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TESTACCIO MERCATO DEGLI SCHIAVI DELL’IMPERO ROMANO

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view post Posted on 2/1/2017, 12:02     +1   +1   +1
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GURKHA

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LA SCOPERTA A TESTACCIO DEL MERCATO DEGLI SCHIAVI DELL’IMPERO ROMANO

di Marcello Zalonis

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Nel mese di luglio del 2007, con grande sorpresa è stato rinvenuto l’unico mercato degli schiavi della città di Roma, sito nella zona del Testaccio. L’archeologo e storico Andrea Carandini, fece quella scoperta durante gli scavi eseguiti dalla Sovrintendenza dei Beni Culturali, davanti ai Mercati Generali e magazzini del Testaccio, edificati durante l’Impero Romano e demoliti in seguito per fare posto al campo di calcio dei “pulcini” della Roma. Durante la visita degli scavi da parte di Veltroni, accompagnato dal Sovrintendente Angelo Bottini e gli assessori Morassut, Rizzo, Calamante e D’Alessandro, è stata presa la decisione di dotare le nuove strutture che presto sorgeranno in quell’area; ossia il nuovo mercato rionale,un centro commerciale, una residenza per studenti universitari,un parcheggio, da un grande museo Archeologico coperto, nel quale esporre le opere recuperate durante gli scavi e non soltanto datate dalla fine della repubblica fino al III secolo d.C. ma anche quelle più recenti e relative ai periodi successivi.
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“Lo scavo ha portato alla luce le strutture degli enormi magazzini dell’epoca che custodivano i rifornimenti del più importante mercato generale della città”, spiegò Renato Sebastiani, l’archeologo della Sovrintendenza incaricato degli scavi del Testaccio. Una vasta zona delle antiche strutture era dotata di ambienti molto stetti, praticamente delle celle, nelle quali gli schiavi erano rinchiusi nell’attesa di essere messi all’asta sul palco eretto nella piazza dell’antico Mercato Romano. Secondo Carandini, gli schiavi raccolti nelle numerose colonie africane ed orientali dell’Impero che giungevano con delle grandi navi fino al porto di Ostia Antica, una volta sbarcati erano trasportati con delle barche leggere e veloci lungo il fiume Tevere, fino all’importante porto fluviale del Testaccio, in prossimità del Monte dei Cocci, creato con le anfore rotte che contenevano l’olio ed il vino importati dalle terre lontane. Nell’attesa di essere messi all’asta gli schiavi erano imprigionati in quelle anguste celle.
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Grazie ai numerosi scritti di Catullo e Giovenale giunti fino ai nostri giorni, abbiamo una dettagliata informazione sulla condizione degli schiavi di Roma.
Probabilmente i padroni delle ville di Tor Marancia, dell’Ostiense, Laurentina e Appia, che erano contornate da vaste tenute agricole coltivate a grano,vigneti, orti e frutteti, si rifornivano di schiavi comprati all’asta al mercato del Testaccio.
Ma chi erano questi schiavi che con il loro duro lavoro e durante i secoli avevano contribuito alla grandezza dell’impero Romano e da dove provenivano? L’unica cosa certa è che senza di loro il Mondo Romano sarebbe crollato molto presto. Il lavoro a costo zero faceva arricchire il loro padrone, perché dopo anni di servizio il costo iniziale era ben ripagato e quando la generosità del datore di lavoro permetteva allo schiavo di sposare una schiava al suo servizio, tutti i figli nati dall’unione rimanevano di proprietà del padrone che cosi aumentava il suo parco di servitori. Con il passare del tempo molti schiavi che avevano fedelmente servito i padroni riuscivano a riscattare la loro libertà, sia pagandola a caro prezzo od usufruendo della generosità del padrone o della padrona che accettavano di liberarli senza condizioni.
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Purtroppo molti schiavi in mano ad un padrone severo erano maltrattati e puniti per qualsiasi mancanza durante il loro servizio. Essere ridotto in schiavitù era una delle peggiori cose che poteva capitare ad un essere libero che perdeva il suo stato di essere umano per passare ad uno stato intermedio tra l’uomo e l’animale. Durante gli ultimi anni della repubblica, le autorità avevano finito per ammettere che anche gli schiavi fossero in possesso di un’anima e che avevano il diritto di prendere parte ad uno dei numerosi riti religiosi dell’Impero.
Malgrado le loro terribili condizioni, certi schiavi più istruiti e furbi o dei celebri gladiatori fortunati avevano ottenuto il titolo di “Liberto”, integrandosi nella società romana, fino ad ottenere delle importanti cariche politiche od amministrative e coprendosi di onori e ricchezze. Qualcuno di loro era anche riuscito eccezionalmente a sposare una cittadina romana.
Ma quali erano le cause nell’antica Roma che portavano alla schiavitù:
La nascita da una madre a sua volta schiava.
Bambini abbandonati dai genitori in campagna, raccolti dai briganti e venduti come schiavi.
Cittadino non Romano, prigioniero di guerra.
Cittadino straniero catturato da pirati e nell’incapacità di pagare il suo riscatto.
Individui condannati a pene giudiziarie.
Per debiti non pagati, il cittadino diventava di proprietà del creditore.
Secondo l’uso al quale erano destinati, gli schiavi comprati all’asta erano scelti tra varie categorie e secondo il loro livello intellettuale: Quelli fisicamente più forti ma ignoranti erano adoperati nei lavori dei campi, nelle miniere ma anche come gladiatori per i giochi crudeli dell’arena.
Quelli più specializzati o di buon aspetto per la cucina, le cure della casa, il servizio privato ed il sollazzo dei padroni. Quanto ai più colti erano usati per l’istruzione dei figli o per l’amministrazione della tenuta, ma anche per degli incarichi governativi e non era difficile trovare tra di loro, dei letterati, filosofi o matematici che l’avversità della sorte aveva ridotto in schiavitù.
Numerose tenute di Roma sud-est, quelle della zona compresa tra Tor Marancia, Grotta Perfetta, i Colli di San Paolo ed il Parco dell’Appia Antica, appartenevano ai proprietari delle ville importanti e la più meravigliosa di loro era la “Villa dei Numisi” che possedeva numerosi ambienti, dei bagni, delle terme e vari impianti per la raccolta dell’acqua, apparteneva alla famiglia di un “Liberto”, il famoso “Amaranthus” che molto più tardi nel 1484 darà il suo nome deformato a “Tor Marancia”.
Purtroppo il fenomeno dello schiavismo non apparteneva solo al Mondo Romano, ma anche ai tre Continenti conosciuti durante quell’epoca.
Anche se con l’avvento del Cristianesimo e più tardi con il sorgere delle nuove tecnologie il fenomeno dello schiavismo sembrava definitivamente abrogato, purtroppo ancora oggi in tutta la terra ed anche nella nostra civilissima Europa lo sfruttamento di donne e bambini ridotti in schiavitù è ancora in atto.

Approfondimenti sul Monte Testaccio

https://it.wikipedia.org/wiki/Testaccio

Il porto dell'Emporio funzionava fin dall'epoca romana, ed era il punto d'approdo delle merci e delle materie prime (prioritariamente marmi, grano, vino) che, arrivate via mare dal porto di Ostia, risalivano il Tevere su chiatte rimorchiate dai bufali che nel 1842 vennero sostituiti con rimorchi a vapore.
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Nei secoli i cocci delle anfore, che servivano a contenere grano e alimenti liquidi durante il trasporto, si accumularono a montagnola: da qui il nome - antico - di monte Testaccio o Monte dei cocci, e la scelta - moderna - dell'anfora come simbolo del rione. Il numero delle anfore accatastate si stima attorno ai 25 milioni.
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Le anfore vuote che avevano contenuto soprattutto olio venivano rotte in cocci poi disposti ordinatamente per dare stabilità in piramide a gradoni e cosparsi di calce per evitare gli odori dovuti alla decomposizione dei residui organici.
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di Marcello Zalonis
 
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view post Posted on 3/1/2017, 08:45     +1   +1
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Grazie Dino, molto interessante.
 
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view post Posted on 3/1/2017, 12:41     +1   +1
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GURKHA

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Alcune foto dei lavori di scavi

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CITAZIONE
Nei secoli i cocci delle anfore, che servivano a contenere grano e alimenti liquidi durante il trasporto, si accumularono a montagnola: da qui il nome - antico - di monte Testaccio o Monte dei cocci, e la scelta - moderna - dell'anfora come simbolo del rione. Il numero delle anfore accatastate si stima attorno ai 25 milioni.

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