centenario della morte il 29 giugno 1921 papa Benedetto XV dedicò alla figura di san Domenico l'enciclica Fausto Appetente Die.

Nel 1963, Sœur Sourire, la cantante monaca domenicana belga, raggiunse il primo posto nella classifica delle hit parade degli Stati Uniti con la canzone su san Domenico, Dominique.

ATTRIBUTI: stella in fronte o sul capo, giglio, cane, Vangelo, bandiera o stendardo, rosario, croce, libro

Medaglie di S. Domenico di Guzman:






IMMAGNE DI SAN DOMENICO IN SORIANO

San Domenico in Soriano
25 settembre, commemorazione
Nella notte del 15 settembre 1530, la Vergine Maria, insieme a s. Maria Maddalena e a s. Caterina d'Alessandria, apparve a fra Lorenzo da Grotterìa, nella chiesa dei Domenicani a Soriano Calabro, consegnandoli una tela raffigurante s. Domenico, perché fosse esposta al culto. Gli eventi del 1530 furono sottoposti a processo canonico nel 1609. Urbano ve ne autorizzò la festa liturgica. La miracolosa effigie rimase incolume tra le macerie del convento, crollato con il terremoto del 1783. La devozione di questa "celeste immagine" si è difffisa in Italia, in Europa e in tutto il mondo fino all'Estremo Oriente e ha fruttato nel corso dei secoli la conversione di molti peccatori.



Intervista con Martino Michele Battaglia, dottore di ricerca in Scienze psicologiche e antropologiche presso l’Università degli Studi di Messina
14 SETTEMBRE 2014 ANNA ROTUNDO CHIESA E RELIGIONE
[La prima parte è stata pubblicata ieri, sabato 13 settembre 2014]

Cosa avvenne di sensazionale a Soriano Calabro all’alba del 15 settembre del 1530?
Vent’anni dopo l’arrivo a Soriano del fondatore del Convento, padre Vincenzo da Catanzaro, i frati predicatori ogni notte si ritrovavano in Chiesa per la recita dell’Ufficio Divino, (Liturgia delle Ore›). Nella notte tra il 14 e il 15 di settembre del 1530 verso le 2,30, il frate cooperatore Lorenzo da Grotteria, come di consueto, scese per primo in chiesa per adempiere ai preparativi, ed accendere le candele. Grande fu la sua meraviglia, come documentato dal Campitelli, quando vide tre donne di aspetto maestoso. Assalito dai dubbi pensò di aver dimenticato aperta la porta della Chiesa, ma la donna dall’aspetto più maestoso fugò i suoi dubbi avvicinandosi con fare gentile per chiedergli: «Avete in questa chiesa qualche immagine di S. Domenico?». Il frate, confuso, mostrò che vi era soltanto quella dipinta e sbiadita sulla parete. La donna allora gli consegnò un involucro di tela che fra Lorenzo portò immediatamente al superiore. Ascoltato il suggestivo racconto di fra Lorenzo i frati, di fronte allo spiegamento della tela, tramutarono il loro turbamento in stupore, quando videro l’Immagine di San Domenico di Guzmán, passando alla riverenza. Subito dopo corsero in chiesa a controllare se qualche porta fosse rimasta aperta. Ma le donne erano scomparse, nonostante le porte fossero ben serrate. La notte seguente apparve Santa Caterina Vergine e Martire di Alessandria d’Egitto al Superiore dicendogli che le donne della notte precedente erano: la Vergine Santissima, santa Maria Maddalena e lei stessa, protettrici dell’Ordine Domenicano. Scrive il Padre Silvestro Frangipane O.P.: «Una grandissima semplicità di colori riluce un artifizio tanto maestrevole in formar proporzionatamente tutto il corpo, che dimostra manifestamente, che l’industria humana non sarebbe à ciò stata bastevole, e la divina ha impiegata in quella tela molt’arte. Dove in tal modo con la maestà del personaggio, gareggia l’umiltà del sembiante, che non sapresti discernere se si rappresenti quivi, il più maestoso uomo che sia stato sopra la terra, o il più abietto, e dispregiato di se medesimo, che fosse nel mondo: dove in un aspetto serenissimo cagionante a chi lo contempla interno gaudio, e spirituale allegrezza […] tutta l’Immagine altro non rassembra se non artifizio celeste e divino». L’evento fece il giro del mondo al punto che numerosi artisti, in tutta l’Europa, tra cui il Guercino (1591-1666) in quel di Bolzano, interpretarono artisticamente la scena della consegna della sacra Immagine. Oltreoceano il prodigio si propagò soprattutto nell’America Latina. Alcuni storici rilevano che il culto di San Domenico in Soriano ‹‹ratificato da un intervento divino›› si propagò nel mondo, anche grazie al clima ispirato dalla Controriforma, per il modo in cui contrastò l’iconoclastia di molti movimenti protestanti. La motivazione di questo sensazionale avvenimento si spiega perché, oltre ad essere una Tela Acheropita, la sacra Immagine di San Domenico, fin dalla sua apparizione, ha avuto un forte impatto taumaturgico sul popolo cristiano, dispensando grazie e favori a quanti si sono recati a pregare al suo cospetto. Innumerevoli schiere di pellegrini dall’Europa e dal nuovo Mondo, gente di ogni estrazione sociale, giunsero a Soriano per venerare la Santa Immagine. Molti furono i nobili, tra cui il Duca di Nocera, il Conte di Melissa, il Principe della Roccella con la principessa Agata Branciforte, il Duca di Monte Alto e la signora, Donna Olimpia cognata di papa Innocenzo X e il principe di Maida che offrì una lampada d’argento con 300 scudi. Particolare interesse desta inoltre, la devozione dell’Olio della Lampada che arde d’innanzi alla Celeste Immagine, tramite cui il Santo Patriarca operò guarigioni straordinarie. Il fatto assume grande clamore, in quanto gli stessi effetti miracolosi si verificarono spesso con l’Olio di varie lampade accese davanti a semplici riproduzioni del Quadro di San Domenico in Soriano. I celebri Bollandisti riferiscono, di due guarigioni (due donne ammalate di cancro) avvenuti in Belgio, nelle Fiandre e precisamente ad Anversa nel 1632 e nel 1634. Numerose sono le testimonianze di miracoli per opera del santo, attraverso l’Immagine di Soriano, in Italia e persino all’estero: Spagna, Austria, Dalmazia, Germania, Belgio. Nel 1640 Urbano VIII, per gli innumerevoli prodigi, proclamò il Santo di Caleruega patrono del Regno di Napoli, e nel 1654 Innocenzo X stabiliva che la festa principale di San Domenico venisse celebrata, in tutto il Napoletano, come festa di precetto per i prodigi operati da San Domenico in Soriano.
Tratto da: https://it.zenit.org/articles/san-domenico...-seconda-parte/
Medaglie di S. Domenico nell’Immagine di Soriano:
Immagine di S.Domenico di Soriano e Madonna di Loreto


Immagine di S. Domenico di Soriano e Papa Pio V




Medaglia con Immagine di S. Domenico a Soriano e Madonna del Rosario:





DEVOZIONALI CON EPIGRAFI “ERRATE”:
Per queste medagliette ho definito “errata” l’Epigrafe, ma in realtà non i tratta di un vero e proprio errore, infatti l’immagine di profilo classica attribuibile alle medagliette di S. Domenico di Guzman è associata all’epigrafe in genere posta attorno all'immagine del dipinto di S. Domenico di Guzman a Sora, ma sempre dello stesso S. Domenico si tratta.

Medaglie di S. Domenico di Guzman con epigrafe di S. Domenico di Sora:




ATTENZIONE:
Visto che tutte le immagini sono state cancellate ho creato un file pdf identico al post ma con le immagini:

https://drive.google.com/file/d/1dPJFY98W3...iew?usp=sharing

Edited by DttorJones - 9/6/2020, 15:42
 
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Ottima ed esaustiva disamina Dott.! A questo punto abbiamo:
2 S.Domenico
1 immagine miracolosa di S.Domenico Guzman venerata a Soriano
2 luoghi di culto con nome simile Sora nel frusinate e Soriano Calabro...

Alcune delle medaglie con "errore" sono probabilmente quindi riferite (con l'epigrafe S. o Sor.) a Soriano, non a Sora, quindi con la loro effige del Guzman e Madonna del rosario sono a tutti gli effetti corrette!! Grande! :D
 
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view post Posted on 8/6/2017, 08:59     +1   +1
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CITAZIONE (cesira.66 @ 8/6/2017, 09:54) 
Ottima ed esaustiva disamina Dott.! A questo punto abbiamo:
2 S.Domenico
1 immagine miracolosa di S.Domenico Guzman venerata a Soriano
2 luoghi di culto con nome simile Sora nel frusinate e Soriano Calabro...

Alcune delle medaglie con "errore" sono probabilmente quindi riferite (con l'epigrafe S. o Sor.) a Soriano, non a Sora, quindi con la loro effige del Guzman e Madonna del rosario sono a tutti gli effetti corrette!! Grande! :D

Secondo me, si riferiscono a Soriano tutte quelle con il Santo frontale, fedele all'immagine reale di Soriano.
Le altre col Santo di profilo con l'epigrafe S. o Sor. sono errate.
Grazie
 
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Otrimo lavoro Dttor Jones, grazie !

Ma quindi questa si puo' definire di Sora (FR)?



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Sul retro e' rappresentata la Madonna dei 7 dolori.
 
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CITAZIONE (elpuma1 @ 8/6/2017, 10:49) 
Otrimo lavoro Dttor Jones, grazie !

Ma quindi questa si puo' definire di Sora (FR)?



5pmw4i_0

Sul retro e' rappresentata la Madonna dei 7 dolori.

Non riesco a legger bene l'epigrafe, prova a trascriverla ?

CITAZIONE (elpuma1 @ 8/6/2017, 10:49) 
Otrimo lavoro Dttor Jones, grazie !

Ma quindi questa si puo' definire di Sora (FR)?

Sul retro e' rappresentata la Madonna dei 7 dolori.

Credo di si, quella che vedo dovrebbe essere un "AB" di Abate, quindi di Sora
 
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view post Posted on 8/6/2017, 10:15     +1   +1

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Grazie D.Jones, anche perche' le uniche lettere riconoscibili erano AB OB oppure AB OR....
 
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view post Posted on 8/6/2017, 10:36     +1   +1
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CITAZIONE (elpuma1 @ 8/6/2017, 11:15) 
Grazie D.Jones, anche perche' le uniche lettere riconoscibili erano AB OB oppure AB OR....

si è AB OR (Abate Ordine)
 
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view post Posted on 8/6/2017, 13:01     +1   +1
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Grande post Jones grazie :clap:
 
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CITAZIONE (DttorJones @ 8/6/2017, 10:00) 
CITAZIONE (cesira.66 @ 8/6/2017, 09:54) 
Ottima ed esaustiva disamina Dott.! A questo punto abbiamo:
2 S.Domenico
1 immagine miracolosa di S.Domenico Guzman venerata a Soriano
2 luoghi di culto con nome simile Sora nel frusinate e Soriano Calabro...

Alcune delle medaglie con "errore" sono probabilmente quindi riferite (con l'epigrafe S. o Sor.) a Soriano, non a Sora, quindi con la loro effige del Guzman e Madonna del rosario sono a tutti gli effetti corrette!! Grande! :D

Secondo me, si riferiscono a Soriano tutte quelle con il Santo frontale, fedele all'immagine reale di Soriano.
Le altre col Santo di profilo con l'epigrafe S. o Sor. sono errate.
Grazie

Potrebbe essere una opzione valida anche se non sarei così categorica sull'"errate".. il Santo Frusinate ebbe grande devozione... poche le medaglie in rapporto agli altri due (immagine in piedi con serpenti)... che la stragrande maggioranza delle medaglie presenti il Soriano a questo punto potrebbe anche portare a supporre che l'abbreviazione d.s. o de so. non sia solo legata a necessità di "spazio" ma in parte anche voluta....in economia di fonditura un'effige per tre santi.... sto solo ragionando sulla cosa ovviamente...

CITAZIONE (ONIDINO @ 8/6/2017, 09:59) 
2016_11_24_222016_11_24_22_0

Questo è sicuramente il Guzman :D
 
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view post Posted on 8/6/2017, 14:01     +1   +1
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CITAZIONE (cesira.66 @ 8/6/2017, 14:48) 
CITAZIONE (DttorJones @ 8/6/2017, 10:00) 
CITAZIONE (cesira.66 @ 8/6/2017, 09:54) 
Ottima ed esaustiva disamina Dott.! A questo punto abbiamo:
2 S.Domenico
1 immagine miracolosa di S.Domenico Guzman venerata a Soriano
2 luoghi di culto con nome simile Sora nel frusinate e Soriano Calabro...

Alcune delle medaglie con "errore" sono probabilmente quindi riferite (con l'epigrafe S. o Sor.) a Soriano, non a Sora, quindi con la loro effige del Guzman e Madonna del rosario sono a tutti gli effetti corrette!! Grande! :D

Secondo me, si riferiscono a Soriano tutte quelle con il Santo frontale, fedele all'immagine reale di Soriano.
Le altre col Santo di profilo con l'epigrafe S. o Sor. sono errate.
Grazie

Potrebbe essere una opzione valida anche se non sarei così categorica... il Santo Frusinate ebbe grande devozione... poche le medaglie... che la stragrande maggioranza delle medaglie presenti il Soriano a questo punto potrebbe anche portare a supporre che l'abbreviazione d.s. o de so. non sia solo legata a necessità di "spazio" ma in parte anche voluta....

CITAZIONE (ONIDINO @ 8/6/2017, 09:59) 
2016_11_24_222016_11_24_22_0

Questo è sicuramente il Guzman :D

Si, tutte opzioni valide, io naturalmente ho tirato solo le mie conclusioni...

Si per mè quello raffigurato è senza dubbio il Guzman
 
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view post Posted on 8/6/2017, 14:03     +1   +1   +1

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Festa di S. Domenico ai giorni nostri, localita' Cocullo (Abruzzo). Si calcoli che da Sora saranno in linea d'aria una quarantina di Km.

Voglio sottolineare comunque che in tutte queste zone il maneggiare serpenti e' un'usanza tramandataci da Tribu' Sannitiche; e ben documentata dai Diari di Tito Livio....

2711lafestadisandomenicoeilritodeiserparidicocullo
 
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view post Posted on 8/6/2017, 14:21     +1   +1
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CITAZIONE (elpuma1 @ 8/6/2017, 15:03) 
Festa di S. Domenico ai giorni nostri, localita' Cocullo (Abruzzo). Si calcoli che da Sora saranno in linea d'aria una quarantina di Km.

Voglio sottolineare comunque che in tutte queste zone il maneggiare serpenti e' un'usanza tramandataci da Tribu' Sannitiche; e ben documentata dai Diari di Tito Livio....

2711lafestadisandomenicoeilritodeiserparidicocullo

Già, bravo! Dimenticavo che ci son medaglie anche di S.Domenico d. Cucullo, che poi è quello di Sora, S.Domenico da Foligno! :D

Edited by cesira.66 - 8/6/2017, 15:37
 
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view post Posted on 8/6/2017, 14:25     +1   +1
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Nel testo sopra è riportato Cocullo, e nella 1° devo del Santo si legge "CVCVLLO"
 
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view post Posted on 8/6/2017, 14:29     +1   +1
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CITAZIONE (DttorJones @ 8/6/2017, 15:25) 
Nel testo sopra è riportato Cocullo, e nella 1° devo del Santo si legge "CVCVLLO"

Si, non l'ho citato io nel mio "riassunto mentale" ed è rimasto indietro... :)
 
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