L'Italia invade l'Etiopia con le truppe guidate dal generale de Bono (sostituito l'11 novembre da Pietro Badoglio) 3 ottobre 1935
La guerra d'Etiopia, nota anche come campagna d'Etiopia, fu un conflitto armato che vide contrapposto il Regno d'Italia contro l'Impero d'Etiopia tra il 3 ottobre 1935 e il 5 maggio 1936, giorno in cui le truppe italiane entrarono nella capitale Addis Abeba.
La guerra si concluse dopo sette mesi di combattimenti con l'ingresso del generale Pietro Badoglio nella capitale etiopica, e la successiva proclamazione dell'Impero da parte di Benito Mussolini durante il famoso discorso enunciato dal balcone di Palazzo Venezia il 9 maggio, a cui corrispose l'assunzione della corona imperiale da parte di re Vittorio Emanuele III.
La guerra fu la più grande campagna coloniale della storia, la mobilitazione italiana assunse dimensioni straordinarie, impegnando un numero di uomini, una modernità di mezzi, e una rapidità di approntamento mai visti fino ad allora.
Fu un conflitto altamente simbolico, dove il regime fascista impiegò una grande quantità di mezzi propagandistici con lo scopo di impostare e condurre una guerra in linea con le esigenze di prestigio internazionale e di rinsaldamento interno del regime volute da Mussolini, il quale impiegò notevolissimi sforzi finanziari nell'allestimento della campagna.
In questo contesto, i vertici militari e politici del regime non badarono a spese per il raggiungimento dell'obiettivo imperiale; il Duce approvò e sollecitò l'invio e l'utilizzo in Etiopia di ogni arma disponibile, e non esitò ad autorizzare il maresciallo Badoglio e il generale Rodolfo Graziani ad impiegare in alcuni casi anche le armi chimiche.
L'aggressione dell'Italia contro l'Etiopia ebbe conseguenze anche da parte della comunità internazionale che si espresse con delle sanzioni economiche contro l'Italia, che peraltro si manifestarono in modo blando, e furono ritirate a luglio del 1936, senza aver provocato il benché minimo rallentamento delle operazioni.
Le ostilità non cessarono con la fine delle operazioni di guerra convenzionali, ma si prolungarono con la crescente attività della guerriglia etiopica dei cosiddetti arbegnuoc ("patrioti") e con le conseguenti dure misure repressive attuate dal governo italiano tramite le famigerate "operazioni di polizia coloniale" durante le quali non vennero risparmiate azioni terroristiche anche nei confronti della popolazione civile.
Con l'inizio della seconda guerra mondiale l'esercito britannico in pochi mesi, e con la collaborazione della resistenza etiopica, nel 1941 liberò il territorio dopo 5 anni di occupazione, determinando il crollo del dominio italiano sull'intera Africa orientale.
Formalmente lo stato di guerra ebbe ufficialmente termine il 10 febbraio 1947, con la stipula del trattato di Parigi fra l'Italia e l'impero d'Etiopia, che comportò per l'Italia la perdita di tutte le sue colonie africane e la rinuncia a qualsiasi influenza e interesse sui territori dell'ormai ex-impero.
Tre discorsi del Duce Benito Mussolini sulla guerra in Etiopia, tenuti a Roma il 2 ottobre 1935, il 5 maggio 1936 e il 9 maggio 1936.