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9 maggio 1848 La Battaglia di Cornuda

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view post Posted on 9/5/2017, 10:45     +2   +1   +1
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GURKHA

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La Battaglia di Cornuda 8-9 maggio 1848

La battaglia di Cornuda dell'8-9 maggio 1848 fu il primo evento bellico avvenuto durante la prima guerra di indipendenza. Oppose una legione dell'esercito pontificio rinforzata da numerosi volontari agli ordini del generale Ferrari e l'esercito austriaco guidato dal generale Nugent.

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Il combattimento di Cornuda è considerabile il primo conflitto in cui si combatté in nome dell'Italia, essendo il contingente italiano costituito esclusivamente da patrioti arruolatisi come volontari e soldati regolari che, sempre per scelta patriottica, si posero al di fuori dell'esercito pontificio, decidendo di non obbedire all'ordine papale di disimpegnarsi dal conflitto e rientrare nelle province pontificie.

La battaglia di Cornuda si inserisce nel quadro delle operazioni controffensive austriache dopo le insurrezioni di Milano e di Venezia, il temporaneo ripiegamento di Radetzky nel Quadrilatero, la campagna di Carlo Albero fra Lombardia e Veneto alla vigilia delle battaglie di Goito (30 maggio 1848) e di Custoza (22-27 luglio 1848).

Nel 1848, sulla scia delle aspirazioni liberali che scuotevano l'Europa e la penisola italiana, papa Pio IX il 14 marzo con il documento "Nelle istituzioni" concesse la costituzione, poco dopo, durante le Cinque giornate di Milano, il governo pontificio, sull'esempio del Granduca di Toscana e del Re di Napoli inviò al fronte un corpo di soldati regolari comandati dal generale Giovanni Durando (1804-1869), fratello del generale Giacomo Durando, insieme ad un gruppo di volontari comandati dal generale Andrea Ferrari e comprendente il Battaglione Universitario Romano.


Lo Stato Pontificio si trovò di fatto impegnato in una guerra contro l'Austria per l'indipendenza italiana. Ma il 13 aprile 1848 una speciale commissione cardinalizia impose lo sganciamento del Papa dal movimento patriottico italiano. Pio IX con l'allocuzione "Non semel" fatta al Concistoro dei cardinali del 29 aprile 1848, mise in evidenza le motivazioni della posizione del Papa, che come capo della Chiesa universale ed allo stesso tempo capo di uno Stato italiano, non poteva mettersi in guerra contro un legittimo regno. Il pontefice annunciò quindi il ritiro delle truppe regolari comandate dal generale Durando.

Le truppe regolari pontificie, al comando del generale Durando, e quelle volontarie, guidate dal generale Andrea Ferrari, rifiutarono di seguire l'implicito ordine del Pontefice di ritirarsi e si unirono alle truppe combattenti, contro l'Austria nella prima guerra di indipendenza.

L'evento si svolse a nordovest di Cornuda (nell'attuale provincia di Treviso), in una zona collinare sulla riva destra del Piave. L'esercito austriaco era partito da Vienna alla volta di Venezia dove era stata istituita la Repubblica di San Marco.

I primi scontri si ebbero già a Pederobba e a Onigo, ma i tentativi da parte dei bersaglieri del Po e dei volontari cadorini di fermare l'avanzata Austriaca furono vani. Nel tardo pomeriggio dell'8 maggio gli schieramenti si attestarono sulle rive del torrente Nasson, dove gli italiani, al comando del generale Ferrari, furono raggiunti dal grosso dell'esercito pontificio. Verso le 19 gli Austriaci riuscirono a passare dall'altra parte del fiume e ad impadronirsi di due colline, ma furono presto ricacciati.

La battaglia riprese la mattina seguente. Subito gli Italiani si trovarono in difficoltà e dovettero indietreggiare di 500 metri. Nel frattempo, il generale Durando avvertì Ferrari che le sue truppe erano in marcia e sarebbero giunte in aiuto il prima possibile.


Durante l'attesa, Ferrari decise di inviare una carica di cavalleria di 50 dragoni pontifici ;La carica fu' sostenuta da giovani universitari romani, emiliani, romagnoli e marchigiani, mirata a contrastare e ritardare l’avanzata dell’Esercito Imperiale austriaco, comandato dal Generale Culoz lungo il tratto della vecchia strada Feltrina ai piedi della “Rocca di Cornuda”. 40 di loro furono sacrificati, ma gli Austriaci, spiazzati, attesero le 15 per riprendere gli scontri.

Verso le 18 Durando non era ancora arrivato e Ferrari decise di ripiegare verso Treviso. Gli Austriaci diedero il tempo ai nemici di ritirarsi, quindi occuparono Cornuda.


Lungo il tratto della vecchia strada Feltrina ai piedi della “Rocca di Cornuda”. esiste un cippo a memoria conosciuto con il nome di "Pria morta" In tale posto esiste un cippo a memoria c
onosciuto con il nome di "Pria morta".

Stato Pontificio

Comandanti Andrea Ferrari

Effettivi 1.000 soldati pontifici 3.000 volontari


Austria

Comandanti Laval Nugent Karl Culoz

Effettivi 22.000



Ha scritto Piero Pieri nella sua eccellente «Storia militare del Risorgimento» (Einaudi, 1962, pp. 378-380):

«Il Ferrari, giunto a Treviso il 6 nel pomeriggio, non vi trovò il Durando, partito in direzione di Feltre; lo cercò il mattino del 7 a Montebelluna; ma anche di lì il Durando era partito. Allora di sua iniziativa conduceva a Montebelluna, dietro il Montello, a uguale distanza all’incirca da Cornuda e dal Ponte della Priula, 7 dei suoi battaglioni. Ma ora gli giungevano due lettere del Durando. Questi si mostrava sempre più persuaso che il Nugent volesse sboccare a Bassano, facendo una semplice finta lungo il Canal di Piave; di conseguenza, comunicava che avrebbe portato la divisione regolare a Bassano, e gli ordinava di portarsi a Montebelluna, così da poter osservare il Ponte della Priula e il Canal di Piave, mandando da questo lato un piccolo corpo d’osservazione fino a Pederobba. Con una terza lettera, infine, confermava la sua partenza per Bassano e il Canal di Brenta, ordinando al Ferrari di restare a Montebelluna, mandando un’avanguardia verso Feltre. Metteva a sua disposizione 5 cannoni e 100 dragoni.

Alla mezzanotte del 7 maggio, il Ferrari riusciva finalmente a vedere il Durando: entrambi avrebbero dovuto sostenersi a vicenda, agendo offensivamente non appena si presentasse l’occasione. La mattina dell’8 il Durando era a Bassano e seppe che i crociati bassanesi s’erano urtati con gli austriaci. Era stata, in realtà, una piccola azione vittoriosa contro una cinquantina di croati in esplorazione da Feltre verso il Canal di Brenta (scontro di Fastro). Eppure esso valse a confermare il Durando nella persuasione che il Nugent tendesse a sboccare verso la valle del Brenta. E poche ore dopo l’entrata del Durando in Bassano, l’avanguardia del Nugent urtava invece contro gli elementi avanzati della divisione Ferrari!

Questa si trovava ancora in fase d’assestamento sulle posizioni che veniva occupando al piano e al margine della montagna. A Montebelluna stavano 3.800 uomini con una avanguardia a Onigo, fra Cornuda e Pederobba, formata dai bersaglieri del Po, dai crociati bellunesi e da un centinaio di cavalieri, con 2 piccoli cannoni. Sul Piave, da Breda a Maserada, in posizione centrale fra Ponte di Piave e il ponte della Priula erano altri 2.500 o 3.000 uomini, agli ordini del generale Guidotti, che aveva sostituito il La Marmora nella difesa del basso Piave, insieme di elementi disparatissimi: 2 battaglioni di granatieri pontifici, un battaglione di civici mobilio bolognesi, i battaglioni volontari romagnoli, gli avanzi dei corpi veneti, 2 compagnie di volontari napoletani e siciliani. Ancora in marcia su Treviso, dove giungevano soltanto il 9, erano il 1° e 2° reggimento volontari.

Dunque, il nucleo maggiore dei pontifici era a Bassano col generale Durando, un altro nucleo era a Montebelluna, a ventisette chilometri di distanza, col generale Ferrari, e un terzo minore ad altri ventidue chilometri di distanza, fra Breda e Maserada, a una decina di chilometri da Treviso. Questo mentre il Nugent aveva in val di Piave i tre quarti delle sue forze!
Nel pomeriggio dell’8 maggio, l’avanguardia austriaca, forte di 6 compagnie, urtava negli avamposti del Ferrari a Onigo: 1.00 austriaci con alcune racchette e un plotone di ulani contro 300 volontari e 100 cavalieri.

I volontari resistettero bravamente e da Montebelluna il Ferrari inviava 2 battaglioni di guardia mobile romana e uno di guardia mobile romagnola, il battaglione universitario, 2 cannoni, 40 carabinieri e lo squadrone di dragoni pontifici. Rinforzi giungevano pure agli austriaci e il Ferrari arretrava un po’ la difesa sul poggio di Cornuda, coll’antistante fiumicello Nassone, ultimo ostacolo naturale al nemico mirante a sboccare in pianura.
La sera alle dieci, con due lettere successive, il Ferrari avvertiva il Durando della situazione, ma non chiamava a Cornuda altre truppe né da Montebelluna né dal Piave che pure era in piena e non presentava pericolo di passaggio da parte del nemico.

La mattina del 9 maggio cominciava lo scambio delle fucilate. Il generale Culoz portava in linea 13 compagnie, ossia circa 2.200 uomini, più 6 cannoni e 4 racchette. Verso le 8 giungeva al Ferrari una lettera del Durando da Bassano: ha mandato avanti un battaglione di cacciatori e spinta la brigata Estera a Crespano, in direzione di Valdobbiadene, mentre lui si prepara a porre il quartier generale ad Asolo. Ma alle undici arriva un’altra lettera. Sono state date le disposizioni per la marcia delle truppe, ma lui, Durando, nella serra tornerà per provvedere alla difesa di Primolano, e il battaglione cacciatori non giungerà che a sera. I

l Ferrari fa rispondere che urgono pronti soccorsi, le truppe sono da sei ore al fuoco; mezz’ora dopo mezzogiorno arriva un biglietto del Durando da Crespano: “Vengo corredo”. Intanto gli austriaci erano rinforzati da un nuovo battaglione e il Ferrari, per poter resistere fino all’arrivo dei rinforzi del Durando, chiamava un battaglione romano di guardia mobile da Montebelluna, mentre, per guadagnar tempo, ordinava ai dragoni di caricare lungo la strada: a tale carica sarebbe seguito un attacco dei suoi granatieri, cacciatori e bersaglieri.

I dragoni caricavano con mirabile slancio e il loro sacrificio valeva a fermare il nemico soverchiante; da di 50 non ne tornavano che 10. Alle tre, altri 2 battaglioni austriaci giungevano da Feltre e iniziavano un’azione avvolgente da Levada verso Cornuda: 6.000 austriaco con 6 cannoni e varie racchette incalzavano i 2.000 uomini del Ferrari, ormai stanchissimi, che correvano il rischio d’essere avviluppati e tagliati fuori. E allora, alle cinque pomeridiane, dopo che il combattimento si trascinava da ben dodici ore, il generale Ferrari si decideva, visto che nessun rinforzo appariva, a ordinare la ritirata.

Il battaglione mobile chiamato da Cornuda incontrava per strada le truppe ormai in ritirata, stanchissime e esasperate per non aver visto giungere in tante ore nessun soccorso. All’avvicinarsi a Montebelluna comincia a spargersi la voce di tradimento, le file si sciolgono e la massa, anziché fermarsi, prosegue per Treviso.

E finivano per retrocedere su Treviso anche le truppe che erano a guardia del Piave e gran arte di quelle rimaste a Montebelluna. In questo modo gli austriaci avevano ormai via libera oltre il Piave.»



Fonti:

https://it.wikipedia.org/wiki/Battaglia_di_Cornuda

www.comune.cornuda.tv.it/it/Informa...o1848.html.html

www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=35035
.

Edited by ONIDINO - 9/5/2021, 08:35
 
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Bello, sapevo della battaglia di Cornuda, visto che dista a una quarantina di km da casa mia, ci sono stato parecchie volte sul sacrario e sulla rocca, ma mai con il strumento!
Poi la zona è "inquinata" dalle battaglie WWI, ed impestate dalle zecche! :cry:
 
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GURKHA

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