METAL DETECTOR HOBBY

La fine degli ..... enigmi.

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icon13  view post Posted on 23/7/2016, 11:50     +2   +1   +1
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sergent

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A seguito delle interessanti risposte, gentilmente inviateci dagli Archivi di Stato Italiani, riguardo le nostre richieste di informazioni su due piastrine italiane che furono recuperate nell'ultima uscita di ricerca, effettuata nel territorio dei mille misteri, ripropongo con questa discussione l'attenzione sulla cobelligeranza fra alleati ed Esercito Italiano di Liberazione del sud.
In quella uscita, espletata in compagnia dell'amico Marco e di mio figlio Enrico, fu rinvenuta una buca pattumiera di un singolo soldato e recuperati in caccia libera altri pochi oggetti. Risultato non ricco che però si è rivelato, come vedremo, molto interessante ai fini del completamento della nostra ricerca storica sulle presenze e le vicissitudini del contesto preso in analisi.



Dalla buca fu recuperata oggettistica individuale di dotazione militare regolamentare italiana e di uso personale igienico di promiscua provenienza italo/americana.





Il recupero di una piastrina di riconoscimento italiana modello 1932 ci ha permesso di conoscere il realizzatore della pattumiera. Trattasi del soldato italiano Brocardo Alessandro di origine Italo/Argentina nato nella città di Intendente Alvear in provincia de La Pampa (Argentina).





Poi in caccia libera, fra bottoni e altra piccola oggettistica anche l'amico Marco recuperò
un' ulteriore piastrina italiana modello 1932 appartenuta al soldato Bartollini Alvaro nato a Sangemini in provincia di Terni.



L'insieme degli oggetti della buca e della caccia libera.



Gli oggetti ripuliti e classificati.

Il perfettto stato di conservazione del gavettino italiano modello 1930.





Gli effetti personali appartenuti al soldato Brocardo Alessandro.

Per l'igiene orale.



Lo spazzolino per denti di origine americana marchiato USA.





Il dentifricio americano Tooth Powder Dr. Lyon's costruito a New York.





L'italianissimo dentifricio in tubetto marca Jodont costruito dalla ditta Chiozza & Turchi di Milano.





La rara scatolina in bachelite del sapone dentifricio marca Damina costruito dalla Fabbrica Italiana Articoli da Toeletta con parte del contenuto originale ancora conservato .







Per la capigliatura.

Ciò che resta del pettine di civile origine italiana e i due flaconi di brillantina per capelli. Eccezionale la conservazione del prodotto e dell'etichetta in quello più piccolo.







Per la rasatura.

La testa del rasoio di possibile fabbricazione USA.



I tubetti americani di sapone da barba Barbasol fabbricati ad Indianapolis (USA). Spettacolare la conservazione del sapone in uno di essi. Profumatissimo ed ancora ottimo per la rasatura.





Il tappo del baratolino di sapone da barba italiano marca Sirio.



Le due cartucce in calibro 6,5 mm e 7,35 mm per moschetto italiano Carcano 1891/38.



La minuteria da divisa mista italo-inglese in adozione al ricostituito Esercito Italiano di Liberazione.



Il particolare lucchetto di fabbricazione americana marca Sterling.



Parti di ricambio per camion americano GMC.



Il piastrino del soldato Brocardo Alessandro ripulito e correlato della catenella di sospensione recuperata anch'essa di scavo.



Ma al di là del mero entusiasmante possesso degli oggetti presentati, è di fondamentale importanza l'interesse storico che questi assumono riguardo la ricostruzione delle vicissitudini del contesto del loro recupero. Vicissitudini alquanto enigmatiche che non essendo molto trattate sui libri danno addito a lacunose difficoltà di locazione ed attribuzione. Di interesse esaustivo ai fini di questa classificazione sono risultati gli invii dei ruolini matricolari gentilmente concessi dagli archivi di stato di Cuneo e di Orvieto. Le vicissitudini militari dei due soldati sono molto diverse fra loro, ma le accomuna la parte finale della loro locazione di fine guerra.
Riguardo le informazioni sul soldato Brocardo Alessandro, dal suo ruolino matricolare pervenutoci dall' archivio di Stato di Cuneo





si apprende che:

Brocardo Alessandro classe 1912 nato ad Intendente Alvear (Argentina), residente al momento della chiamata di leva a Murazzano in provincia di Cuneo, è stato arruolato il 9 settembre 1932 ed assegnato al 2° Centro Automilistico. A seguito della circolare n°570 del G.M del 1934 è stato posto in congedo illimitato il 26 agosto 1934. Il 5 luglio 1935 è stato richiamato alle armi ed assegnato al 1° Centro Automobilistico di Torino. Ai sensi della circolare n° 48690 è stato di nuovo posto in congedo illimitatao il 1 luglio 1936. Nel 1938 il nuovo richiamo per mobilitazione gli viene sospeso. Il 10 aprile1939 è richiamato ed assegnato per istruzione al 1° Centro Automobilistico. Con circolare n° 29020 è di nuovo posto in congedo il 19 agosto 1939. A seguito della mobilitazione di guerra il 25 novembre 1940 è di nuovo richiamato nel 2° Centro Automobilistico ed assegnato dal mese di dicembre al 2° Autoreparto mobilitato. Giunto interritorio di guerra nel gennaio 1941, nell'aprile dello stesso anno parte per nuova destinazione. Nel 1942 è effettivo in Sardegna nella 1352^ Autosezione. Dal 15 aprile 1943 al 18 settembre 1943 partecipa alle operazioni militari in Sardegna e aderisce al nuovo Esercito Italiano di Liberazione. Nel 1944 viene trasferito in continente e sbarca a Napoli il 13 giugno. Dal 15 giugno 1944 è in forza alla 30^ Compagnia del 3° Battaglione autieri dalla quale è posto in congedo illimitato nel successivo mese di giugno del 1945. Seguendo l'evolversi del fronte, sicuramente il congedo lo trova impegnato come forza di retrovia vicino al porto di Livorno dove noi abbiamo recuperato il suo piastrino modello 1932.

Il piastrino del soldato Bartollini Alvaro ripulito e raddrizzato.



Dal ruolino matricolare pervenutoci dall'Archivio di Stato di Orvieto







ci sono resi noti i trascorsi militari del soldato Bartollini Alvaro:

Bartollini Alvaro classe 1921 nato a Sangemini in provincia di Terni è stato regolamente arruolato il 7 gennaio 1941 e destinato in Sardegna, dichiarata territorio di guerra, al 40° Reggimento Artiglieria di Frontiera. Nell'agosto 1942 viene assegnato al 7° Reggimento Artiglieria e nel novembre dello stesso anno, con tutto il reparto, è trasferito in Corsica. Dopo gli eventi dell'8 settembre 1943, nel novembre dello stesso anno è di nuovo trasferito in Sardegna dove, a seguito della costituenda formazione del nuovo Esercito Italiano di Liberazione, il 10 febbraio 1944 è assegnato al 13° Reggimento Autieri. Trasferito con il reparto in continente sbarca a Napoli il 27 aprile 1944. Il 20 maggio viene passato in forza al 10° Centro Automobilistico e il 21 assegnato definitivamente al 3° Battaglione Autieri. Nell'ottobre 1944 si allontana arbritariamente dal corpo, non vi fa ritorno e viene dichiarato disertore. In data 26 aprile 1945, a fine delle ostilità in Italia, gli viene emessa denuncia dal Tribunale Militare di Guerra di Roma per reato di diserzione e di alienazione della divisa. Si ripresenta spontaneamente al corpo nel maggio dello stesso anno e viene ripreso in forza da 3°Battaglione Autieri. Il 20 dicembre passa come forza effettiva al 104° Reparto trasporti del gruppo di combattimento Divisone Mantova. Ottiene il congedo illimitato dal suddetto reparto il 18 marzo 1946. In base alle cicolari n° 01/92 dello S.M.R.E e n° 12025/ R sui militari denunciati viene condannato ad 1 anno e sei mesi di reclusione militare e alle spese del procedimento. Con sentenza emessa dalla commissione del Tribunale Militare di La Spezia in data 5 maggio 1947 la pena gli viene totalmente condonata e il 30 maggio viene posto definitivamente in congedo.
Purtroppo non usufruirà per molto di questo beneficio perchè morirà a Terni il 30 giugno 1956 alla giovane età di 35 anni.

Al di là dei diversi destini e delle diverse vicissitudini dei due militari delle piastrine ritrovate, ai fini della nostra ricerca storica apporta un grande contributo la militanza di entrambi nel solito reparto e la loro accertata presenza di fine guerra nel nostro terreno di ricerca. Molto probabilmente nel contesto delle nostre ricerche i due militari non si sono mai incontrati in quanto Brocardo ha ottenuto il congedo nel giugno 1945 quando il Bartollini, rientrato dall'assenza arbitraria nel maggio 1945, pur essendo anche lui in forza al 3° Battaglione Autieri si trovava ancora a Roma nel deposito dell'8° Centro Autieri e solo dal dicembre 1945, in qualità di trasferito al 104° Reparto Trasporti della Divisione Mantova, può essere attribuibile la sua presenza in loco. Comunque ai fini della nostra ricerca storica il recupero delle due piastrine è la tangibile prova della presenza sul posto, in qualità di forza cobelligerante, di almeno una compagnia (forse la 30^) del 3° Battaglione Autieri aggregato al 104° Reparto Trasporti del gruppo di combattimento della Divisione Mantova.
Ecco, ha questo punto, finalmente possiamo dare anche una giusta collocazione e spiegazione all' oggettistica fin qui recuperata.

L'elmetto Adrian modello 1916.



Agli inizi degli anni trenta con l'adozione del nuovo elmetto in acciaio modello 1933, gli elmetti Adrian furono dichiarati obsoleti e sostituiti. Purtuttavia alcuni reparti che non erano espressamente coinvoldi in scontri di prima linea, continuarono ad esserne equipaggiati e fra questi anche quelli degli autocentri, della sussistenza, delle batterie contraeree e dell'UNPA. Nel nostro caso trattandosi di un battaglione Autisti il recupero in una buca pattumiera di questa vetusta protezione non è da considerarsi anacronistica ma di regolamentare adozione. A conferma dell'utilizzo dei vetusti Adrian anche successivamente all'entrata in servizio del nuovo elmetto 33 va questa foto d'epoca del 1934 di mio padre, mobilitato di leva nel reparto di sussistenza del 7° Autocentro di Reggio Emilia con ancora indosso l'Adrian modello 1916 ed il moschetto Carcano 1891/24.



Gli attributi della divisa.



Nel 1943 i primi gruppi di combattimento del nuovo cobelligerante Esercito Italiano di Liberazione continuarono ad adottare le divise grigio verdi dell' ex Regio Esercito Italiano. Nel 1944 anche per detti gruppi fu prevista l'adozione della divisa in uso alle truppe britanniche mantenendo però come segni di distinzione mostreggiatura ed insegne di grado del vecchio Regio Esercito. (le molteplici scorte di divise giacenti negli ex depositi REI furono inviate, prive di mostreggiatura, come uniformi ai partigiani Titini che stavano assumendo l'ordinamento regolamentare di un piccolo esercito). Durante le nostre ricerche a conferma che anche i nostri autieri erano equipaggiati, con le nuove divise, abbiamo incontrato i resti metallici di questa tipologia di uniformi quali bottoni da Battle Dress di fabbricazione e con marchiatura inglese e stellette in alluminio di chiara provenienza italiana. (ditta Bomisa Milano)
Nelle foto d'epoca dei vari gruppi di combattimento italiani si possono osservare le mostrine e i gradi che erano in adozione al disfatto REI.

Granatieri del gruppo di combattimento Friuli in una rara foto d'epoca.



Le dotazioni di vettovagliamento ed equipaggiamento individuale.



Pur adottando uniformi elargite dall'intendenza inglese, le dotazioni di vettovagliamento individuali dei cobelligeranti italiani restarono quelle in uso nel disfatto Regio Esercito Italiano. Gavette, posate, gavettini in alluminio del classico modello 1930 continuarono a servire i soldati del nuovo ricostituito Esercito assieme alla classica, intramontabile borraccia in alluminio modello 1933. Anche le dotazioni degli ufficiali non subirono cambiamenti ed i kit mensa rimasero come dotazione standard dell'organico di rango superiore. L'oggettistica di questo tipo, recuperata in discreta quantità durante le nostre uscite di ricerca può essere presa a piena conferma di tale consuetudine.

Le razioni e gli oggetti dell' igiene personale.
L'oggettistica di igiene personale, le razioni e le bevande erano rappresentate da un misto di civile italiano e militare di origine americana. Gli alimenti e le bibite risentivano dell'influenza degli stores americani che nel luogo erano di sicura predominante presenza. Le classiche bottiglie di birra e le mitiche Coca Cola furono le più preferite anche dai soldati autieri della nostra ricerca.



L'armamento ed il munizionamento.
Con la riforma uniformologica del 1944 il ricostituito Esercito Italiano di Liberazione fu dotato di armi lunghe di ordinanza inglese. Fucili Lee Enfield 4 MKI e fucili mitragliatori Bren costituirono l'armamento principale delle truppe di prima linea. Come armi corte invece continuarono ad essere adottate quelle di produzione nazionale quali le pistole beretta mod.1934 ed i moschetti Carcano modello 1891/38 coadiuvati dai mitra Thompson in calibro 45 mm di produzione americana. Queste ultime tipologie di armi equipaggiavano prevalentemente le truppe di seconda linea e dei servizi logistici operativi.
Il munizionamento recuperato in ricera con i metal nel campo di sosta dei nostri autieri appartiene a queste ultime tipologie con netta predominanza di munizionamento di origine nazionale (poche
le cartucce americane in calibro 45 ACP) modello 1891. Le cartucce recuperate sono di regolare calibro 6,5 mm e di calibro superiore in 7,35 mm. Le armi che sparavano detto munizionamento erano costituite dai moschetti italiani Carcano modello 1891/38 nei due calibri previsti. A conferma dell'adozione di questo tipo di fucili da parte dei nostri autieri può essere esaustivo il recupero effettuato da una buca pattumiera di una baionetta pieghevole modello 1891/38 che di fatto era parte integrante dei moschetti sopra citati in quanto sempre inastata su di essi. Questo raro tipo di baionetta poteva essere resa fissa tramite modifica della saldatura del tallone di lama alla crociera della guardia ed in questo caso era equipaggiata con fodero metallico e regolamentare taschina di trasporto in cuoio grigioverde.









Foto d'epoca di granatieri del gruppo di combattimento Friuli armati con mitra Thompson.



Gli automezzi.
Nel 1945 anche mio suocero (adesso defunto) fu uno dei tanti lavoratori civili assoldati giornalmente dagli americani per lo scarico delle derrate e delle merci provenienti dal porto di Livorno. Dalla sua testimonianza i lavoratori venivano prelevati dai paesi ed accompagnati a svolgere il loro lavoro nella base di Tombolo con i camion. Lui ha sempre confermato che i camion erano amercani ma chi li guidava a volte erano italiani oppure americani di colore.
La conferma di questa tramandata memoria trova una tangibile prova veritiera nell'oggettistica da noi recuperata nel campo di pertinenza degli autieri italiani. Sparsi sul terreno o occultati in buche pattumiera sono state rinvenute diverse parti di ricambio, sostituite perchè rotte, quali maniglie di finestrini ed altri particolari vari. Molto interessante ai fini della conferma della tipologia dei mezzi adoperati è una targhetta di alluminio in uso sui camion tre assi americani GMC recante le istruzioni riguardo la velocità da tenere secondo le marce impostate (ridotte o normali). Con queste certezze ritovate l'uso di autoveicoli americani da parte del personale del ricostituito Esercito Italiano di Liberazione, in particolare dei reparti autieri, si può ritenere esaustivamente e positivamente confermato.







I trench art d' insegna, di grado e di riconoscimento.

Le italiette come distitivo di riconoscimento.
La dibattuta attribuzione dei distintivi realizzati artigianalmente raffiguranti l'Italia stilizzata, a questo punto, visto che sono stati recuperati in terrritorio con presenza accertata del 3°Battaglione Autieri che di fatto essendo indipendente non aveva un preciso distintivo d'insegna, si potrebbe protendere per una realizzazione di riconoscimento quale appartenenza all'Esercito Italiano, decisa in seno al gruppo e non di attribuzione regolamentare. I battaglioni indipendenti del nuovo Esercito Italiano erano formazioni che venivano aggregate al momento del bisogno ai vari gruppi di combattimento (in seguito saranno classificati come Divisioni) Mantova, Friuli, Cremona, Legnano, Folgore e Piceno percui non potendo usufruire come questi, di un' emblema specifico anche le loro uniformi ne erano sprovviste. Il desiderio di volere in quache maniera distinguersi da altre realtà collaboratrici quali i POW, potrebbe aver scatenato l'inventiva di creare una sorta di distinzione che non essendo di regolamentere fattura, fù relegata alla capacità di realizzazione del singolo.
Il sistema di applicazione sulla divisa era a discrezione del soldato, ne abbiamo recuperate da cucire, con la presenza di buchi atti al pasaggio del filo di cucitura, che da appicare mediante spilla saldata nella parte posteriore. Dietro alla normale consuetudine militare anche questi distintivi artigianali sicuramente trovavano locazione cuciti o applicati in alto sulla spalla delle maniche.





L'aquiletta ricavata da uno scudetto delle Divisioni libiche ed il petch da spalla ricostruito.

Fra i vari Bartollini o Brocante vi deve essere stato un soldato che ha avuto un estro in più riguardo la mostreggiatura di distinzione e di appartenenza del 3° Battaglione Autieri. Dallo scavo di una discarica con oggettistica mista italo/americana abbiamo recuperato ciò che resta di uno scudetto da braccio di una delle Divisioni Libiche operanti in Africa Settentrionale. Ciò che resta è il risultato di un fine lavoro di trench art di ritaglio dell'aquila presente nello scudetto.



Il petch da braccio del gruppo di combattimento della Divisione Mantova era formato da un nastrino di stoffa tricolore della bandiera Italiana con stampigliato al centro il disegno di un'aquila ad ali spiegate. Il petch era esclusiva dei Reggimenti che costituivano la Divisione e non era previsto per i reparti aggregati ed anche il Battaglione Autieri ne fu escluso. Ma avere sulla divisa tale emblema doveva essere molto accattivante quale segno di distinzione Italica e questo deve aver spronato il militare esecutore del perfetto ritaglio dell'aquila a realizzarlo in modo artigianale. Analizzando i contorni del ritaglio del volatile è stato possibile risalire ed effettuare una ricostruzione artigianale dell'ipotetico petch che a fine lavoro, vagliando la sua non difficoltosa lavorazione, potrebbe essere stato veramente eseguito. Montato in alto sulla manica del Battle Dress della divisa o su quella di una camicia estiva il petch artigianalmente ricostruito poteva essere di sicuro pregio distintivo.















L'insegna di grado da sottufficiale ricavata artigianalmente da una barretta di ottone dorato.

Come i soldati di truppa anche i sottufficiali non erano esenti da realizzazioni artigianali qualificanti il grado e la divisa. In ricerca libera è stato recuperato un baffo di grado ricavato con grande precisione da una barretta di ottone. Trattasi sicuramente di insegna di grado da sergente
in quanto mantiene ancora parte della doratura originale. Le insegne di grado metalliche regolamentari erano già previste per gli ufficiali superiori, mentre non erano contemplate per sottufficiali e graduati di truppa che provvedevano a realizzarle artigianalmente diversificandole con l'utilizzo di diversi materiali. Sul Battle Dress erano applicate direttamente a metà avambraccio della manica, nelle divise estive erano apposte su di un gagliardetto applicato a sbalzo alla spallina.





Foto d'epoca di due soldati del Battaglione Nembo del gruppo di combattimento della Divisione Folgore in tenuta estiva. Alla spallina del graduato è possibile vedere il gagliardetto comprensivo del petch di distinzione e dell'insegna di grado.



Come già specificato in altra discussione la presenza di tre categorie militari nel nostro territorio di ricerca è ben rappresentata dal recupero delle ultime piastrine e di altre da noi effettuate nel tempo in ambiti molto vicini al campo del nostro ultimo interesse .

I P.O.W collaborazionisti.

Soldato italiano Alcide Cavani



inquadrato nella compagnia cannoni da accompagnamento da 47/32 del 66°Reggimento di fanteria della Divisione motorizzata Trieste caduto prigioniero degli americani in Sicilia nel luglio 1943. Deportato in Africa in campi di prigionia francesi ed i seguito inglesi, ripreso in carico dagli americani nel 1944, divenuto collaborazionista, viene trasferito ad Orvieto nell'802° gruppo complementi. Il 17 maggio 1945 passa alle dipendenze del campo di prigionia n° 7037 di Tombolo ed è munito di nuovo piastrino di riconoscimento matricola 81-I-72628.



Soldato tedesco Lehmann Kurt.



Soldato inquadrato nell'esercito del DAK catturato dagli americani nel 1943 durante gli scontri in Tunisia o del passo Kasserine. Divenuto collaboratore, nel 1945 munito di nuovo piastrino di riconoscimento matricola 81-G-641292 H è inviato in Toscana presso Livorno nel campo di prigionia, attuale base Camp Derby.

I soldati italiani cobelligeranti del ricostituito Esercito Italiano di Liberazione.

Soldato Brocardo Antonio 30^ compagnia del 3° Battaglione Autieri.



Soldato Bartollini Alvaro 3° Battaglione Autieri aggregato al 104° gruppo trasporti della Divisione Mantova.



Soldato Bini Vittorino 7° Reggimento di fanteria aggregato al campo P.G n°41 di Montalbo. Dopo l'8 settembre 1943 aderisce al ricostituito Esercito Italiano di Liberazione dove resta in servizio fino al settembre 1945.



Caporale artigliere Masoni Antonio 17° Reggimento Artiglieria Guardia alla frontiera. Dopo l'8 settembre 1943 aderisce al ricostituito Esercito Italiano di Liberazione dove presta servizio fino al settembre 1945.



Gli alleati americani.

Soldato di colore Judge Wise 317th Engineer Battalion della 92^ Infantry Division Buffalo. Soldato la cui presenza in loco è da considerasi fino all'autunno del 1945 anno di smobilitazione della Buffalo.



Soldato di colore Anderson Thomas T. volontario durante il periodo bellico 1940-45 a fine guerra si rafferma e nel 1946 è inserito in forza all'U.S Ordnance Department.



Soldato Pekos Carl H. arruolato durante la guerra 1940/45 con provenienza dalla Guardia Nazionale a fine conflitto si rafferma e nel 1946 è passato in forza all'US Field Artillery.



Soldato Blackmun Robert di lui non risultano dati negli Archivi di Stato Americani ma dalla data 1946 del suo piastrino si può dedurre la sua rafferma impossibilitati però a classificarne la sua nuova posizione.



A conclusione di questo nuovo tuffo nella storia, se mai avremo occasione di poter realizzare una vetrina specifica per questi ultimi inusuali ritrovamenti, che esulano dalla normale oggettistica Tedesco/Americana e aggiungono un prestigioso significato in più alla nostra collezione di militaria di scavo, dedicheremo uno spazio apposito di questa alla memoria del soldato Brocante Alessandro, importante ed ignaro testimone di questa nostra ultima affascinante avventura.



La ricerca comunque non si interrompe qui e vi saranno ulteriori uscite con i metal nella speranza di recuperare nuovi reperti atti a colmare lacune ed incertezze che ancora sono presenti nello studio del contesto preso in esame.

Sperando di aver suscitato interesse e di aver fatto cosa gradita....

Cordiali saluti a tutti.

Luciano&Enrico

Edited by Talpaman - 14/8/2016, 20:33
 
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view post Posted on 23/7/2016, 12:12     +1   +1
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sergent

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letto con piacere,grande lavoro ....grazie
 
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view post Posted on 23/7/2016, 14:44     +1   +1
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Ottimo lavoro....come sempre....Talpaman sei una garanzia ....GRAZIE e COMPLIMENTI
 
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view post Posted on 23/7/2016, 14:48     +1   +1
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complimenti come al solito.
Domanda ignorante, cosa hai fatto per avere risposta dall'archivio di cuneo? Io avevo mandato raccomandata con soldi per la risposta, mandato mail ma niente...e contare che li ho a 30 km da casa...
Li hai sentiti via mail?
 
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view post Posted on 23/7/2016, 15:25     +1   +1
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Ciao Claudio, si abbiamo fatto richiesta del ruolino tramite mail a questo ufficio [email protected]. Nessun problema per la risposta anche se non è stata proprio veloce. Comunque prima prova a contattarli telefonicamente così ti sapranno dare le dovute spiegazioni per le modalità da rispettare. Grazie per gli apprezzamenti a te e agli altri.

Edited by Talpaman - 23/7/2016, 17:37
 
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view post Posted on 23/7/2016, 15:43     +1   +1
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Grazie Luciano per renderci partepici di queste perle di storia ^_^
 
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Daniwolf69
view post Posted on 24/7/2016, 06:48     +1   +1




Eccezionale ricerca e ricostruzione meticolosa!!!
Senza parole davvero!!
Saluti!!
 
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view post Posted on 24/7/2016, 10:32     +1   +1
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general

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Come sempre ottima disamina del materiale recuperato e finalmente inquadrate le "ITALIETTE" artigianali che tanto ci hanno fatto discutere! Vorrei sottolineare come riuscite ogni volta a unire e condividere diversi aspetti in un unica narrazione... contestualizzazione storica, restauro dei pezzi, fonti per reperire le informazioni e id.... veramente maestri... ;)
grazie
 
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7 replies since 23/7/2016, 11:50   860 views
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