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LE CATACOMBE DI S. DOMITILLA

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view post Posted on 3/2/2017, 00:34     +1   +1   +1
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GURKHA

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LE CATACOMBE DI S. DOMITILLA

Premessa:

Le Catacombe di Domitilla si estendono lungo l’antica via Ardeatina, sul luogo delle proprietà della nobile Flavia Domitilla, nipote di Flavio Clemente, console del 95, che aveva sposato una nipote dell’imperatore Domiziano (81-96), di nome pure Flavia Domitilla. Questa parte della gens Flavia avrebbe avuto simpatie cristiane, perché sappiamo dagli storici del tempo che Domiziano fece condannare a morte per motivi religiosi Flavio Clemente e all’esilio nelle isole pontine, sua moglie e sua nipote. Prima dell’esilio, la nipote del console mise a disposizione della comunità cristiana i suoi possedimenti sull’Ardeatina, ove poi sarebbe sorto il più vasto cimitero sotterraneo cristiano di Roma.
I martiri più importanti del cimitero sono Nèreo ed Achìlleo, due soldati vittime probabilmente della persecuzione di Diocleziano (304 d.C.).

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Erano sepolti nella basilica, maestosa aula absidata del tempo di papa Siricio (384-399), preceduta da un nartece e suddivisa in tre navate da colonne con capitelli di recupero. Un altro nucleo molto antico è l’ipogeo dei Flavi, che ha origine alla fine del II sec. d.C. come ipogeo privato pagano per poi accogliere, durante il III sec., sepolture cristiane decorate con scene tratte dalle Sacre Scritture. Completano la visita: il cubicolo di Veneranda, l’arcosolio degli Apostoli Piccoli ed il cubicolo del fossore Diogene.

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Le Catacombe di Domitilla sono tra le più vaste di Roma, includono una basilica semiipogea e 17 km di gallerie e corridoi distribuiti su quattro differenti livelli, per un totale di 150.000 sepolture.
Visitando questo luogo si avrà la possibilità di conoscere più da vicino alcuni aspetti della vita delle comunità cristiane dei primi secoli, la loro fede nella resurrezione e nella vita eterna, ammirandone la testimonianza rimasta fissata nel corso dei secoli nelle decorazioni simboliche sui frammenti lapidei e i magnifici affreschi, segno del rapporto con Dio e del culto dei martiri sepolti in questo antico cimitero
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Approfondimenti di Marcello Zalonis

In data 23/07/2004 abbiamo letto con grande soddisfazione della demolizione in tempo di record della struttura abusiva di proprietà dell’albergo “ Relais Horti Flaiani”, da parte delle Autorità Comunali e degli operai dell’ufficio Abusivismo Edilizio dell’XI° Municipio.
Le Catacombe di Santa Domitilla si trovano nel comprensorio di via Delle Sette Chiese proprio di fronte alla costruzione fuorilegge che ha rischiato cosi di danneggiare gravemente la volta delle Catacombe.
Vorrei con queste poche righe fare conoscere ai lettori l’importanza storica e culturale delle Catacombe e specialmente quelle di Santa Domitilla.
Le catacombe erano principalmente luoghi di sepoltura, ma occasionalmente divennero anche luoghi di adunanze religiose, e non furono mai, come la tradizione riporta volgarmente, abitazioni dei cristiani. Oltre ad essere dei luoghi sacri per i primi cristiani di Roma, sono stati di primaria importanza per l’archivio della chiesa, riportando con opere di pittura, scultura ed epigrafia un materiale prezioso, onde illustrare gli usi e costumi dell’epoca, e l’identità della fede della chiesa cattolica, perché oltretutto i monumenti sepolcrali non sono generalmente posteriori alla fine del IV° secolo.

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L’antico Cimitero di Domitilla (Coemeterium Domitillae), chiamato anche catacombe di Santa Domitilla, si trova sulla via Ardeatina, a poco più di un miglio dal recinto Aureliano. Questo cimitero è uno dei più vasti di tutta Roma sotterranea, sito sotto la tenuta di Tor Marancia e con l’ingresso su via Delle Sette Chiese. L’archeologo Bosio fu uno dei primi scopritori delle Catacombe Romane, è iniziò le sue ricerche dal Cimitero di Domitilla sulla via Ardeatina, correndo anche il pericolo di smarrirsi nell’anno 1593.

All’inizio, dopo una certa confusione topografica tra i vari cimiteri delle vie Appia ed Ardeatina, nella metà del secolo XIX, G.B. De Rossi era riuscito a ristabilire la vera topografia di questa importantissima zona cimiteriale anche con l’aiuto degli antichi Itinerari dei pellegrini ed altri preziosi documenti.

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Da questi documenti l’archeologo aveva scoperto che il cimitero di Domitilla stava effettivamente sulla via Ardeatina , con i sepolcri di S.Petronilla e dei martiri Nereo ed Achilleo. Dall’altra parte della via si trovavano i sepolcri di Marco e Macellino e del Papa Damaso.
L’archeologo de Rossi aveva stabilito con precisione, fino dal 1852, che il grande cimitero che si svolgeva sotto la tenuta di Tor Mrancia era quello di S. Domitilla, deducendo la teoria anche con l’aiuto di due iscrizioni pagane, una di queste fu scoperta nell’anno 1772, e la seconda nel 1817; ambedue citano una certa Flavia Domitilla, proprietaria dell’area da lei concessa per alcuni sepolcri. Le due iscrizioni in latino riportano il nome di Flaviae Domitillae , dimostrando una volta di più l’esattezza della sua teoria e confermando cosi l’antica leggenda della Passio dei martiri Nereo ed Achilleo.

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Epitafio di Cristo col rito del "REFRIGERIUM"

I primi scavi furono iniziati dalla Commissione di Archeologia Sacra nel 1852. Si trovò cosi una grande scala che conduceva ad un cubicolo sotterraneo ornato di pitture del primo secolo. All’inizio de Rossi aveva creduto di avere rinvenuto la cripta dei SS.Nereo ed Achilleo, ma aveva dovuto ricredersi, il vero sepolcro dei santi si trovò in altra parte del medesimo cimitero.
Nell’anno 1864-65, fu trovata in una zona situata più verso l’Ardeatina, il vero ingresso del cimitero chiamato Il vestibolo dei flavi.

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Epigrafia con l'augurio del "REFRIGERIUM"

Durante gli scavi, il De Rossi aveva osservato un cumulo di rovine con frammenti di marmi e rocchi di colonne in una zona dove l’accesso attraverso le gallerie era molto difficoltoso. L’archeologo, con l’intento di esplorarne il contenuto, fu purtroppo ostacolato dal proprietario del terreno un certo Nipoti. In seguito, grazie alla sua proposta Monsignore de Merode acquistò la tenuta, dando il via al lavoro di scavo che iniziò nel 1873, e fu presto coronato dalla scoperta di una basilica paleocristiana, quella dei SS. Nereo ed Achilleo, era un’ulteriore conferma che il cimitero di Tor Marancia era precisamente quello di Flavia Domitilla.
Due patrizie romane, parenti dell’imperatore Domiziano, portarono il nome di Flavia Domitilla, la prima moglie del console Flavio Clemente, che fu accusata di ateismo (cristianesimo) insieme al marito, fu esiliata da Domiziano nell’isola Pandataria. San Girolamo invece parla di un’altra Flavia Domitilla esiliata nell’isola Ponzia. Il de Rossi sostenne la diversità delle due Domitille, ristabilendo la genealogia della loro famiglia. La seconda Domitilla, nipote di Flavio Clemente, sarebbe quella della leggenda di Nereo e di Achilleo, che contiene un fondo di verità. Questi due santi battezzati da San Pietro dopo avere seguito la loro padrona nell’esilio furono in seguito decapitati e sepolti nel cimitero della Domitilla seniore, presso la tomba di S. Petronilla creduta figlia dell’apostolo Pietro.
Dopo questi accenni storici visitiamo il cimitero, entrando dall’ingresso primitivo chiamato “Il Vestibolo dei Flavi” scoperto nel1865. Nell’anno 1925 la Commissione aveva fatto costruire una nuova scala che scende a livello del secondo piano del cimitero e del suo ingresso. Nello scavo sono stati scoperti molti sepolcri dell’ipogeo a livello superiore della strada. Probabilmente l’antica via era diversa della strada odierna.
Un altro ingresso, quello ordinario, si trova dalla parte opposta cioè dalla basilica.
Il Vestibolo dei Flavi: Costruito in mattoni e con il posto dell’iscrizione sopra la porta. Composto da due stanze ai lati: a destra una camera a volta, con un banco perimetrale e due cubicoli, a sinistra un’altra camera con un pozzo, sullo stile di molti sepolcri pagani. Nella sala coperta a volta si celebravano le “Agapi Funerarie”.
La galleria in pendenza immette ad un ipogeo con quattro nicchie, due a destra e due a sinistra, probabili contenitori di sarcofagi in marmo. Questo ipogeo era cristiano, come lo attestano alcune pitture ed un’iscrizione. Purtroppo molte pitture sono state danneggiata tra il 1714 ed il secolo XVIII° e varie sono state staccate. Tra i vari oggetti trovati possiamo elencare molti bolli di mattoni anteriori al II°secolo.
Il de Rossi aveva supposto che questo vestibolo fosse il sepolcro di Flavio Clemente, cugino di Domiziano, e da dove proveniva l’iscrizione che nomina Flavia Domitilla.
Tra le pitture più importanti scampati allo scempio del XVIII° secolo, una delle più importante è quella della volta della galleria principale, questa di un’eleganza estrema può competere con gli affreschi del primo secolo e con quelli pompeiani. Vi è rappresentata la vite con i rami che partono del medesimo ceppo, tipico simbolo cristiano. Le altre nicchie laterali e la galleria sono decorati con altre pitture rappresentanti Daniele nella fossa dei leoni, la figura del pescatore simbolico e il banchetto, questa ultima molto danneggiata.
Una particolarità del vestibolo è rappresentata da un loculo di forma speciale: un finto sarcofago di stucco, un altro piccolo cubicolo con un foro chiuso da una pietra e con un banco per il cadavere ad imitazione di un sepolcro orientale come quello di Cristo.
L’ipogeo aveva l’ingresso accanto ad una via pubblica, fu dunque scavato nel periodo di pace che aveva seguito la persecuzione di Nerone e prima di quella di Domiziano, confermando cosi l’importanza dei monumenti accanto all’ingresso; con la stanza ad uso triclinium per le Agapi e i due cubicoli con pitture decorative del II o III° secolo. Anche il pozzo serviva all’uso cristiano per intingere l’acqua per le cerimonie.

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Un monumento di grande importanza era rappresentato dal grandioso ingresso, dimostrando cosi che i cristiani del primo secolo potevano possedere i loro cimiteri, la proprietà dei sepolcri era riconosciuta a coloro che professavano una religione diversa da quelle ufficiali dello stato.
Dopo avere percorso l’intera galleria dei sarcofagi si traversano altre minori, ed in una di queste si vede una singolare iscrizione su cui è rappresentato il rito funebre del refrigerium , espresso con l’immgine di un personaggio che beve un calice di fronte alla figlia orante e defunta.

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Più avanti si passa ad una regione interna detta degli Apostoli piccoli e di Diogene del IV° secolo. Un’altra pittura raffigura una donna orante dipinta in un arcosolio, con sopra il capo il monogramma Costantiniano. La figura sta in piedi tra gli apostoli S.Pierto e S.Paolo. Nell’arco è dipinto il Salvatore seduto tra gli apostoli, la particolarità è che solo i santi ed il Salvatore hanno il nimbo intorno al capo, cosa che non esisteva nei monumenti cristiani anteriori al IV secolo.
Dirimpetto in un altro cubicolo si può notare un’iscrizione tracciata sulla calce di un loculo con i nomi dei consoli Filippo e Sallia indicando la data dell’anno 348, ricavando cosi che questa zona fu scavata circa nella metà del IV°secolo. Nel cubicolo di Diogene, fu sepolto nel IV secolo un “Fossore” di questo nome con la cartella dipinta in rosso con l’iscrizione riportata da Boldetti. Questo archeologo, purtroppo, rovinò vari dipinti cercando di staccarli; della figura di Diogene rimane la sua mano sinistra in atto di reggere la lucerna, la prospettiva della galleria e la figura di S.Paolo.

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Proseguendo più avanti s’incontra un biforcamento di strade dove è affisso sulla parete un’iscrizione importante perché augura al defunto il refrigerio ciò il suffragio e quindi allude al Purgatorio.
Da questo punto si giunge brevemente alla Basilica messa in relazione con queste gallerie. Questo grandioso monumento fu scoperto nel 1874, la Basilica fu costruita verso la fine del IV secolo sulla tomba dei martiri Nereo ed Achilleo i quali erano stati sepolti in un sepolcreto di proprietà dei Flavi cristiani. Nel mezzo della basilica e sotto il pavimento si vedono ancora le rovine di questo antichissimo sepolcreto indicato dai sarcofagi in marmo adorni di ritratti in rilievo dei proprietari.
La basilica sporgeva fuori del terreno sovrastante da dove si accedeva con due scale, una presso il nartece, e l’altra dietro l’abside.
Nel prossimo articolo studieremo questa Basilica detta di Santa Petronilla, e collegata alle catacombe di Santa Domitilla.
E’ doveroso citare il nome del Prof. Orazio Marucchi, con la sua pubblicazione postuma dello studio completo delle catacombe romane tra gli anni 1852-1931, e dei suoi valenti collaboratori tra quali Enrico Josi. Il professore era riuscito a coordinare le ricerche di una fitta schiera di archeologi, studiosi degli antichi cimiteri, confrontando ed unificando le loro ricerche e teorie.


di Marcello Zalonis




Fonti:

www.catacombedomitilla.it/
 
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view post Posted on 3/2/2017, 15:56     +1   +1
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Mamma mia Dino quanto mi piacerebbe visitarle :woot: :wub:
 
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GURKHA

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CITAZIONE (nanosipe @ 3/2/2017, 15:56) 
Mamma mia Dino quanto mi piacerebbe visitarle :woot: :wub:

Io credo di esserci andato un 30 anni fa' con la scuola...

Altre info:

www.domitilla.info/docs/brochures/brochit.pdf

www.romasotterranea.it/catacombe-di-s--domitilla.html

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