A seguito della "stuzzicata" di un amico del forum, mi riaffaccio dopo tanto tempo di latenza attiva. Leggere il forum e' sempre una consuetudine ma, per fattori legati ad un momento di mancanza di ispirazione o voglia di scrivere, non faccio piu' interventi da molto tempo. In questo momento trovo piu' opportuno e stimolante rispondere a questa discussione invece di seminare i soliti "bravo!", "bel pezzo!", "WOW!", "secondo me hai trovato il testicolo destro del cavallo della statua equestre di Garibaldi". Sinceramente ora mi interessa piu' l'aspetto umano e sociale, quindi dico la mia in questa discussione che mi ha colpito per il contenuto, e che mi ha fatto riflettere... Noto con dispiacere che il sentimento ricorrente nei precedenti interventi e' un misto tra rabbia e sfiducia. Significativo inoltre il fatto che a rispondere sia gente appartenente ad una o due generazioni fa, alla quale appartengo anche io. Percio' mi chiedo: e se il mondo e la societa' che lo popola, che sono inevitabilmente e inconfutabilmente cambiati profondamente e velocemente, sono ormai fuori dalla nostra possibilita' di comprensione e adattamento? Ho 50 anni, e mi sento una persona "al posto giusto" nei miei 50 anni. Intendo, cioe', che mi sento centrato, mi trovo bene con me stesso, con il percorso di vita fatto sinora, e la rete sociale di amici, conoscenti e colleghi, coetanei o giu' di li', con i quali interagisco quotidianamente mi restituisce dei feedback che confermano la mia idea di quello che oggi e' il mondo, o perlomeno la piccola briciola di mondo che conosco e nella quale vivo e partecipo. L' immagine che ho e' quella di persone affacciate alla finestra di un palazzo, diciamo al terzo piano, che guardano dall' alto la strada sottostante piena di gente giovane che cammina. Purtroppo l' espressione che hanno sulla faccia le persone alla finestra, tra le quali ci sono anche io ovviamente, rivela disappunto, schifo e disapprovazione. Anche a me non piacciono tante cose che oggi passano per normali, come l' ignoranza, la prepotenza e la maleducazione. L' idea di successo nell avita e' quella del denaro e della prevaricazione sugli altri, chi ce "l'ha fatta" e' quello con piu' soldi ma e' il piu' prepotente, ignorante e con meno qualita' di tutti. Credo pero' questo stato di cose dipenda per la maggior parte da chi, adesso, sta alla finestra. Eh si, dipende da noi che ora critichiamo e dispreziamo la generazione che avremmo dovuto educare, crescere nei sani principi di lavoro e famiglia, nella convinzione assoluta che il rispetto per gli altri non puo' che essere una conditio sine qua non alla vita sociale. Abbiamo, se non fallito, almeno cappellato nel nostro compito. E lo abbiamo fatto per le ragioni che ora sono diventate le priorita' dei ragazzi...i soldi ed il benessere. Negli anni '70/'80 parecchie famiglie erano monoreddito, tipicamente una figura di riferimento in casa c' era sempre. Oggi la presenza di un genitore nella sua famiglia e' ridotta a poche ore, a pochi istanti che non sappiamo nemmeno sfrutatre bene. Vuoi per stanchezza, vuoi per la poca voglia di impegnarsi in discorsi importanti con figli e partner senno' ci perdiamo il senso delle parole di Alfonso Signorini, di Ilary Blasi o Mria De Filippi che tanto si impegnano a non farci realizzare quanto poveri di contenuti ed argomenti siamo ormai diventati. Un adolescente in casa non sente piu' parlare di politica, attualita', di temi sociali o legati al mondo del lavoro. Un adolescente in casa non trova piu' un quotidiano che, magari se non per curiosita' anche per noia, possa darci un' occhiata. Abbiamo sacrificato l' impegno che ci vuole, che ci sarebbe voluto ormai, per far crescere una generazione pensante e presente, per lasciarci comodamente e convenientemente riempire la testa di merda. la colpa di tutto questo, poi, la diamo alla scuola, ad internet, alla playstation e a Barbara D' Urso. I veri responsabili di questo mondo al quale non possiamo piu' adattarci, ne' cambiare, siamo noi. Sono io. Quindi piuttosto che schifare e criticare questi ragazzi cresciuti con le nostre assenze, dovremmo cercare di recuperare e salvare il salvabile. Alcune realta' ormai non cambieranno, ma nel piccolo della nostra famiglia credo che qualcosa sia ancora possibile fare con impegno, tempo e amore. Sono papa' di 3 ragazzi (2 maschi di 18 e 15 anni ed una bimba di 8), sono un lavoratore (12 ore di turno alternando giorno e notte), sono un coglione che si lamenta ma poi non fa nulla per cambiare restando comodo nel suo immobilismo. Come pretendere che mio figlio non sia aggressivo o prepotente se mi vede alla guida mentre imprecando dal finestrino, supero a destra il vecchietto con il cappello nella panda? Come pretendere che mio figlio rispetti le regole se parcheggio in tripla fila invece di cercare parcheggio e mettere un euro nel parchimetro? Come pretendere che mio figlio non ascolti un trapper quando non ho mai preso del tempo per ascoltare i Pink Floyd insieme a lui? Stiamo assistendo agli effetti che la nostra "malagestione" sociale e familiare ha prodotto...
Luca
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