METAL DETECTOR HOBBY

Il colpaccio "esagerato" di...... Enrick.

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icon13  view post Posted on 22/5/2016, 20:09     +8   +1   +1
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White's M6 + Detech Sef 12x10
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Nella ricerca di militaria con il metal detector vi sono oggetti di comune recupero ed altri, vuoi perchè di scarsa produzione oppure perchè poco utilizzati o utilizzati per limitati periodi, che sono abbastanza rari da incontrare. E' chiaro che quest'ultimi sono di grande interesse per il detectorista e anche la modica quantità può essere sufficiente a soddisfare e ripagare in egregia maniera, passione ed intento. Purtuttavia esistono anche casi (per dire la verità molto sporadici) in cui oggetti ritenuti rari, in fortunose uscite di ricerca possono diventare in quel frangente, oltremodo comuni per la grande incredibile quantità ritrovata.
Questo potrebbe essere l'epitaffio che ben si addice al magistrale colpaccio messo a segno da Enrick nell'ultima uscita di ricerca, rintracciando per l'ennesima volta una profonda buca pattumiera letteralmente piena di distintivi per mostrine da bavero da giacca e da cappotto della RSI. Difficile durante lo scavo fare una stima della quantità impressionante dei gladi recuperati che uscivano dalla buca a palate e solo a casa, con la relativa calma contandoli, siamo riusciti a saperne il preciso numero. In totale le due tipologie di gladi assommano a 59 rotti o malamente ossidati e 2284 integri di cui 1721 per bavero da cappotto da truppa in metallo argentato ed i restanti 563 da mostrina per giacca così suddivisi: 184 in metallo argentato da truppa e in metallo dorato da ufficiali e 379 per sottufficiali e truppa stranamente laccati di nero. Nella buca oltre ai suddetti gladi sono stati recuperati in modica quantità, altri oggettini abbastanza interessanti dei quali alcuni destano meraviglia per le incredibili ed eccezionali condizioni di conservazione. Completano l'oggettistica recuperata 71 catenine di sospensione delle piastrine di riconoscimento italiane modello 1932. Purtroppo la buca è stata a suo tempo arsa dal fuoco riducendo in cenere, in un immane crogiolo, possibili divise ed attrezzature di stoffa che a giudicare dallo spessore del bruciato (oltre 30 cm) vi sono state gettate in copiosa quantità.

LA STORIA.

Il contesto del ritrovamento è il solito terreno di ricerca consono delle nostre uscite che ha visto l'alternarsi della presenza di truppe Tedesche ed in seguito Americane. Difficile poter dare una precisa spiegazione al perchè della presenza in loco della enorme quantità dell'oggettistica recuperata ed al riguardo si possono azzardare solo ipotesi. Il luogo a suo tempo (si parla del periodo che va dal 1943 a fine estate del 1944) fu oggetto di acquartieramenti più o meno stabili, di truppe Tedesche. Nel tempo, attraverso la discreta recezione di oggettistica abbiamo avuto modo di confermare la presenza di aliquote di reparti delle Divisioni 16^ SS e 20^ Sturm Luftwaffe che dopo aver combattuto sul fronte di Anzio stavano risalendo in ritirata la penisola e avevano anche in organico, come aggregati, reparti di truppe Italiane della rinata RSI. Potrebbe essere che al momento dell'abbandono del campo della nostra ricerca gli stoccaggi di magazzino, ritenuti superflui o inutilizzabili perche deteriorati o rotti, siano stati profondamente occultati dai soldati camerati di entrambe le nazionalità e quindi anche l'oggettistica ritrovata potrebbe essere considerata come tale e proveniente da depositi italiani gettata impacchettata a scatole. Che nel campo vi fossero aliquote di truppe italiane può essere altresì confermato dal recupero effettuato nella stessa uscita, di alcune maglie del nastro metallico della mitragliatrice pesante italiana Safat da 12,7x81mm occultate in un'altra piccola buca pattumiera. Tale arma era in dotazione sugli aerei italiani ma montata su apposito cavalletto era ugualmente adoperata anche dalle truppe a terra come arma contraerea e campale.





Fotografia d'epoca di una squadra di mitraglieri RSI equipaggiati con mitragliatrice pesante Safat da 12,7 per uso campale. Interessante la cassettina spalleggiabile porta colpi in colorazione mimetica.



LO SCAVO.

Domenica 15 maggio 2016 uscita di ricerca in solitaria di Enrick a causa di impellenti impegni degli altri componenti della squadra. Ore 12,00 squilla il mio cellulare..... Babbo come sei messo con l'impegno perchè ho trovato una buca... sono già a 80 cm e trovo solo bruciato..... il metal però grida di brutto..... Ore 12,20 .... Babbo cosa ne dici di una cinquantina di gladi RSI e che giù ad oltre un metro non vedo più terra ma solo gladi? Sei libero ora?
Strabiliato raccatto velocemente un pò di viveri, la pala pesante, il setaccio e il cinturone e con l'adrenalina a 1000 mi precipito sul posto. Sul posto Enrick stava ancora scavando e raccogliendo a piene mani. La profondità della buca era già tale che la pala pesante stava scomparendo dentro di essa. I gladi raccolti riempivano ormai una busta di plastica. Dopo lavorando in due, scavando e setacciando, la buca aveva ormai raggiunto il metro e mezzo di profondità e per arrivare ai gladi che coprivano letteralmente il fondo e continuavano ad uscire a palate, bisognava fare come gli struzzi, immergersi a capo fitto fino quasi alla vita. Nel setaccio appariva di tutto, gladi in quantità industriale, catenine a manate, alcuni piastrini di riconoscimento in fine lamierina di alluminio del vetusto modello 1892 purtroppo non più leggibili, bottoni di frutto ditali e forbici dei kit di cucito ed un meraviglioso fregio in canuttiglia per copricapo da sottufficiale dei carabinieri. Alla fine dello scavo saranno due le buste di plastica riempite da un'infinità, incalcolata di gladi e di altri oggetti.
A lavoro ultimato il doveroso ripristino ambientale è stato d' obbligo.























L'arma, le prede ed il finale ripristino ambientale.



GLI OGGETTI NEI PARTICOLARI, RIPULITI E RESTAURATI.

I GLADI E LE CATENINE.



I GLADI.

Fortunatamente i 2343 gladi non hanno subito danni dal fuoco e solo 59 sono stati soggetti a profonda ossidazione mentre tutti gli altri si sono conservati in eccellenti condizioni.
Il certosino lavoro di sommaria pulizia, di conta e di classificazione per tipologia ci ha impegnato non poco ma in fondo il risultato ottenuto ci ha ampiamente ripagato della peregrina pazienza avuta.
I gladi come già specificato sono di tre diverse tipologie con misure standard previste per questo genere d' insegna.

Alcuni dei gladi dopo la ripulitura, praticamente nuovi.



Quelli formato grande da cappotto in metallo argentato misurano 33 mm (altezza del gladio) ed hanno tutti le le graffe a sezione quadrata.



Sono da truppa in quanto per gli ufficiali anche sui cappotti, erano previsti i gladi in metallo dorato. Sembrerebbe che la tipologia da noi recuperata non sia di comune incontro in quanto essere adottati dal personale dell' ANR. Differiscono da quelli regolamentari da fanteria per avere metà corona in foglie di quercia e l'altra metà in foglie di alloro.



I gladi più piccoli, da giacca e da mostrina, di formato standard sono di due diverse tipologie di costruzione e realizzati con materiali diversi.



Quelli realizzati in metallo argentato e dorato (da truppa i primi da ufficiali e secondi) misurano 27 mm (altezza del galdio) e hanno due diversi tipi di graffe, quadrate (in maggiore quantità) e a sezione rotonda (in minor numero). Sono realizzati in fusione di metallo pieno eccetto il gladio che al suo interno è incassato per ricevere le graffe saldate. Questa tipologia è quella standard normalmente montata su tutte le giacche dei componenti delle divisioni e dei battaglioni della RSI fino a termine del conflitto. Per le mostrine erano adoperati anche gladi di tipologia simile ma in formato ridotto di 24mm di lunghezza del gladio. Nel mucchio da noi recuperato quest'ultimo tipo non è presente.





Quelli realizzati in metallo stampato e laccati nella parte anteriore di nero non rientrano nello standard conosciuto in quanto misurano 28 mm di lunghezza, lunghezza questa che è superiore di un millimetro alla regolamentare misura del modello standard prima presentato. Le graffe sono rotonde di filo di ferro e nel retro la corona e il gladio sono realizzati in stampo vuoto.
Strana tipologia questa che non compare in nessuna fotografia d'epoca a noi nota e che anche nelle descrizioni delle varie pubblicazioni specifiche non è contemplata. Che si tratti di una variante di produzione limitata che non ebbe il successo sperato? In base ad una nota del Ministero FFAA del 2 febbraio 1944 veniva stabilito che il gladio era previsto in metallo brunito per la truppa, in metallo bianco o argentato per i sottufficiali e in metallo dorato per gli ufficiali. In realtà, come è noto il gladio fu realizzato generalmente in zama e solo per gli ufficili fu prevista la placcatura in oro o la realizzazione con metallo più nobile dorato. La brunitura non fu adottata e neppure la laccatura o verniciatura in nero compare in queste produzioni tardive. Può essere quindi che i nostri ritrovi appartengano a scarti di magazzino di un lotto di produzione giunto ai reparti in linea, nuovo e mai adoperato perchè considerato eticamente non consono al decoro della divisa. Oppure trattasi di una produzione di oggettistica sperimentale antivisibilità che poi non ebbe il risultato sperato in quanto considerata di scarsa efficacia. Il quesito è ancora in fase di risoluzione e siamo in stretto contatto con gli esperi del settore per dare una giusta classificazione a questa alquanto inconsona e latitante mostreggiatura.



Analizzando il modello possiamo notare delle evidenti differenze non consone alle alla tipologia del gladio di formato standard. Nel formato standard la realizzazione è eseguita, come già sopra descritto, per colata di fusione di materiale pieno e l'elsa della guardia che trattiene il cartiglio con la dicitura ITALIA è staccata dal serto delle foglie di quercia. Nel modello preso in esame la realizzazione è eseguita di stampo vuoto sia nel gladio che nell'inserto e l'elsa è collegata, nella parte bassa, completamente al serto delle foglie. Particolare quest'ultimo che si riscontra solamente in alcune produzioni per gladi da cappotto ma che non è del tutto uguale a quello della tipologia presa in esame. Nei gladi da cappotto l'elsa della spada è eseguita in diverso disegno ed è stampata direttamente sul serto di foglie e non come nel nostro caso unita da un piccolo spessore. Particolare questo che può essere preso a conferma della non usuale e dozzinale produzione del fantomatico modello da noi recuperato. Se fosse che siamo di fronte ad una nuova tipologia confermata da qualche circolare, con il nostro rinvenimento penso che abbiamo dato un buon contributo alla classificazione di questa particolare insegna con una tipologia fino ad oggi, ai più, del tutto sconosciuta.





LE CATENINE DI SOSPENSIONE DELLE PIASTRINE.



Molte ancora contenute nella bustina di carta originale, alcune intrigate nel marasma dei gladi, altre appalloccolate dall'ossidazione sono state recuperate diverse catenine di sospensione per piastrine di riconoscimento italiane modello 1932. Durante lo scavo e il setaccio non ci è stato possibile provvedere alla loro districazione ed abbiamo potuto valutarne l'approssimativo numero solo attraverso la quantità di quelle risparmiate da intrighi ed ossidazione, costatandone però una già copiosa quantità. A casa dopo strigamenti vari ed opportuna disossidazione siamo riusciti a contarne settantadue, tutte integre ed alcune in stato di conservazione davvero eccellente. Data la scarsità di incontro in ricerca libera di tale oggettistica, anche questo recupero è da annoverare come un'evento eccezionale che per quantità e soprattutto per il non utilIzzo può essere preso come conferma alla tesi dell'abbandono quali scorte di magazzino ritenute non utilizzabili e di inutile peso. Il perchè di questa scelta è e resterà per sempre uno dei tanti misteri dei quali la militaria abbonda.







L'OGGETTISTICA DEI SET DA CUCITO.



Incredibilmente dai lati del bordo interno della buca, fra i resti del ceterume bruciato setacciando accuratamente la terra sono stati riesumati ditali bottoni ed un paio di forbici facenti parte dei set da cucito in regolamentare dotazione ai soldati italiani durante il conflitto. Spettacolare ed eccezionale la conservazione dei fragili bottoni di frutto, recuperati praticamente come nuovi come del resto sono egregiamente conservati anche gli 8 ditali rimasti integri. I ditali sono delle tre classiche misure, grande , media e piccola e sono del modello più moderno aperto in cima. Costruiti in lamierina di ferro punzonata hanno l'anello superiore in ottone riportato. Solo un ditale è di completa realizzazione in ferro. Le forbici ossidatissime sono state oggetto di spazzolatura al trapano e trattate con prodotto conservativo paraloid B72. Durante il setaccio sono stati recuperati anche due fragili laccioli in cuoio per la regolazione della misura interna del liner degli elmetti modello 1933.







I PIASTRINI, LE LENTI ED IL FREGIO DEI CARABINIERI.



Sempre dal bordo interno della buca lungo il perimetro dello strato bruciato sono stati recuperati altri oggettini di indubbio interesse collezionistico che ripuliti si presentano in buone condizioni di conservazione.

Le lenti oscurate e i piastrini ripuliti.



Le lenti oscurate.

Interessante questa coppia di lenti oscurate in plastica che dalle dimensioni del diametro ben si adattano agli oculari della maschera antigas modello 1935. La cosa potrebbe essere di reale possibilità in quanto non si conoscono dotazioni di occhiali militari italiani che abbiano le lenti di tale dimensioni e provviste di bordatura in alluminio. Provandole su di una maschera della nostra collezione ricalcano perfettamente il diametro interno degli oculari e possono essere tenute in sede dall'anello elastico di fermo delle lenti appannanti di plastica trasparente in dotazione alla maschera stessa. Che siano accessori in caso di utilizzo della maschera nei climi tropicali? Purtroppo a conferma di quanto sopra asserito non siamo riusciti a recepire notizie specifiche percui il tutto resta per adesso solo una possibile congettura.





I piastrini di riconoscimento modello 1892.

Recuperati in modica quantità, a causa della fragilità della lamierina con cui sono stati realizzati, solo alcuni si sono potuti salvare, i più si sono tutti sgretolati a pezzi. Stranamente questo tipo di attrezzatura, dichiarata obsoleta già ad inizio del primo conflitto mondiale, ha continuato ad essere adoperata anche nel secondo. Non è il primo caso di incontro che però è sempre stato di sporadica unicità, qui in questa occasione data la quantità si tratta evidentemente di residui di scorte di magazzino.
Purtroppo dopo la pulizia i superstiti non risultano scritti percui non è dato di sapere con precisione se adoperati oppure ancora intonsi. Siamo più propensi per la seconda versione in quanto non essendo eccessivamente ossidati ed intaccati dal fuoco, se scritti, dovevamo mantenere almeno le tracce della scrittura in inchiostro indelebile. Comunque anche così possono essere interessanti a dimostrazione che quando il crogiolo della guerra macinava inesorabilmente materiali e persone si riciclava di tutto persino le vecchie e vetuste attrezzature...... e anche noi italiani in questo senso siamo stati davvero dei veri maestri.

Il fregio in canuttiglia da copricapo dei carabinieri.





Fra gli oggetti miracolosamente scampati alla distruzione del fuoco spicca un delicatissimo fregio in canuttiglia per cappello da sottufficiale (brigadiere) dei carabinieri. Oltre all'essere scampato dal fuoco destano meraviglia le sue straordinarie condizioni di conservazione. Sia il panno che il filamento di canuttiglia hanno conservato la loro integrità originale dandoci modo di effertuarne il successivo doveroso lavoro di restauro. Il fregio è stato recuperato piegato aperazione questa che è stata eseguita volutamente dal suo ex possessore per occultare il monogramma reale E.V (Vittorio Emanuele). La vetustà della piegatura è confermata dalla profonda impronta, cosparsa di ruggine, lasciata dal tondo del monogramma nella parte retrostante della fiamma. Sicuramente così modificato è stato a suo tempo adoperato applicato tramite cucitura (in parte ancora visibile) sul basco o sul cappello. La delicata tessitura della canottiglia e la fragilità del panno di supporto ha imposto un lavoro molto delicato sia per la raddrizzatura del fregio sia per la ricostruzione delle parti mancanti del panno di supporto che nella ripulitura dall'incrostazione da cenere, terra e ossido. Il certosino lavoro è stato effettuato con l'ausilio di colla loctite e di piccoli scampoli di panno di lana colore nero da mostrine.















Il fregio a fine lavoro.





LA PICCOLA COCCARDA TEDESCA.



Dulcis in fondo questa delicatissima ed anche per noi inaspettata sorpresa. Durante la conta e la catalogazione dei gladi su uno di essi appiccicata dalla ruggine ad una graffa è apparso un pezzetto di stoffa arrotolato. Svolgendolo delicatamente, con grande sorpresa e compiacenza è apparsa alla nostra vista, incredibilmente conservata una coccardina tedesca da feldmutze tessuta con i colori nazionali. Il perchè questa insegna sia finita in una buca con predominante oggettistica italiana non è dato di sapere, ma a questo punto si potrebbe ipotizzare che nell'insieme della stoffa incenerita vi sia stata distrutta anche della probabile buffeteria tedesca e questo lembo di stoffa sia scampato alla distruzione dal calore protetto dallo spesso strato dei gladi. La coccarda è ciò che resta del trapezoide comprensivo di aquila del berretto da truppa LW modello 1943 ricamato in grigio topo e tricolore su panno feldgrau.



IL NASTRO PER MITRAGLIATRICE BREDA-SAFAT 12,7X81.



Nel pomeriggio l'incontro con un'altra piccola buca pattumiera oltre a triturame di barattoli e farraglia varia ci ha regalato ciò che resta di un nastro di caricamento di una mitragliatrice pesante.
Trattasi di poche maglie completamente invase da profonda ossidazione e di due oggetti a forma di imbuto di buon spessore che non siamo riusciti a classificare. Le maglie dopo l'obbligatoria disossidazione, eseguita per immersione in acido muriatico, si presentano integre ed in buone condizioni di consevazione dandoci modo di poterle classificare come maglie di nastro di caricamento per mitragliatrice pesante italiana Breda-Safat modello 1935 calibro 12,7x81mm in dotazione agli aereoplani italiani della Regia Aereonautica e dell'Aereonautica Nazionale Repubblicana durante tutto il II° conflitto mondiale. Questo valido modello di mitragliatrice fu utilizzato anche dai reparti a terra come arma contraerea e di reparto.
L'utilizzazione come arma da terra può essere presa come ulteriore conferma della presenza sul nostro terreno di ricerca di reparti dotati di armi pesanti del rinato esercito della Repubblica Sociale Italiana che all'atto della ritirata verso le difese della linea Gotica si sono disfatti dell'oggettistica da noi ritrovata.
Nell'attesa di recuperare altri bossoli oltre all'unico che siamo riusciti a trovare di scavo, collocheremo in collezione questo ultimo reperto riassemblando provvisoriamente le maglie a formare il raro a recuperarsi di scavo, nastro di caricamento.







Qui finisce il racconto di questa eclatante avventura, avventura che per la rilevanza numerica, per la rarità degli oggetti incontrati, per la captazione profonda degli stessi verrà considerata a tutti gli effetti come una delle nostre più belle uscite di ricerca dell'anno e che consacra il nostro prezioso, insostituibile capacissimo Enrick quale..... grande ed espertissimo Segugio delle buche.

Cordiali saluti a tutti e alla prossima.

Luciano&Enrico
 
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view post Posted on 22/5/2016, 20:12     +1   +1
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vedere gobbe comprare cammello
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Io nn commento mai la WWII...ma un bestemmione alla bombolo qui ci starebbe!
 
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view post Posted on 22/5/2016, 20:24     +1   +1
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Minelab Equinox 800, Teknetics T2, TGSL con VDI autocostruito. Posseduti: Teknetics Eurotek Pro 8", Surfmaster Pro Autocostruito
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Sono esterrefatto...ogni mio commento è superfluo...solo grande ammirazione ragazzi! :woot:
 
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soldà

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Non sono appassionato di ww2,ma penso che un ritrovamento così capiti una volta nella vita,e non a tutti...
Complimentoni, e che c...!!!!
 
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view post Posted on 22/5/2016, 20:31     +1   +1
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tenent

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Emmmm, boooo vabbe allora ditelo, un so cosa dire, senza parole
 
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GURKHA
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Semplicemente FANTASTICO.........ritrovamento....storia......restauro........PASSIONE!!!!!!!
 
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Gabriele1287
view post Posted on 22/5/2016, 20:35     +1   +1




Ciao un informazione che metal detector usi io ne devo comprare uno
 
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view post Posted on 22/5/2016, 20:36     +1   +1
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caporàl

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Dalle nostre parti si dice "fate schifo", ma....... tanto di cappello.
 
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caporàl

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Gabriele permettimi, alle volte non è il metal che conta ma l'esperienza e la capacità nell'uso del metal che fa la differenza.
 
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view post Posted on 22/5/2016, 20:42     +1   +1
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vedere gobbe comprare cammello
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CITAZIONE (Gabriele1287 @ 22/5/2016, 21:35) 
Ciao un informazione che metal detector usi io ne devo comprare uno

Io credo che usino un bastone da rabdomante:-)
Scherzi a parte...cartine, mappe, memorie dei vecchi aiutano a imprese del genere!
 
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view post Posted on 22/5/2016, 20:43     +1   +1
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CITAZIONE (Manny-77 @ 22/5/2016, 21:24) 
Sono esterrefatto...ogni mio commento è superfluo...solo grande ammirazione ragazzi! :woot:

mi accodo... ogni commento è inutile!! Incredibile questo recupero! clapping
 
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view post Posted on 22/5/2016, 20:50     +1   +1
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Deus 2

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Spettacolare!!!!!!!!!!!!!!
Ritrovamento straordinario e come sempre presentazione eccellente e coinvolgente.
Grazie Luciano e Enrico!!
 
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view post Posted on 22/5/2016, 21:05     +1   +1
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caporàl

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😱😱😱😱😱😱😱 sono senza parole ...siete a dir poco straordinari .... Braviiiiiiiiiiiiiiii
 
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view post Posted on 22/5/2016, 21:07     +1   +1
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capitan

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Senza parole!!! Quanto ho trovato il mio primo ed unico gladio ho camminato ad un metro da terra per un mese!!! Non oso immaginare voi!!!
 
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view post Posted on 22/5/2016, 21:16     +1   +1
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tenent

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Signore santissimo beato....... e che c'è da dire se non che domani provo a far benedire il metal!
 
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