La Battagliola
E’ il 13 settembre del 1743, il plenipotenziario di Carlo Emanuele III, Ossorio, firma a Worms l’alleanza con l’Austria. In questo trattato vengono previste non poche modifiche del precedente trattato di Utrecht, dove la Francia aveva circoscritto e ridimensionato la potenza sabauda. Luigi XV, venuto a conoscenza del trattato di Worms, dichiara guerra a Carlo Emanuele III e si allea con la Spagna. Due eserciti, uno francese e l’altro spagnolo attraversano il Colle dell’Agnello e San Verano in Valle Varaita. A Chianale si accampano circa 30.000 uomini, Carlo Emanuele da Cuneo si dirige subito a Casteldelfino; avviene uno scontro a Bellino, ma con l’avvicinarsi dell’inverno i franco-spagnoli si ritirano a svernare in Francia. Immediatamente iniziano grandi opere di fortificazioni che dai piedi del Monte Pelvo giungono sin sotto il Monviso. L’allora parroco di Chianale, don Bernardo Tholosan annota su un diario cosa accadde in quei giorni: "...e fu appunto nel mese di marzo, che arrivò nella nostra vallata un gran numero di imprenditori; chi per i baraccamenti, chi per dei trinceramenti, chi per delle fortificazioni; ogni giorno arrivavano dei visi nuovi. Si incominciò con il far segare una grande quantità di alberi che erano stati abbattuti nelle proprietà dei vari particolari, e se ne fece un gran numero di assi. Si fece dunque un gran lavoro e, prima che le nevi finissero di sciogliersi si lavorò a Castelponte.
Le mine operarono per circa due mesi per costruire la scarpata dalla parte del villaggio ed i campi adiacenti furono ricoperti in poco tempo da pietre e detriti e, poiché non si costruiva con pietre ma con legno e zolle erbose, fu necessario un grande quantitativo di ramaglia per fare dei salciccioni, e fu appunto che si tagliarono tutti i rami dalla Levée al Bosco nero. Più di seimila operai furono impiegati per questo lavoro (...). Il lavoro era immenso; gli uni portavano le pietre, gli altri ancora la terra; sembrava si dovesse costruire la più bella cittadella del mondo: Si portava con dei cesti la terra dai campi dietro al villaggio sulla Rocca e si scavò fino ad un trabucco di profondità. (...) Ritengo che furono tagliate più di 50.000 piante. Questo forte non era ancora stato ultimato che se ne incominciò un altro alla Vignassa intitolato a San Carlo. Aveva delle aperture per otto o dieci cannoni di grosso calibro. Circondato da un fossato profondo e guarnito da ottime palizzate, con ponti levatoi. Aveva i magazzini per le polveri e parecchi baraccamenti costruiti con assi e con i criteri più moderni.
Sugli Alpiols se ne costruì un’altra rivolta verso nord, e da queste ridotte fino al forte di S. Carlo, alla Vignassa, fu costruita una muraglia continua dell’altezza di un uomo. Finito che fu questo versante, si incominciò sull’altro. Si costruì dunque un altro forte sulla cima del Prato del Bosco in fondo alla Piana di Castelponte, che fu denominato Bertola, dal suo costruttore; era munito di fossati, palizzate e di camminamento coperto come quello della Vignassa e la palizzata scendeva fino al torrente. Risalendo poi la montagna che ci separa dalla valle di Bellino, fu costruita una palizzata con un fossato che risaliva fino alla cresta. Tutte queste fortificazioni dovevano essere guarnite da ventiquattro cannoni di grosso calibro senza contare i pezzi di artiglieria leggera. (...) Poiché l’anno precedente gli Spagnoli avevano tentato di forzare i passaggi della Battagliola e Buondormir, bisognava prepararsi ad una difesa più sicura; si incominciò con il costruire una ridotta in cima alla boscaglia di Castelponte nel luogo da noi detto Becco dell’Aquila e che quelli di Bellino chiamano Montecavallo. Sulla Bicocca fu pure costruita una ridotta in modo che il Monviso era unito al Pelvo con muri e fortificazioni muniti di camminamenti coperti (...) Rimaneva ancora da costruire la strada per i cannoni da portare al forte di S. Carlo ed al forte Bertola..."
In Valle Varaita si attendeva un forte esercito d’invasione, per far fronte a ciò Carlo Emanuele inviò diciotto battaglioni di Dragoni più ottocento Carabinieri; in Valle Po vennero mandati ottocento Dragoni; la Valle Stura venne presidiata da otto battaglioni; tre battaglioni in Valle Maira; dieci battaglioni in Valle Susa. Il primo luglio 1744, l’armata nemica si inoltrò nella valle di Barcellonette, tra Queiras e Briancon, ma subito rientrò per poi unirsi al grosso dell’esercito pronto ad attaccare le valli Stura, Maira e Varaita. Il 16 luglio il nemico apparve sulle alture dei colli del Maurin e del Longet, in totale ventisei battaglioni e trenta compagnie di granatieri. Le ostilità iniziarono a S. Anna di Bellino; cinquecento piemontesi riuscirono a tamponare temporaneamente l’avanzata franco spagnola, ma poi vennero travolti. Migliaia di uomini presero la via del Buondormir per attaccare di sorpresa le ridotte della Battagliola e di Montecavallo; dal Buondormir con l’aiuto di una spia del luogo passarono Pietralunga e, attraverso una piccola e pericolosa strettoia, detta "pas del chat" piombarono con la baionetta innestata sui quattrocento granatieri piemontesi che difendevano la Battagliola, i francesi ne fecero una strage.
I sopravvissuti fuggirono verso la ridotta di Montecavallo, difesa da sette battaglioni allineati; i francesi li accerchiarono e chiesero la resa della ridotta, i piemontesi risposero che avrebbero fatto il loro dovere. Morirono circa millecinquecento piemontesi, quasi tutti uccisi con un colpo alla testa; oltre trecento morirono giù per i valloni. I franco spagnoli discendono la valle. Carlo Emanuele forma il suo quartier generale a Pancalieri; otto battaglioni si apprestano a difendere Cuneo, la popolazione è decisa alla resistenza: Le valli sono in rivolta, nelle campagne gli occupanti sono feroci e saccheggiano le case: i soldati presi prigionieri dai contadini sono scannati, la provincia di Cuneo è in mano alle barbarie più atroci. Cuneo si appresta a sostenere un lungo assedio.
R.Baldi
Da
www.storiadiverzuolo.it/la%20battagliola.pdf