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Errata corrige. La licenza di cui sopra fu rilasciata nel 1862, difatti il 1863 riguardava il termine della sua validità. Dopo un anno, per poterne usifruire ancora, pare andasse rinnovata la richiesta alle autorità competenti australiane.

Sempre in tema di cercatori italiani, nella foto sottostante, Felice Pedroni, cercatore d'oro in America (Alaska e non solo) sul finire dell'Ottocento.









https://www.assemblea.emr.it/emilianoromag...-loro-in-alaska

Perdonate l'OT per quanto sopra. Tornando al topic, ossia vecchie foto del passato, quella che vedete sotto è la licenza che veniva data dai coloni britannici a chi voleva lavorare. Per tanti cercatori d'oro e scavatori italiani al'estero era difficile ottenere tale licenza. Inoltre non avevano vita facile: i migranti vivevano all'aperto o in tenda, sotto un sole che spaccava i mattoni, il cibo costava più caro che in città, c'erano scontri tra minatori di diverse etnie e persino ribellioni tra minatori domate a colpi d'arma da fuoco dai soldati di Her Majesty. Il razzismo inglese colpiva soprattutto i nostri connazionali, rei di non parlare la lingua del luogo (irlandesi, scozzesi etc, erano visti diversamente). Sotto, potete vedere la licenza concessa a un lavoratore italiano d'Australia, tale Davide Mazza nel 1863. L'Italia si era unita da qualche anno. In Australia invece erano state compiute stragi di cercatori d'oro, puniti per essersi ribellati ai soprusi e allo sfruttamento australiano.

Questi invece sono due svizzeri, alle loro spalle un britannico, cercando l'oro da noi, in Italia,
sulle rive dell'Elvo...

Non mi viene in mente nulla, tranne i racconti di Jack London (ricordo la serie televisiva) e il film muto the Gold Rush di Chaplin. Quello che più mi ha sorpreso di questi cercatori senza meta, è un fatto recente, la botta di c... che ha avuto un uomo australiano che vagava qua e là per i deserti in cerca di fortuna, aiutato soprattutto dal suo metal detector. D'un botto ha fatto un sacco di soldi. La pepita d'oro da lui ritrovata pesa quasi un chilo e mezzo e vale circa 61.000 euro.
Quasi quasi parto per l'Australia...

Immagino che l'ametista avesse un effetto placebo, anche se è difficile che un ubriaco se ne renda conto.

Nel senso di gustare una pizza MRE? o una pizza stile rinascimentale? La prima penso che mi attirerebbe di più, giusto per soddisfare la mia curiosità, anche se, a giudicare dalle foto sottostanti l'aspetto non pare un granché. La prima immagine mostra una pizza con dei bastoncini sopra, dovrebbe essere formaggio (presumo cheddar) anche se sembrano patatine (ma se lo fossero davvero, patatine, non mi stupirebbe). Certo, non sono pizze invitanti come le nostre, ma in caso di missione all'estero, di emergenza o di fame, immagino siano viste come una manna dal cielo. Le vendono pure su eBay in lotti e costano una cifra (ho notato il pacco canadese, che costa 22,96 euro + 46,75 di spedizione e quello americano da euro 35,18 + 60,21 spese postali).

Incredibile. Questi post sono molto interessanti. Non sapevo che la pizza fosse entrata nell'alimentazione dei soldati americani e che fosse un cibo altamente consigliato. A chi l'ha assaggiata vorrei chiedere che sapore ha. Dalla foto, però, la pizza MRE pare una focaccia più che un trancio di margherita...

Piccolo aneddoto. Se fossimo stati nella Roma rinascimentale, la pizza avrebbe avuto certamente un sapore insolito. Non si usava il pomodoro, che comunque era già noto in Italia e veniva fritto nell'olio e condito con pepe e sale, ma altri ingredienti, come ad esempio il burro, utilizzato soprattutto nell'impasto. La superficie della pizza, dopo la cottura, veniva bagnata con acqua di rose e spolverizzata con zucchero. Questi gli ingredienti che davano il gusto. In qualche caso si aggiungeva anche la cannella (il Papa amava questo genere di spezia). La cosa può sorprendere ma in effetti all'epoca il concetto di pizza spesso si confondeva con quello di crostata o torta, mentre oggi le cose sono ben distinte e la pizza è quasi esclusivamente salata.

Ogliuga
grazie per il link, vedo che ci sono ottimi suggerimenti.

A Mosca, circa sei o sette anni fa, l'ambra veniva venduta a prezzi davvero stracciati. Con pochi euro acquistavi una manciata di pietrine e gocce di tutte le forme. Ultimamente però, vedi anche per l'afflusso di turisti conquistati soprattutto dai souvenir locali, piccoli oggetti trasformati in collanine, bracciali, microsculture montate su argento etc i costi dell'ambra a Mosca sono lievitati un pochino. Qualcosa del genere è accaduto anche da noi per il corallo rosso, che prima veniva visto come oggettino portafortuna dai pescatori e destinato a genti di ceto medio-basso, mentre oggi è un bene di lusso, e gli artigiani realizzano gioielli firmati che costano una cifra. Anche la Cina non si è lasciata scappare il business, ma a differenza dei russi, che hanno materiale limitato e autentico su cui lavorare, i cinesi si sono fatti furbi e per i loro manufatti hanno cominciato a usare materiali che con l'ambra non hanno niente a che vedere, come resine industriali. Con la volgare plastica ricoprono aracnidi o artropodi, imenotteri e altri insetti, trasformati in portachiavi e ciondoli. Un bidone che viene spacciato come ambra (e che ambra non è) ma che gli fa ugualmente entrare nelle tasche un sacco di bigliettoni.

Questa sezione mi ha portato alla mente un vecchio ricordo. Una coppia di sposi che conoscevo era andata in Estate a trovare i parenti che avevano una villetta al mare. La donna, quale ospite, per rendersi utile aveva deciso di fare da balia alla nipotina. Presala per mano, la condusse in spiaggia per farle vedere il mare e giocare con lei. La bambina con un età compresa tra i quattro e i cinque anni e piuttosto vivace all'epoca però, come un anguilla, si era divincolata e le era sfuggita di mano, puntando dritta verso il mare, che era piuttosto agitato. Spaventata da quel mare impetuoso e la possibile tragedia, la donna si era gettata ad afferrare la bambina. Riuscì a salvarla, ma in quella frazione di secondo, tra cavalloni che portavano al largo qualsiasi cosa e vento gelido, la fede che la donna aveva al dito bagnato, si sfilò e in un attimo finì in mare. Inutile dire che quell'anello non fu più ritrovato. Il marito difatti gliene regalò uno nuovo, anche se, purtroppo, quello del matrimonio aveva un valore ben diverso. Che cosa fare in questi casi è difficile da dire, visto che ogni caso è a sé stante. Certo, se non si possiede al momento un metal detector per le immersioni o resistente all'acqua e alla mineralizzazione, una maschera, una tuta da sub e tanta pazienza, credo che il recupero sia un impresa impossibile. Affidandosi alla natura, nel lungo periodo potrebbe accadere che il mare, spingendo sabbia e ghiaia a riva, depositi anche l'oggetto smarrito sul bagnasciuga. Un caso raro ma comunque possibile. Conviene quindi, dopo la perdita, fare la denuncia di smarrimento, magari mettere annunci un po dappertutto, promettendo ovviamente una lauta ricompensa e incrociare le dita. Chissà che un domani, anche un pescatore dilettante, tirando a riva qualche preda, non trovi al suo interno l'oggetto luccicante (è già successo) e decida di portarlo in caserma o in questura per renderlo così al legittimo proprietario.

Ciao a tutti. Chiedo scusa se non mi sono presentato subito e se ho preso parte a qualche intervento. E' capitato che mentre facevo una ricerca su google sono piombato causalmente qui e l'occhio mi è caduto su alcuni articoli davvero interessanti della sezione storico-archeologica, notizie che non conoscevo e che mi hanno coinvolto nelle vostre discussioni.
Ho anche visto che il forum tratta soprattutto la materia "metal detector" e devo ammettere che in passato sono stato spesso tentato dall'acquistarne uno, sebbene solo per curiosità. Difatti non ho alcuna esperienza in questo campo e non saprei nemmeno da dove iniziare, che modello acquistare (ho notato che ci sono modelli e prezzi per tutte le tasche) ma ricordo che anni fa si potevano comprare persino da Auchan. La prima domanda che vorrei fare a chi usa questo strumento abitualmente è se è pericoloso per la salute del manovratore e delle persone a lui vicine. Ripeto, non ho esperienza ma con quello che si legge qua e là sui campi elettromagnetici, non vorrei che finisse come per i cellulari, che c'e' chi dice che una esposizione esagerata a certi apparecchi può essere dannosa per la nostra salute (o robe simili). Tra fatti reali e fake news non si sa più a cosa credere e dunque mi affido a chi ha esperienza nel campo.
Una delle mie passioni tuttavia è la storia della cucina e l'archeogastronomia, stimolata anche dalle non poche castronerie che ho trovato in rete, persino su wikipedia: cito l'esempio della "pasta con le polpette", invenzione (sic) attribuita dai wikipediani all'America! La castroneria è ancora lì, sul sito in inglese, ma io ho smesso di scrivere per tale enciclopedia, anche perchè c'e' sempre qualcuno che ti elimina le fonti per trollaggine o per partito preso (noto che sempre più gente combatte per affermare la propria ideologia a danno della verità delle cose).
Ad ogni modo, spero di essere il benvenuto e di portare qualche contributo utile al forum e alle discussioni Grazie a tutti per l'attenzione.

Non mi intendo di numismatica ma sono veramente belle.

Molto interessante. Da quel poco che so, in epoca medievale le città si spopolavano anche per la piaga. La morte veniva considerata un evento terribile, drammatico e di sofferenza: il corpo che si decompone rappresentava la decadenza. Le tombe del tempo potevano essere di diverso tipo, ad esempio alla cosiddetta cappuccina, ossia con tegoloni posti a "tettuccio"; oppure a cassa coperta da lastre di pietra. Qui sono stati trovati tanti scheletri e noi sappiamo che le tombe in muratura a cassone potevano raccogliere più individui facenti parte della stessa famiglia. Tombe che di solito erano situate proprio nei pressi di chiese o non lontane dalle loro facciate. Questo sembrerebbe il caso. Se non si trovano lastroni o altro, è possibile che siano state usate anche casse lignee, piuttosto comuni nel basso medioevo e dunque costituite da materiale facilmente deperibile.