METAL DETECTOR HOBBY

Playlist del detectorista

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view post Posted on 7/4/2024, 18:47     +4   +1   +1
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tenent

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Questo è il commento alla sigla di Detectorists che metterò nel mio ipotetico libro che vi avevo anticipato.

Detectorists di Johnny Flynn può considerarsi, a mani basse, l'anthem di tutti gli appassionati che si sentono parte di una categoria, quella del "metal detecting", che possiede un' estetica, un lessico e un folklore caratteristici; un hobby che negli anni, dalla sua invenzione e diffusione, è riuscito a ritagliarsi uno spazio proprio.
La serie TV "Detectorists", di cui la canzone fa da principale colonna sonora, è un omaggio comico e commovente al tempo stesso, alla figura archetipica del cercatore di metalli. Con una decisa impronta "British" ( l' Inghilterra è la culla del metal detecting responsabile, tanto che la regolamentazione legislativa risale al 1996) sia nelle freddure che nell'impostazione fotografica e stilistica dell'intera narrazione, la serie di Mackenzie Crook è così geniale che è difficile non immedesimarsi nelle quiete peripezie di Andy e Lance, i due amici protagonisti. Ma non è questo il momento per una recensione cinematografica e concludo con il mio invito, diretto anche ai profani, a goderne della visione: vi aprirà il cuore e la mente. Torniamo al brano che fa da onnipresente sottofondo alle scene naturalistiche che aprono ogni episodio ( degne dei migliori documentari di National Geographic aggiungerei). La poesia cantata e musicata da Flynn, perché pur sempre di musica folk si parla, ci avverte velatamente che il contatto tra Uomo e Natura e tra Uomo e Uomo si è perduto ma che possiamo con volontà e speranza ricercarlo e ritrovarlo. In un'epoca in cui troppo spesso la tecnologia ci divide, proprio il metal detector, un diabolico marchingegno per ogni luddista che si rispetti, è in grado di creare, tra le stringhe dello spazio-tempo, dei legami superconduttori tra naturalismo e umanesimo, tra Scienza e Storia. Come un moderno menestrello, Flynn impernia il dolce suono delle parole su accordi limpidi e cristallini. Una metafora aleggia eterea tra i versi, un filo sottile tra una storia d'amore, la ricerca di sé stessi e del senso della vita che si svolgono in un romantico botta e risposta tra un tesoro sepolto e il suo cercatore. Con le stesse atmosfere che sa donare un dipinto di Turner o di Friedrich, Flynn ci narra di scalate tra suoli argillosi,eriche e pruni, sotto il vento carico di salsedine, per raggiungere un Eden, dove i due immaginari interlocutori di possono finalmente incontrare. È l'epopea, dal sapore medievaleggiante, del viandante toccato dai re (un'evocazione alla taumaturgia) e circondato dai fantasmi del passato che non possono più parlarci e quindi raccontarsi e dei richiami degli uccelli che riconosciamo ma che non soddisfano più il nostro desiderio di scoperta. È l'attesa che diventa anelito, per la promessa di una ricompensa che sa quasi di rivelazione.

Se qualcuno ha qualche suggerimento è ben accetto.

<div style="position:relative;height:0;padding-bottom:56.25%">www.youtube.com/watch?v=-ViJp1Y95fI

Edited by Bowie - 9/4/2024, 10:54
 
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view post Posted on 7/4/2024, 19:49     +1   +1   +1
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" il metal detector, un diabolico marchingegno per ogni luddista che si rispetti, è in grado di creare tra le stringhe dello spazio-tempo dei legami superconduttori tra naturalismo e umanesimo, tra Scienza e Storia. "

Mentre leggevo questo estratto ho immaginato di sottolinearne il testo, bellissimo!
Questo pezzo di Flynn tocca anche le mie corde, l'ho usato tempo fa come suoneria sveglia quando andavo col metal, in tempi in cui l'entusiasmo era al massimo.
Posso chiederti quindi se il suggerimento che ti aspetti riguarda le nostre proposte per questa playlist del detectorista?
 
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view post Posted on 7/4/2024, 20:20     +1   +1
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mi sto rivedendo la stagione 1
 
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view post Posted on 7/4/2024, 21:05     +1   +1
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tenent

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CITAZIONE (Manny-77 @ 7/4/2024, 20:49) 
" il metal detector, un diabolico marchingegno per ogni luddista che si rispetti, è in grado di creare tra le stringhe dello spazio-tempo dei legami superconduttori tra naturalismo e umanesimo, tra Scienza e Storia. "

Mentre leggevo questo estratto ho immaginato di sottolinearne il testo, bellissimo!
Questo pezzo di Flynn tocca anche le mie corde, l'ho usato tempo fa come suoneria sveglia quando andavo col metal, in tempi in cui l'entusiasmo era al massimo.
Posso chiederti quindi se il suggerimento che ti aspetti riguarda le nostre proposte per questa playlist del detectorista?

Ti ringrazio Manny, L'ho buttato un po' di getto,senza tanti ripensamenti in tre quarti d'ora e sono decisamente soddisfatto del risultato.
Si certo, il suggerimento era inteso come consiglio musicale. Per ora ora ho messo questa, il suonatore Jones, la canzone della terra, il mantello e la spiga, e la vecchia salta con l'asta, ad esempio a me piace il sud, la cura, la zappa il tridente e il rastrello, impressioni di settembre, il mio canto è libero, il testamento, il pastore Serafino.
 
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view post Posted on 7/4/2024, 21:10     +1   +1
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Visto tutto d'un fiato, mi sono ritrovato in comunione con l'essenza della serie, bellissimo racconto coinvolgente e bellissima melodia d'apertura!
 
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view post Posted on 7/4/2024, 21:11     +1   +1
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CITAZIONE (Italia Metal @ 7/4/2024, 21:20) 
mi sto rivedendo la stagione 1

Anch'io, per la quarta volta, sono arrivato alla seconda stagione.
 
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view post Posted on 8/5/2024, 15:31     +2   +1   +1
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Fuoco sulla collina- Ivan Graziani

Pensateci bene: quando cerchiamo con il metal detector è come se stessimo vivendo in un sogno. La realtà scivola gradualmente in secondo piano ed entriamo in un mondo a parte, dove la storia rivive in un vagito, un “bip bip” che si fonde ai suoni della natura che ci circonda. Siamo contemporaneamente ai primordi del giardino dell’Eden e all’epilogo della spianata di cemento del pianeta industrializzato. Ogni volta che la terra ci rivela il suo “tesoro”, lì si impersonifica l’entità dell’essere umano, l’ingegno. Al contrario quando invece ci troviamo davanti uno scarto, un rifiuto si incarna l’incubo dell’inciviltà, del regresso, del male. In tutti i casi, l’artificiale spezza la zolla, lasciando la sua impronta e l’alone dell’ossido che macchia il suolo. Con meraviglia sempre nuova, tra le nostre mani l’impatto emotivo dirompente della scoperta si ripete senza mai stancarci. Bensì in quell’atmosfera onirica, qualcosa ci sfugge, l’essenza profonda di quel dono meritato scappa a nascondersi dietro una teca infrangibile, un muro inespugnabile. Quella sensazione di ineffabilità sentitamente cantata da Ivan Graziani nel “Fuoco sulla collina”. Così come accade al narratore della canzone, anche la nostra percezione è quella di vedere un uomo girato di spalle, che non ha intenzione di voltarsi. La distanza in anni luce che ci separa da lui, si riduce ma non abbastanza per poter tendere il braccio e scostarlo dalla sua immobile posizione. È frustrante ma è una regola che va accettata: salvo rare eccezioni quasi tutti gli oggetti che troviamo non riportano scritto il nome dell’antico proprietario A volte un iniziale o un monogramma è tutto ciò che rimane dell’identità di una persona che ha vissuto proprio come stiamo vivendo noi ora. Quel fratello o sorella di un’altra epoca tradito da quel lascito di vita e di morte, rimane a noi ignoto e irraggiungibile. Ciò che resta è l’immaginazione mai troppo fervente da permetterci di comprendere quel flebile messaggio che l’oggetto ci sussurra dal fondo del pozzo del tempo. Quel fioco lume di significato che traspare dalle tenebre della dimenticanza è quel “fuoco sulla collina”, è il rovo inestinguibile dell’Esodo, è il segreto del Mondo. Percorriamo strade lungo i fiumi, saliamo sui passi di montagna, solchiamo i campi e valichiamo i boschi solamente per scorgere quella flebile luce. Senza fiato, appena poco sotto la cima, impossibilitati a raggiungerla, semplici uomini e non profeti come Mosè sul monte Ore, qui
fantastichiamo di contadini che bruciano sterpaglie, di amanti che fanno l’amore vicino al fuoco, di soldati che combattono, di uomini e di vita, di natura e di morte. Siamo romantici e ci illudiamo noi detectoristi quando proviamo a carpire il significato che si cela dietro ad ogni singolo oggetto che recuperiamo dall’oblio, anche se lo identifichiamo e lo studiamo a fondo, purtroppo non riusciremo mai a scorgere pienamente la sua essenza profonda. Eppure, lo abbiamo salvato, eppure lo costudiremo anche se non ci appartiene, anche se non possiamo possederlo fino in fondo. Un rumore di motore ci riporta alla realtà e ci risveglia da quel sogno in cui c’eravamo immersi, i fari dei trattori che trebbiano si sono sostituiti alle fiamme, scopriamo che è tardi e il sole sta calando. Con i postumi del viaggio della mente incrostati ai lati del cervello, ritorniamo alla macchina e andiamo a casa, soddisfatti. La consapevolezza sulla bontà del nostro gesto, dell’umiltà di inginocchiarsi, la dedica del nostro tempo mira ad un obiettivo superiore che si disinteressa della ricompensa. Un adulto non può spiegare ad un bambino che cosa sia la felicità perché lui se la sente dentro senza aver bisogno di definirla. Siamo illusi e romantici noi veri detectoristi ma di certo non siamo fessi.
 
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