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9 FEBBRAIO 1916 L’IPPOPOTAMO (Cannone 149G) PARTIVA DA TEMÙ

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view post Posted on 9/2/2017, 16:24     +7   +1   +1
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GURKHA

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9 FEBBRAIO 1916 L’IPPOPOTAMO(Cannone 149G) PARTIVA DA TEMÙ

Il Cannone da 149G, in seguito ridenominato Cannone da 149/23, fu un cannone pesante per l'artiglieria d'armata, in dotazione al parco d'assedio ed all'artiglieria da fortezza del Regio Esercito italiano.

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Il Cannone dell'Adamello è un 149/23 (tuttora visitabile sulla Cresta Croce, sul Gruppo dell'Adamello)

Il 149G era un cannone corto a retrocarica, a volte indicato come obice, su affusto rigido a ruote. La canna era in ghisa acciaiosa, cerchiata in acciaio, e la sua elevazione era regolata da un vitone a volantino sottostante la culatta. L'otturatore, pesante 69 kg, era del tipo Welin, in acciaio con anello plastico. L'affusto era a coda unica, in acciaio, con due ruote in legno a 12 razze di 1 560 mm di diametro.

Peso 6 050 kg

Il cannone G149, conosciuto come l’ippopotamo, partì da Temù verso le vette teatro della Guerra Bianca in Adamello. Durante la serata sarà approfondita la storia di questo pezzo d’artiglieria e degli alpini che lo hanno trascinato a 3 mila metri di quota.

LA STORIA DELL’IPPOPOTAMO

All’inizio del primo conflitto mondiale nessuno pensava che la guerra potesse spingersi fino a quote elevate,ma dopo alcuni mesi di ostilità il fronte per ragioni tattiche si spostò attraversando le alpi verso l’ Adamello il Passo del Tonale, il gruppo dell’ Ortles Cevedale.

Apparve subito evidente la necessità di posizionare pezzi di artiglieria sulle cime più elevate in modo da controllare il fronte con la possibilità di appoggiare le azioni delle truppe Alpine battendo le postazioni nemiche da posizioni dominanti.

Il problema del trasporto dei pezzi di artiglieria a quote anche superiori ai 3000 metri si manifestò in misura già abbastanza problematica anche per cannoni di piccolo calibro scomponibili in più parti. Portare un pezzo di medio calibro a quote elevate era ritenuta un’ impresa più che ardua impossibile. Gli alpini e gli artiglieri italiani non si dettero comunque per vinti e a inizio del 1916 cominciarono a pensare al progetto del trasporto di un cannone in prossimità del fronte per poter battere le vicine posizioni nemiche poste ad oltre 3000 metri di quota.

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L’impresa venne così decisa e finalmente il mattino del 9 Febbraio del 1916 arrivò a Temù dalla stazione ferroviaria di Edolo un vecchio cannone in ghisa reduce dalla campagna di Libia. L’ ippopotamo, così venne subito denominato il cannone partì da Temù il giorno stesso trainato da cavalli e verso sera raggiunse Malga Caldea a 1580 metri di quota.

Per il trasporto oltre la Malga Caldea a causa della abbondante neve si rese necessario smontare il cannone, canna e affusto in due carichi separati vennero montati su slitte e con l’ appoggio di oltre 200 uomini il traino dei due slittoni ebbe inizio.

La destinazione del cannone fu stabilita al Passo del Venerocolo a 3236 metri di quota con tappa di arrivo intermedia al Rifugio Garibaldi in val d’ Avio.

L’ impresa del traino fu durissima anche perché il trasporto avveniva solo di notte per evitare la ricognizione aerea nemica. Il cannone durante il traino fu seppellito da una valanga e ci vollero diversi giorni di duro lavoro per recuperare il cannone sepolto da quella enorme massa di neve.

Il tratto più impegnativo fu in prossimità del ripido sentiero soprannominato “il calvario” che adduceva al rifugio Garibaldi. Nonostante tutte queste difficoltà il 17 di Aprile 1916 l’ ippopotamo raggiunse il Rifugio Garibaldi a 2535 metri di quota.

Il 27 Aprile finalmente il traino del cannone raggiunse la meta stabilita il Passo del Venerocolo a 3236 metri di quota. Qui venne approntata la postazione e il mattino del 29 Aprile 1916 il pezzo sparò la sua prima granata contro gli Austriaci appoggiando il vittorioso attacco degli Alpini contro il Crozzon di Folgarida. Nel 1917 si progettò l’ attacco per la conquista del Corno di Cavento, da qui la necessita di avanzare ulteriormente la postazione del cannone per poter battere con maggior precisione le postazioni austriache di Cavento e Folletto.

Venne approntata una nuova postazione su una selletta in prossimità di Cresta della Croce a 3276 metri di quota e, nella sola notte del 6 Giugno 1917 duecento tra Artiglieri ed Alpini attraversando il Passo della Tredicesima trainarono il cannone sulla sua nuova postazione.

IL VIAGGIO:

Lo dirigono alcuni ufficiali ai cui ordini sono una sessantina di artiglieri, tredici genieri minatori, ai quali via via presteranno man forte in duecento tra alpini e territoriali.

Un nugolo d’uomini s’affaccenda e s’affatica intorno al mastodonte, che i soldati, argutamente subito battezzano “l’Ippopotamo”.

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Un graduato precede, reggendo sulle spalle la doppia, grossa fune del traino e individua il punto preciso del percorso, già indicato in precedenza, dagli ufficiali e battuto sommariamente da uomini muniti di racchette.

Alcuni metri dietro, due soldati, affiancati, sorreggono su una spalla una fune ciascuno, per evitare che sprofondi nella neve; segue il grosso della forza che, al grido: “Oh...forza!”, ripetuto ritmicamente, tira a più non posso le grosse funi.

Dietro lo slittone, sul quale è collocata l’enorme bocca da fuoco, uno e talvolta due soldati, mediante un robusto palo di ferro, impediscono al pezzo di retrocedere.

La fatica è improba, perché si deve procedere lungo la linea di massima pendenza, non essendo pensabile affrontare il pendio a zigzag, pena il rovesciamento dello slittone.

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Nonostante una specie di pista sia stata battuta, il carico spesso affonda e s’incaglia, resistendo tenacemente a tutti gli strattoni, anche i più forti.

Tocca allora ai genieri intervenire per eliminare qui uno spuntone di roccia affiorante, là un tronco o una radice sporgente; oppure per mettere in opera - al fine di superare i punti più ripidi - speciali marchingegni di trazione, detti “capre”, argani con varie carrucole per demoltiplicare l’enorme sforzo della trazione.

Il traino procede con una lentezza esasperante, oltretutto perché può avvenire soltanto di notte o quando le nuvole o la nebbia non consentono al nemico la ricognizione aerea.

Di giorno, quando l’atmosfera è limpida, il traino deve essere interrotto: le slitte, e il loro importante carico, vengono coperte di neve, mentre i soldati, muniti di lunghi rami di abete a mo’ di scope, hanno cura di cancellare minuziosamente le profonde tracce lasciate dallo slittone.

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Occorrono una ventina di giorni per superare i quattrocento metri scarsi di dislivello tra la Malga Caldea e la Malga Laghetto, in quanto occorre risalire le tre cascate del torrente Avio, trasformate in ripidissimi canaloni ghiacciati.

Nella prima quindicina di marzo le cose dovrebbero mettersi al meglio, per quanto riguarda il terreno; il tratto tra la Malga Laghetto, la Malga di Mezzo e la Malga Lavedole infatti è quasi pianeggiante.
Sennonché il tempo si è messo al peggio: per quasi due settimane nevica fitto e imperversano bufera e tormenta.

Il traino deve essere sospeso provvedendo invece, anche a mezzo delle teleferiche, al trasporto di tutto il materiale accessorio.

In quel tratto così esposto, il pericolo delle valanghe impone la sospensione di ogni attività dal 13 al 31 marzo, infatti già diverse volte la neve precipitata a valle aveva seppellito il cannone, costringendo i soldati a estenuanti fatiche per liberarlo.

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Con il mese di aprile il tempo finalmente migliora e il traino può essere ripreso.
La fatica si fa immane nel tratto denominato “Calvario”; gli uomini sono stanchi e arcistufi di quella monotona attività che dura ormai da troppo tempo.

A sollevare il fisico e il morale non servono nemmeno le distribuzioni periodiche di generi di conforto (vino, marsala, grappa e anice), i quali vengono spillati di tanto in tanto da un barilotto montato su un’apposita slitta che segue il traino.

Un bel giorno, però, un ufficiale ha un’intuizione folgorante.

Improvvisamente, la slitta con il barilotto compare un bel tratto più avanti del cannone e la distribuzione del beveraggio avverrà solo quando il cannone avrà raggiunto il barilotto.
Il cannone sembra aver messo le ali.

A spronare poi gli addetti al traino, a moltiplicare le energie, a pungolare in quegli uomini il senso del dovere e della solidarietà militare è la vista dei feriti e dei caduti che scendono a valle, dopo le cruenti battaglie del 12 aprile.

Consapevoli dell’importanza del loro contributo alla nuova battaglia che si annuncia prossima, stringono i denti e cominciano a tirare con tutte le energie, tanto che il 17 aprile il cannone raggiunge il Rifugio Garibaldi (quota 2.535).

Il dislivello di cinquecento metri da Malga Lavedole e il rifugio è stato superato in soli sei giorni.
I seicento metri che mancano per arrivare al Passo Venerocolo, dove il cannone è destinato, vengono compiuti in dieci giorni.

Il 23 aprile 1916, giorno di Pasqua, il cannone, a onta delle previsioni pessimistiche, in 74 giorni ha superato indenne millecinquecento metri di dislivello, giungendo in postazione al passo (quota 3.236)

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Il 15 Giugno del 1917 il cannone aprì a sorpresa il fuoco contro le postazioni del Corno di Cavento appoggiando il vittorioso assalto degli alpini contro le postazioni dei Kaiserjager comandati dal valoroso tenete austriaco Felix Echt Von Eleda che perse la vita proprio in questa azione difendendo accanitamente la posizione. Dalla sua postazione di Cresta della Croce l’ ippopotamo con la sua possente voce accompagnerà fino alla fine del conflitto tutte le azioni e gli attacchi degli alpini al limite della propria gittata di 9 chilometri.

Il cannone dell’ Adamello fu il pezzo di medio calibro posizionato più in alto su tutti i fronti europei. Restaurato più volte da volontari alpini il cannone domina tuttora dalla sua vecchia postazione di Cresta Croce il massiccio dell’ Adamello. Nonostante il passare degli anni e la ruggine che lo ricopre interamente il cannone dell’ Adamello continua ad essere meta nella stagione estiva di comitive di alpinisti ed escursionisti.

Dati essenziali del pezzo
· Calibro nominale: 149 mm
· Calibro reale: 149,1 mm
· Lunghezza della bocca da fuoco in calibri: 23,07
· Lunghezza della bocca da fuoco: 3.438 mm
· Peso della bocca da fuoco senza otturatore: Kg 3.231
· Peso dell’otturatore: Kg 69
· Numero delle rigature: 36
· Direzione delle rigature: sinistra
· Passo delle rigature: costante
· Peso del pezzo in batteria pronto a sparare completo di accessori: Kg. 6.041
· Pressione massima al momento dello sparo: Atm 2.000
· Gittata: dai 2,2 ai 9,3 Km secondo il tipo di proietto sparato e della carica di lancio; in alta quota, a causa della minore densità dell’aria, la gittata raggiunse anche gli 11 Km.



Fonti:

http://www.gazzettadellevalli.it/edolo/tem...a-bianca-76814/

https://it.wikipedia.org/wiki/149/23

https://www.facebook.com/notes/museo-della...42865379108527/



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cristiano

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Pensate all'impresa di quegli uomini....il senso del dovere e della disperazione superata dalla voglia di riuscirci. Altre stoffe indubbiamente....
Dovremmo riflettere su tante cose....
 
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GURKHA

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vedere gobbe comprare cammello

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Poco distante anche gli austriaci ne posizionarono uno dello stesso calicro, a nord della val di genova. Fu quasi subito distrutto ed oggi di lui ne restano solo pochi pezzi dell affusto
 
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view post Posted on 10/2/2019, 00:15     +1   +1
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GURKHA

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bajet

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Quanti sacrifici fatti in questa guerra da quei poveri soldati!!

Ps c'è da togliere questa frase :D
"Durante la serata sarà approfondita la storia di questo pezzo d’artiglieria e degli alpini che lo hanno trascinato a 3 mila metri di quota."
 
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view post Posted on 10/2/2019, 09:09     +1   +1
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cristiano

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GURKHA

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DEUS 2

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Sono arrivato presto a leggere questo documento! :D

Non conoscevo assolutamente questa affascinante storia. Tutto davvero molto interessante! :thumb_yello:
 
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vedere gobbe comprare cammello

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Un immagine che è storia della guerra bianca...piccole grandi imprese...piccole di fronte alla maestosità della natura, grandi per il genere umano, che gettato a quelle quote doveva fare i conti con le insidie che ogni giorno la morte bianca riservava loro
 
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