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LA VITA QUOTIDIANA AD OSTIA ANTICA Parte prima

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view post Posted on 5/4/2017, 17:04     +1   +1   +1
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GURKHA

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LA VITA QUOTIDIANA AD OSTIA ANTICA



Sono stati pubblicati un certo numero di libri su Ostia Antica, perlopiù guide turistiche o testi specializzati di studiosi di Storia ed Archeologia, ma sulla vita quotidiana della popolazione di quella città che aveva una grande importanza per l’approvvigionamento di Roma sono riuscito a rintracciare pochi ma validi documenti.



Chi erano gli abitanti di Ostia e come vivevano? Mi sono subito accorto che quella popolazione conduceva una vita quasi parallela a quella dei giorni nostri.



LE ORIGINI E LE PRIME COLONIE

La traduzione letteraria di Tito Livio faceva risalire la prima espansione di Roma verso il Mar Tirreno all’epoca del quarto re di Roma, Anco Marzio, tra il 640 ed il 616 a.C. Lo studioso nominava la città di Ostia, sita alle foce del Tevere, creata nei dintorni delle saline. Il nome di Ostia proveniva dal latino Ostium, ossia ingresso od imboccatura del Tevere.


Pianta schematica di Ostia dalla basilica civile alla porta marina

Roma aveva un urgente bisogno di una città satellite per il suo approvvigionamento alimentare e del prezioso sale. Una documentazione della città si ha solo a partire dal IV secolo a.C. Questa piccola cittadella medio repubblicana era chiamata Castrum, ossia accampamento come un campo militare romano. Entro le mura perimetrali fornite di porte d’ingresso e tra le vie interne le abitazioni erano delle semplici baracche come un avamposto militare, una vera base navale che dipendeva fortemente da Roma. Nel II secolo una serie di botteghe si addossarono alle mura facendo crescere un certo peso commerciale accanto a quello militare.

L’insediamento urbano iniziava ad espandersi sotto l’intervento diretto di un magistrato mandato da Roma e cresceva oltre le mura della città. Nelle mura di Ostia di epoca tarda repubblicana si aprivano varie porte: la Porta Romana, la Porta Laurentina e la Porta Marina. La costruzione di queste nuove mura rendeva Ostia una vera città. Come da consuetudine, il mutamento di Ostia sarà sancito da una Lex coloniae, una vera costituzione con l’elezione di magistrati propri e sottraendola alla supervisione di Roma.


Planimetria di Ostia antica

Presto fu creata una prefettura annonaria e iniziò la costruzione del teatro, del Capitolium, del tempio e del foro. Seguirono poi i grandi magazzini, le Correa e tutti gli altri edifici pubblici. Un piano urbanistico regolò la costruzione delle abitazioni private di vari livelli e i palazzi multipiani con delle botteghe site al piano terra e degli appartamenti in affitto.

LE ISTITUZIONI

Il sistema di governo locale di Ostia è documentato per la prima volta nella metà del I secolo a.C. La costituzione ostiense corrispondeva al modello imposto da Roma ed ai municipi sorti in età tarda repubblicana. Gli incarichi dei magistrati erano copiati su quelli romani, ma con una struttura più semplice.


Casa di Diana e caseggiato dei molini

L’autorità politica spettava ai Duoviri, che come consoli romani davano il loro nome all’anno in cui erano stati eletti. Dirigenti e funzionari dello stato amministravano le numerose funzioni come la giustizia, il commercio, i tributi, la dogana, l’edilizia e la sicurezza. Quest’ultima copiata sul sistema in uso a Roma era una delle più efficienti dell’epoca, perché come in ogni porto, un gran numero di stranieri invadeva la città in cerca di un’occupazione. La legge era molto rigida; quei lavoratori erano sotto una costante sorveglianza da parte dei vigili ben organizzati, dovevano dimostrare di svolgere un lavoro retribuito ed il permesso di soggiorno era rilasciato solo a tempo determinato.

La popolazione di origine barbara era considerata con una certa diffidenza perché conservava i propri costumi e il proprio abbigliamento rifiutando d’integrarsi con la popolazione stabile romana. Ostia temeva di subire lentamente un imbarbarimento della sua gente. Furono vietati i matrimoni misti tra romani e barbari. Durante le gravi carestie che decimavano Roma e tutte le sue province compresa Ostia, molti stranieri non avendo diritto alla distribuzione pubblica del cibo furono allontanati dalla città.


Prospetto della casa di Diana (appartamenti in affitto)

Questo atteggiamento potrebbe sembrare un vero atto di xenofobia, ma stiamo parlando di tempi molto duri per la plebe in seria difficoltà di sopravvivenza.
Gli studenti stranieri e quelli delle province di Roma potevano usufruire di un permesso di soggiorno solo per la durata dei loro studi, ci fu una certa immigrazione di quegli studenti che seguivano la scuola di Ostia o di Roma, ma anche nella capitale avevano trovato lo stesso sistema molto selettivo.

LA SOCIETA’ E I SUOI VARI CETI

Stiamo parlando della composizione della popolazione di Ostia in vari gruppi o ceti e del rapporto tra loro.
La scala sociale era divisa in vari livelli. Ai livelli più alti troviamo i rappresentanti delle istituzioni e la ristretta cerchia dell’aristocrazia locale che a partire dell’età Flavia iniziò un processo di ricambio tra le classi dominanti.


Prospetto della casa di Diana

Molte famiglie di Ostia, grazie ad una strategia di matrimoni e di adozioni, si apparentarono con quelle romane che scambiarono volentieri le loro cariche amministrative con le famiglie acquisite, ottennero anche degli incarichi di alto prestigio, come quella dei Duoviri, ossia questore e patrono della colonia. Il mescolamento delle carte delle istituzioni portò ai vertici alcuni discendenti di liberti ( solo i discendenti perché i liberti stessi non erano autorizzati a svolgere cariche pubbliche), come Publio Ostiense Macedone che fu nominato Pontifex Volcani. Altri personaggi ricchi e potenti delle associazioni commerciali e dei costruttori, anche se non erano stati capaci di raggiungere il potere, avevano ugualmente spianato la via ai loro discendenti.

Quanto ai gruppi subalterni di Ostia, durante il II-III secolo, trovarono una situazione più favorevole nelle nuove forze. La prima selezione di quei gruppi era basata sull’origine etnica. Un recente studio eseguito sui cognomi della popolazione di Ostia ha dimostrato che la maggiore parte degli abitanti era di origine latina. Si trattava della grande massa della plebe , formata per lo più da gente di nascita e condizione libera, cittadini romani che godevano dei diritti civili e politici, ma potevano trovarsi in condizioni economiche-sociali molto diverse: dall’agiata indipendenza al più duro sfruttamento sotto un padrone pubblico o privato. Il 40% della popolazione era di origine latina, molti erano di origine greca. Anche se come tutti i porti del Mediterraneo Ostia sembrava una città aperta, non era più cosmopolita dell’immensa metropoli che era Roma, capace di amalgamare meglio tutte le popolazioni. La presenza degli stranieri ad Ostia non era cosi numerosa, perché il vero porto commerciale di Roma era ancora Pozzuoli. Dopo la costruzione del bacino di Traiano, la situazione cambiò con una presenza crescente di persone originarie delle province greche. Ma grazie alle severe leggi sull’immigrazione la popolazione rimaneva stabile.


Case a giardino

Tra gli stranieri oltre quelli di origine barbara e greca erano presenti anche dei nord africani, dei gallici e degli spagnoli e quanto agli schiavi importati ad Ostia, le fonti del loro approvvigionamento in età imperiale era molteplice: facevano parte del bottino di guerra, dei contadini rovinati dalle tasse e numerosi erano di origine greca, ma era un dato fuorviante perché i proprietari degli schiavi usavano dare loro dei nomi greci indipendentemente dalla loro origine. Gli schiavi non venivano solo importati ma anche allevati per farne commercio, questa era una delle redditizie attività del liberto Trimalcione, personaggio del Satiricon di Petronio.

Ad Ostia gli schiavi erano numerosi visto che le case private e ricche avevano tra cinque e dodici camere e le famiglie spesso erano composte da venti persone da servire. Vigeva l’usanza di fare dormire i servi per terra, nelle cucine o vestiboli. Ma quelli di loro che erano trattati peggio erano i manovali che lavoravano nel porto o nelle Horrea, magazzini per le merci in arrivo, solo quelli che lavoravano nelle taverne o presso artigiani avevano un trattamento migliore. Molti di loro portavano dei collari di bronzo per evitare che fuggissero. I più fortunati facevano i domestici nelle case dei benestanti e quelli chiamati Istitores formavano un ceto privilegiato a servizio delle famiglie.


Il piu' importante panificio di Ostia antica

Ad Ostia gli schiavi ed i liberti disponevano di una propria associazione, sul modello delle corporazioni di mestiere, quelli che sapevano leggere e scrivere e che possedevano una certa cultura erano impiegati presso la pubblica amministrazione e vari servizi finanziari ed ancora più in alto stavano gli schiavi Imperiali che svolgevano degli incarichi di una certa importanza. Da un’iscrizione apprendiamo che il liberto Quinto Quintilio Zotico potè sposarsi con la figlia del suo padrone, questa è una chiara dimostrazione della realtà socialmente aperta di Ostia rispetto al mondo romano che invece l’avrebbe punito duramente. In città come al Porto, la condizione della donna era più libera rispetto alla società romana più restia ad affidare alle donne funzioni di responsabilità. Ad Ostia vi erano ricche matrone che possedevano interi isolati dati in affitto con botteghe al piano terra, oppure officine per la produzione di mattoni o di condutture in piombo, ma la professione più rispettata era quella di ostetrica.

LE ATTIVITA’ PRIMARIE

Solo una piccola parte del terreno, quello verso l’Ostiense e le sue alture era adatto alla coltivazione del grano, cosi la produzione agricola era in crisi, ma il costante rifornimento del grano via mare suppliva a questa carenza.


Macine di grano del panificio

Presso la costa la situazione era diversa: le dune sabbiose erano abbastanza adatte alla coltivazione di ortaggi, verdura e frutta in piccoli appezzamenti di terreno. L’umidità del terreno e la falda acquifera allagavano il terreno creando zone lussureggianti di pascoli verdi. Il cinghiale ed altri capi di selvaggina potevano essere cacciati in quel che restava della antiche selve laziali e nel mare non c’era pesce pregiato e quello pescato era abbastanza scarso per la popolazione che pescava anche nel Tevere. Un gran numero di ami, aghi e spolette per riparare le reti sono stati rinvenuti nell’area dell’antico porto.

Abbondavano le officine di varie grandezze, ma alcune delle più importanti erano quelle che producevano le condutture in piombo per la distribuzione dell’acqua alle terme, alle vasche e case della popolazione benestante. Alcune officine erano di proprietà dello Stato, altre appartenevano ai privati. La lavorazione più redditizia era quella dei mattoni di terracotta, grazie all’estrazione dell’argilla che abbondava nei depositi fluviali.

I mattoni portavano impresso il bollo di fabbricazione, ma oltre ai mattoni si produceva la ceramica comune da tavola e le batterie da cucina, ce lo confermano i numerosi reperti rinvenuti nelle abitazioni.


Misuratore di grano e trasporto via mare per Roma

La produzione del pane era assicurata dai molini e dai panifici che funzionavano grazie all’apporto di una grande quantità di grano d’importazione. L’uso antico di fare il pane in casa era già tramontato in favore dei fornai che si occupavano dalla macinatura fino allo smercio.

Per il lavaggio dei panni si usava l’orina che i lavandai andavano a cercare presso le osterie e gli orinatoi pubblici. Si battevano e si rassodavano i panni e dagli stracci riciclati si ottenevano delle stoffe nuove che venivano tinte dalle tintorie specializzate.
Ostia era un porto ed anche se conosciamo l’esistenza di una corporazione dei Fabri Navales ignoriamo l’esistenza di arsenali per la riparazione delle navi in vicinanza del porto.

L’EDILIZIA E LE TIPOLOGIE ABITATIVE

Durante lunghi anni passati sotto Traiano, Adriano ed Antonino Pio, Ostia si era trasformata in un grande cantiere. L’edilizia fu una delle principali attività produttive della città. Architetti, muratori e capomastri si dividevano la costruzione delle numerose abitazioni che sorgevano come funghi. All’inizio si adoperava del materiale di origine vulcanica, ma questo materiale che abbondava nel Lazio, era carente nel suolo di Ostia dove era portato da molto lontano per via fluviale. Cosi si sviluppò una tecnica chiamata opera mista che combinava la pietra con il mattone, ma la produzione locale del mattone non era in grado di fornire la quantità necessaria per supplire alla richiesta, cosi una certa quantità di mattoni proveniva dalle officine romane.

I marmi ed il travertino usati per le costruzioni degli edifici pubblici e le case dei ricchi erano portati da Tivoli con delle barche. Fu usato anche il legno per le strutture ed i tramezzi leggeri, ma era un materiale poco adatto all’umidità ed alla corrosione marina.

Un piano urbanistico molto semplice regolava lo sviluppo edilizio della città che era più a misura d’uomo rispetto alla grande Roma cresciuta all’inizio in un modo più disordinato. Ostia era stata costruita intorno ad un’arteria principale che collegava le due porte più importanti: quella Marina e quella Romana. Da quell’ arteria partivano tutte le vie trasversali che incrociandosi formavano i vari blocchi abitativi.


Sbarco di un carico di anfore

Cicerone chiama insula, i blocchi abitativi a più piani ( quattro o cinque piani), suddivisi in appartamenti da affittare separatamente, vista la fame di case delle masse popolari, questi venivano ottimamente incontro all’interresse economico dei proprietari terrieri. Purtroppo questi edifici sovrappopolati a più piani erano carenti di luce, aria e servizi igienici e sotto un constante pericolo d’incendi. I piani erano serviti da scale esterne e al piano terra si aprivano sulla via un gran numero di botteghe.

Nella città si contavano una ventina di case private e 66 caseggiati con appartamenti in affitto, solo le case private erano munite di servizi come acqua e latrine. La classe media soggiornava nelle casette a schiera composte di due camere , soggiorno, cucina e bagno. Attraverso lo studio dell’edilizia siamo riusciti a conoscere la vita quotidiana della popolazione di Ostia, seguendo l’evoluzione della casa romana fino alla tarda antichità.


Grande Horrea (il maggior edificio commerciale)

Tutta l’architettura romana era di tipo modulare, questo spiega la facilità con la quale potevano ingrandire o restringere le stanze. Un locale di servizio aveva un pavimento realizzato in mattoni, la cucina era servita da un’adduzione d’acqua, da una cisterna o da un pozzo e dalle tubature rinvenute nei muri siamo stati informati dell’esistenza di un sistema di riscaldamento.

Solo una ventina di costruzioni merita l’appellativo di Domus, ossia casa privata di un certo livello, spesso di proprietà di una ricca famiglia. Poche abitazioni private di epoca repubblicana erano realizzate con una sistemazione italica tradizionale con le stanze disposte intorno ad un atrio od a un cortile centrale. Poche case patrizie erano riccamente decorate in stile pompeiano. Il famoso caseggiato chiamato casa di Diana si presume fosse adibito ad uso alberghiero perché non possedeva cucine e le latrine erano in comune.

IL COMMERCIO E LE ASSOCIAZIONI

L’approvvigionamento della città di Roma passava in gran parte da Ostia che provvedeva al suo sostentamento con 80.000 tonnellate di grano, olio e vino. Un prefetto e vari funzionari controllavano questa vitale attività del porto di Ostia ed una miriade di società amatoriali cercavano di ottenere degli appalti per la fornitura di ogni sorta di beni. Con il passare del tempo si formarono delle corporazioni che si stabilirono in un piazzale edificato per loro: Il piazzale delle corporazioni, che durante l’età Augustea fu dotato anche di un teatro.


Sbarco di un carico di anfore

Al centro della piazza era sito il tempio di Cibele, perché la religione di quella dea di origine orientale era una delle più seguite nella città-porto di Ostia.
Gran parte delle merci sbarcate nel porto erano trasbordate dalle grandi navi a quelle più leggere con meno tiraggio, atte a navigare sul Tevere fino ai porti di Roma, un’altra parte era stivata nelle Horrea, numerosi ed enormi magazzini che custodivano le derrate per la vendita od il loro futuro trasporto verso Roma.

Neanche nei decenni della tumultuosa espansione Ostia aveva mai raggiunto le dimensioni di una grande città, era appena più ampia di Pompei e non era stata mai completamente autonoma, era la prima vera colonia romana

I CULTI ED I TEMPLI DI OSTIA

Le nostre conoscenze sui culti ostiensi sono lacunose. L’edificio più importante era il Capitoleum, sito nel Foro che all’inizio fu interpretato come il tempio di Vulcano. Della sua costruzione dell’epoca di Adriano (120 d.C.), rimane una struttura monumentale con una scala che conduce al tempio dove erano collocate le statue del culto. Al di fuori del Castrum si trovava il tempio del dio Ercole.
Per i culti dell’età imperiale disponiamo di maggiore notizie. Ostia aveva due templi della Bona Dea, un culto misterioso di stato.


Grande e piccola horrea (mercati)

Ma il culto imperiale, abbastanza astratto non soddisfaceva il bisogno di protezione e salvezza della popolazione. Questo spiega il successo a Ostia ma anche a Roma dei culti misterici Frigi, come quello di Cibele, Iside, Serapide e Mitra. Molti di questi culti erano seguiti dai marinai stranieri che sbarcavano ad Ostia. Molteplici santuari tra grandi o piccoli erano disseminati nella città. I Mitrei, piccole cappelle sotterranee sparse per Ostia, erano addirittura 18 e molto frequentati dagli schiavi, mercanti e soldati.

Tutti questi culti antichi sono ampiamente e dettagliamene illustrati in un capitolo precedente.
Una sinagoga della seconda metà del I secolo d.C. è stata identificata per la presenza di un’edicola ad abside orientata verso Gerusalemme, con delle iscrizioni latine e greche.

...........fine parte prima

Edited by ONIDINO - 28/9/2022, 00:07
 
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view post Posted on 7/4/2017, 08:20     +1   +1
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bellissimo ed interessante post, grazie Dino!
 
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